Non intendo mancare di rispetto a chi ha tramandato per duemila anni la tradizione ebraica in mezzo a tutte le difficoltà che la storia ci ha insegnato, ma ritenere che tale luogo sia rintracciabile, oggi, in una comunità ebraica contemporanea mi pare una eccessiva forzatura. Oggi esiste uno Stato che permette alla tradizione ebraica di esistere in condizioni ben diverse dal passato e testi liberamente consultabili e corsi di studio liberamente frequantabili e così via dicendo. Questa è la contemporaneità in cui dalle comunità ebraiche ci si può allontanare (o non iscrivere) tranquillamente senza dover subìre l’accusa di "lesa maestà comunitaria". Pur avendo la certezza che la tradizione ebraica rimarrà intatta. Capisco l’affetto che si possa provare per certe ’passionali’ tradizioni comunitarie - come per le vecchie case del popolo ad esempio - ma se dico che non mi interessa più starci o che è legittimo andarsene, non offendo nessuno, mi pare.
Ben altre accuse, mi pare, vengono da Moni Ovadia: "comunità ebraica che si è
ridotta a questo livello di indegnità" pur mantenendo anche lui, almeno a parole, la volontà di battersi "per i valori più sacrali dell’ebraismo
che sono poi i valori universali dell’uomo". Una delle cose dette da lui che posso condividere.
Per finire aggiungo che il problema di Ovadia non è la scelta fatta. Quanto la tempistica del gesto. Tutte le cose che dice (condivisibili, discutibili, criticabili e anche emerite cazzate) sono cose che dice da decenni. E le problematiche fra israeliani e palestinesi sono lì dal 1948. Poteva sbattere la porta della comunità ebraica dieci anni - o cinque o tre o uno o un mese fa. Invece l’ha fatto solo DOPO che è non è stato invitato al festival ebraico Jewish and the city. Questa tempistica a me puzza di "lesa maestà artistica" ben più che di reale sdegno per le scelte politiche della comunità che esistevano probabilmente anche prima di questa occasione.
Per questo non credo né alla buona fede di Ovadia (in questa occasione) né alla buona fede della sua difesa fatta dai supporter tipo il commentatore Persio Flacco né al megafono prestatogli da Fatto e Manifesto. E se non c’è buona fede, allora c’é cattiva fede. Saluti
FDP