Lei pone questo problema “Si metta nei panni di un non ebreo
contemporaneo, magari in quelli di un ragazzo...” e poi si risponde da solo
“Eppure ricordare lo Sterminio nazista è importante...”.
E’ evidente che a quel ragazzo che si ribella (ma non sempre
accade) a una ricorrenza che non capisce, non è stato spiegato niente o gli è
stato spiegato male. E questo rimanda alla qualità degli educatori (insegnanti,
familiari eccetera) che possono essere bravi oppure dei negatori, dei
sottovalutatori, dei banalizzatori.
Il mio articolo vuole evidenziare appunto questo problema,
riferendosi a quella particolare categoria di educatori che possono essere ad
esempio i giornalisti.
Se si vuole forzare il Giorno della Memoria in modo da farlo
diventare la commemorazione Universale di ogni atrocità, quel ragazzo non avrà
imparato niente dalla ricorrenza per il semplice motivo che l’Olocausto
(termine che potrebbe comprendere la Shoah ebraica, il Porajmos dei rom e ogni
altro sterminio senza alcuna distinzione fra le vittime) è stato un unicum
nella storia. Che in quanto unicum ha necessità di una “sua” chiara visibilità.
Cogliere l’occasione per affiancargli altre atrocità, da chiunque e per
qualsiasi motivo commesse, non ha che un fine che è appunto quello di negare
l’unicità dello sterminio nazista. In altre parole si potrebbero semplicemente
usare i rimanenti 364 giorni dell’anno per le altre commemorazioni, ma se non è
questo che si chiede, il motivo c’è, va interpretato e denunciato.
Ma l’olocasuto è unico non perché siano “uniche” le sue
vittime, ma perché “uniche” sono state l’ideologia e la metodologia di attuazione. Negarne l’unicità significa
annacquarne il senso e il significato; pretendendo di parlare dei bambini palestinesi
uccisi – proprio nel Giorno della Memoria - ha poi un chiarissimo intento
polemico antiebraico (in questo caso spiccatamente antisemita perché è
piuttosto evidente che gli ebrei morti nella Shoah non hanno avuto alcun ruolo
nell’uccisione di quei bambini né nella formazione dello stato di Israele che
si vuole affiancare ai nazisti secondo una insensata logica politica che non
riesce a capire la differenza, essenziale per la comprensione dello sterminio
nazista, tra conflitto territoriale e sterminio dei ‘diversi’).
L’unicum dell’Olocausto ha indiscutibilmente valore
universale, mi guardo bene dal negarlo, proprio perché la prima e probabilmente
principale ferita è quella che il nazismo ha inferto all’idea stessa di
umanità. Ma che ha avuto delle specifiche vittime e non altre. E chi non fa
parte delle ‘categorie’ delle vittime ha il dovere di indagare
sull’appartenenza storica e culturale della ‘sua’ parte (non di se stesso che
individualmente non ha avuto alcuna colpa ovviamente) e, viceversa, della parte
delle vittime stesse.
Non di limitarsi a commemorare – ché questo dà adito a una
sterile ritualità – ma di indagare per sapere. Se non si sa, non si può capire
e se non si capisce non ha alcun senso ricordare perché non si è fatto niente
per dotarsi degli strumenti culturali per opporsi a un eventuale riproporsi
dello stessa temperie politico-culturale (magari con altri, ad esempio gli
immigrati islamici, al posto delle vittime).
Naturalmente non è scritto da nessuna parte che se uno non sa
o non ricorda debba per forza diventare un nazista; questo lo sostiene Odifreddi
in una delle sue demenziali affermazioni pseudoscientifiche (e ormai comincio
ad avere molti dubbi sulla sua intelligenza)... ma può diventare una vittima oppure
un inconsapevole complice.
In conclusione o si smette di negare il senso della Giornata della
Memoria oppure è meglio abolirla. Io la vedo così.