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Commento di

su La "piaga" del sionismo nell'interpretazione del M5S


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13 agosto 2013 09:18

Caro commentatore, mi rendo perfettamente conto di quello che lei dice e che l’accusa di antisemitismo può essere pesante. Ma equiparare sionismo a nazismo come fa il M5S Piemonte in modo chiaro, esplicito e incontestabile mi pare ben più grave. Proprio perché si mettono sullo stesso piano le vittime che cercavano di salvarsi da un’Europa antisemita (non solo dai nazisti) con i loro carnefici. Oltretutto con un paragone che storicamente non ha alcun senso, nemmeno lontanamente.
A me questo pare grave e quindi grave il comportamento del M5S in tutto questo frangente.

Se poi Bernini è stato sconfessato dal suo movimento solo per pura ipocrisia (quindi lei ipotizza che, in realtà, il M5S equipari davvero sionismo a nazismo, ma che lo nasconderebbe per puro tornaconto politico) la cosa mi pare che aggiungerebbe un ulteriore motivo di scandalo.

Tornando alla risposta che lei sollecita: il sionismo si dava l’obiettivo di fondare lo stato degli ebrei. Obiettivo raggiunto con la determinazione ONU del ’48. Se si critica il sionismo si critica il nazionalismo ebraico, non le attuali colonie in WB. Da cui la mia prima critica.

L’occupazione deriva invece - come sa chiunque - dalle due guerre in sequenza del ’67 (vent’anni dopo la dichiarazione di indipendenza) e del ’73 che Israele ha subìto e vinto. Nei vent’anni precedenti lo stato palestinese avrebbe potuto nascere all’interno della linea verde, ma non s’è visto.

Solo dopo la guerra del ’73 la Cisgiordania e Gaza fino a quel momento territori rispettivamente giordano ed egiziano sono state rivendicate in prima persona dalle organizzazioni palestinesi.

Ma non c’è mai stato alcun accordo di pace con i palestinesi che facesse diventare la linea verde (cioè la linea dell’armistizio del ’48) il confine concordato e riconosciuto da entrambi i contendenti.

E se non c’è confine la questione è e resta aperta, dibattuta e controversa; da cui le due definizioni diverse: quella israeliana di territori "contesi" - contesi in quanto con le due guerre citate il possesso di quel territorio non è più regolamentato dall’armistizio del ’48 né giordani ed egiziani se ne sono più occupati - e quella palestinese (fatta propria dal commentatore) di territori "occupati" (ma allora come valutare il caso di Hebron in Cisgiordania da cui l’antica comunità ebraica fu cacciata in un pogrom di pulizia etnica commesso da arabi nazionalisti nel 1929 ? i coloni ebrei che ora ci vivono cosa sono, occupanti o legittimi abitanti di quella città tornati a viverci dopo quarant’anni dall’espulsione ?).

Tutto ciò senza scordare che ampie frange della resistenza palestinese ritengono che "tutta" Israele sia territorio occupato da liberare; quindi anche qui ci sarebbe da capire chi e a che cosa si fa riferimento: Israele ha diritto di esistere o no ? E quelli come Hamas (che pure ha vinto le ultime elezioni) che rifiutano l’esistenza di Israele come vanno considerati, resistenti o dementi ? Può esserci un accordo di pace con chi ti ritiene "un’entità da porre nel nulla" (dalla carta fondativa di Hamas) ?

La Bibbia: se Netanyahu ha detto che "bisognerà rinunciare a dei territori..." vuol dire che non prende come dato irrinunciabile né la (poco sostenibile) tradizione storica di duemila anni fa né il "dettato divino" che si può tranquillamente mettere da parte.

Fa invece chiaro riferimento all’ipotesi di un ritiro, esattamente come Sharon fece da Gaza anni fa. In quel caso fu ’totale’, nel caso della Cisgiordania non sarà mai totale, perché le colonie ci sono e molto probabilmente saranno inglobate nel territorio nazionale israeliano. In cambio di territori attualmente israeliani, come prevedono le varie proposte sul tappeto, ma che devono essere ratificate da un trattato conclusivo.

Al contrario di quanto scrive il commentatore quindi la faccenda non si risolve né considerando il sionismo "una piaga", né distinguendo il sionismo "buono" della fondazione di Israele (ma chissà se ci si crede davvero!) da quello "cattivo" che riguarda la WB. Il problema si risolve, banalmente, con un trattato di pace che definisca con puntigliosità e buona volontà la nuova linea di confine, mai stabilita finora in tutta la storia del conflitto arabo-israeliano.

E non mi si venga a dire che sono solo gli israeliani ad aver affossato le trattative in questi ultimi trenta o quarant’anni perché non ci crede nessuno. Anche sulla questione delle ultime case autorizzate cui si fa riferimento la questione è aperta: indubbiamente una provocazione che è stata criticata anche all’interno del governo stesso, ma come dimenticare che nel corso dell’ultima moratoria di dieci mesi concordata e rispettata dal governo israeliano non è stato fatto nemmeno un minimo passo avanti nelle trattative ?

Insomma io ritengo che buona parte (non ho detto "tutto"!) dell’attuale stallo derivi dal gioco delle parti tra Fatah e Hamas che fanno come il carabiniere buono e quello cattivo. Nel frattempo a rimetterci sono in primis i palestinesi stessi. La trattativa deve ripartire seriamente e senza sotterfugi, nel loro interesse e nell’interesse, come dice lei, anche dello stato ebraico.


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