Addebito
all’ANPI solo di essersi trovata in imbarazzo. E che l’ANPI si sia trovata in
imbarazzo per l’accaduto traspare in maniera evidente anche da questo commento:
“La Brigata era stata invitata a parlare, tuttavia alle prime contestazioni,
purtroppo per una decisione affrettata, è stato convenuto di non far parlare i
rappresentanti della Brigata per non scaldare gli animi”.
Che
tradotto significa: eravamo impreparati e non abbiamo saputo fare di meglio che
togliere la parola agli ebrei. Perché gli unici a non aver avuto diritto di
parola fra tutti sono stati i rappresentanti ebrei. Che io sia stato o non sia
stato presente ai fatti è irrilevante. Ma quello che Pedercini afferma non lo è
affatto. In ogni caso la cronaca della giornata si può leggere qui http://www.romaebraica.it/corteo-de...
Non
provo nessun gusto a sottolineare la cosa né alcun piacere nell’evidenziare le
contraddizioni dell’ANPI, a cui va sempre e comunque il riconoscimento senza
alcuna remora per aver tenuta sempre viva (e vitale) la memoria della
Resistenza.
Che
molte associazioni abbiano da anni partecipato alle manifestazioni del 25
aprile in nome di un significato “largo”, ma anche in qualche misura
condivisibile, del termine “liberazione”, è cosa nota. Non sapevo che anche i curdi
vi avessero partecipato e la cosa mi fa piacere. Capisco – per le note vicende
mediorientali - anche la partecipazione di palestinesi e filo palestinesi, anche
se le evidenze storiche che ho ricordato non sono semplicemente cancellabili
con un colpo di spugna: i palestinesi collaborarono con i nazisti e furono molto
attivi in particolare nell’impedire la trattativa che avrebbe potuto
salvare la vita a molte migliaia di ebrei ungheresi.
Trovo
dunque inaccettabile, e capita da anni, che all’esposizione della bandiera con
la stella di David e le due righe azzurre orizzontali (che è stata la bandiera
nazionale del popolo ebraico, proposta dal movimento sionista, usata durante la guerra dalla Brigata Ebraica e che
solo dopo il 1948 è diventata la bandiera nazionale di Israele) si scateni una
bagarre a cui l’ANPI si fa trovare puntualmente impreparata, fino a reagire con
“decisioni affrettate”, togliendo il microfono ai rappresentanti della Brigata Ebraica.
Allora
è forse il momento di mettere in chiaro un aspetto: il popolo ebraico – che si
riconoscesse o no in quella bandiera – ha pagato duramente per il nazifascismo;
forse più duramente e più a lungo di chiunque altro. Ed ha sofferto anche per gli
alleati e complici del nazismo ovunque si trovassero, in Europa, Americhe,
Unione Sovietica, Vaticano e anche mondo islamico, tanto per dirsele tutte. Anche
DOPO la fine della guerra. Oggi ha tutti i diritti di sventolare la sua
bandiera, se, quando e dove lo ritiene opportuno. La pretesa che se ne stia da
una parte, senza disturbare, con il cappello in mano questuando il diritto di
esserci è semplicemente intollerabile.
A
prescindere da quanto si approvi o si condanni la politica israeliana.
Forse
l’ANPI potrebbe farsi trovare un po’ più pronta la prossima volta. E lo dico,
ripeto, con tutto il rispetto per l’Associazione, per i suoi membri, per i suoi
caduti e per la memoria di quello che è stato.