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Commento di

su Le centrali nucleari in Italia. Il caso del Garigliano (Seconda Parte)


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29 agosto 2013 17:51

Per quanto riguarda il solare, era un esempio, per me il problema del nucleare è che in Italia non ci sono spazi a distanza di sicurezza dagli esseri umani (e dalla natura) per realizzare le centrali. Tenendo presente le caratteristiche del territorio nazionale e la pericolosità dei combustibili.

Vorrei però contestarle l’affermazione fatta sul Kikk. Non esiste nessun paese al mondo in cui la comunità scientifica maggioritaria e maggiormente integrata nel sistema accademico internazionale è disponibile ad ammettere semplicemente, per nobiltà d’animo, la relazione tra cancro e cronica esposizione ad un basso dosaggio di radiazioni nucleari. In ogni caso la vicenda del Kikk è più complessa:

In Germania l’osservazione del fenomeno della leucemia nei pressi delle centrale è iniziato nel 1980, nei pressi della centrale di Krummel (Amburgo). Nel 2002 il governo tedesco ha affidato ad una ONG che si occupa di ricerca sul cancro ed all’università di Mainz di condurre uno studio nelle aree prospicienti 16 centrali nucleari a scopo commerciale. Lo studio epidemiologico (KiKK) è stato condotto con il metodo case-control, quindi direttamente sui bambini affetti da patologie, ed è pervenuto alle conclusioni che nel raggio di 25 km da queste centrali le conseguenze per la salute erano più alte, nell’ordine delle percentuali che abbiamo detto più sopra.

Il KiKK ha esaminato tutti i casi di cancro registrati tra la popolazione residente nei pressi di 16 reattori nucleari, tra il 1980 ed il 2003, inclusi 1592 pazienti al di sotto dei 5 anni (esclusi i leucemici) e 4735 controlli, più 593 casi di bambini sotto i 5 anni affetti da leucemia e 1766 controlli.

In seguito alla pubblicazione della ricerca, il ministro dell’Ambiente tedesco ha incaricato la Commissione per la Protezione Radiologica di valutare lo studio. La commissione nel settembre del 2008 ha concluso che>: "Questo studio conferma una ricerca sponsorizzata dal governo sul cancro infantile (il KiKK) in prossimità delle delle centrali nucleari tedesche e dimostra che i bambini con meno di 5 anni, che vivono nel raggio di 5 km da queste centrali, hanno il doppio del rischio di contrarre leucemia di quelli che risiedono ad una distanza superiore ai 5 km". (Kaatsch P, Spix C, Blettner IJM: Childhood Leukemia in the Vicinity of Nuclear Power Plants in Germany. 2008.Kaatsch P, Spix C, Blettner IJM: Childhood Leukemia in the Vicinity of Nuclear Power Plants in Germany. 2008. Dtsch Arztebl Int 2008, 105(42):725-32)

Nel 2009 la commissione sulla Protezione Radiologica ha presentato una sostanziazione di questo studio alla Comunità Scientifica (Concluding Statement of the Federal Office for Radiation Protection 2009). Il KiKK è confermato da altre meta-analisi condotte sui dati di 17 ricerche analoghe condotte su 136 centrali nucleari situate in Canada, Regno Unito, Francia, USA, Germania, Giappone e Spagna. Tra i banbini che hanno più di 9 anni, la leucemia incide con un rating che va dal 14% al 21%. (si veda: Baker PJ, Hoel D: Meta-analysis of standardized incidence and mortality rates of childhood leukemias in proximity to nuclear facilities. Eur J Cancer Care 2007)

Naturalmente queste ricerche non investigano sulla possibilità di diffusione delle radiazioni, che dipende dalle centrali, dal fatto che abbiano avuto incidenti oppure no, e di differente entità. Quindi, vanno prese come un indicatore statistico generale. Andrebbero incrociate con altre valutazioni d’impatto ambientale, le quali dipendono anche dal tipo di tecnologia nucleare utilizzata.

Eppure è proprio osservando l’incremento delle malformazioni neonatali e l’elevato numero di leucemie e tumori alla tiroide, oltre che allo stomaco, al colon, ai polmoni, nelle aree a ridosso delle centrali che alcuni studi sostengono questo. Posso suggerirle alcune ricerche che vanno in questa direzione: Chronic radiation exposure in the Rivne-Polissia region of Ukraine: Implications for birth defects - American Journal of Human Biology - ,Volume 22, pages 667–674, September/October 2010.

Questa ricerca è stata condotta su un campione di 344 donne e sulla loro alimentazione, compresi gli alcolici, per indagare le cause delle malformazioni congenite dei bambini)


Emiliano Di Marco


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