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Il 25 aprile e la "bandiera di Israele"

La partecipazione delle comunità ebraiche alla giornata del 25 aprile, festa della Liberazione, da anni ormai provoca dei problemi.

Problemi di ordine pubblico, problemi di imbarazzo per l’Associazione Nazionale Partigiani che organizza le manifestazioni; problemi di frustrazione e di rabbia per alcuni dei partecipanti delle due sponde opposte.

E già qui c’è una contraddizione in termini: in occasione della Liberazione le “due sponde opposte” dovrebbero essere quella dei partigiani e dei liberatori da una parte e quella dei nazi-fascisti dall’altra, casomai.

Invece la presenza delle comunità ebraiche, che commemorano la partecipazione della Brigata Ebraica alla liberazione del nostro paese, viene interpretata - con uno scarto ideologico non immediato - come una presenza di “anti” resistenti mentre i filopalestinesi, che partecipano - non si sa a che titolo - sotto le bandiere della Palestina, sono considerate legittimate a manifestare nelle file dei ‘resistenti’.

La questione provoca risse, insulti, scontro fisico e verbale al limite della rissa, quasi ogni anno. E poi strascichi polemici e imbarazzi. Con la solita pretesa di togliere di mezzo la "bandiera di Israele" che è invece, come si saprebbe se si uscisse un minimo dalla crassa ignoranza storica in cui si vive, il vessillo della Brigata Ebraica (come si vede nel documentario The Spielberg Jewish Film Archive - Road to Liberty).

Lo ‘scarto ideologico’ è chiaro: né gli israeliani né i palestinesi hanno avuto alcun ruolo nella storia della Liberazione italiana. Gli uni a quei tempi non esistevano come nazionalità; gli altri acquisiscono il diritto al ruolo di partecipanti solo a partire da una interpretazione ideologica secondo la quale tutti i resistenti hanno diritto di sentirsi fratelli di ‘quei’ partigiani che settant’anni fa hanno combattuto e spesso dato la vita in nome della libertà dal nazifascismo. Mentre chi si trova sul fronte opposto è automaticamente arruolato nelle file degli oppressori e quindi del fascismo tout-court in una "sintesi" storica che non tiene conto di niente se non delle proprie logiche di appartenenza.

Logiche che naturalmente sono falsate perché non risulta che alle manifestazioni del 25 aprile siano mai stati avvistati vessilli curdi o ceceni o tibetani o di una delle numerose popolazioni oppresse a vario titolo e da varie potenze “occupanti”. La questione riguarda solo i palestinesi da una parte e gli ebrei (non gli israeliani, si badi bene) dall’altra.

Naturalmente la verità, se ci si attiene alla storia, è esattamente l’opposto di quello che appare: gli ebrei parteciparono alla lotta contro il nazifascismo (oltre ad averne subìta più tragicamente di tutti la violenza) mentre i palestinesi furono al fianco dei nazifascisti, contro gli inglesi sotto il cui controllo si trovavano.

Evidentemente - e dopo sei milioni di morti - gli ebrei dovrebbero essere considerati a priori legittimati a sfilare nel giorno della liberazione se non altro per la loro partecipazione alla Resistenza (circa il 2% della popolazione ebraica degli anni ’40 ha partecipato alla lotta di liberazione contro una partecipazione percentualmente più bassa della popolazione italiana) e per via della Brigata Ebraica in cui si arruolarono molti giovani ebrei provenienti dalla Palestina britannica e da altri paesi occidentali e che combatterono (in Italia) inquadrati nelle fila dell’esercito inglese.

Agli ebrei quindi andrebbe riconosciuto il diritto non solo di partecipare, ma anche di partecipare a testa alta e bandiere al vento, a prescindere da qualsiasi interpretazione delle politiche attuali di uno stato che sarà pur loro vicino per motivi storici, ma che ai tempi della liberazione nemmeno esisteva.

Ben diverso il discorso della presenza palestinese alle manifestazioni del 25 aprile. Il nostro paese non deve ai palestinesi niente in termini di lotta e liberazione dal nazi-fascismo. Al contrario sono note e storicamente provate le ampie convergenze tra l’élite politica palestinese degli anni ’30 e ’40 con il regime mussoliniano prima e con quello nazista poi. Come già detto la loro vicenda va necessariamente inquadrata nella logica della lotta anticolonialista, però anche l’India di Gandhi era una colonia inglese, ma non risulta che il movimento indipendentista indiano, al contrario di quello palestinese, si sia mai alleato con il nazifascismo.

Un minimo di rispetto (almeno per i morti, se non per i sopravvissuti) vorrebbe che - casomai - fossero perciò le bandiere palestinesi a non comparire in questa ricorrenza; magari tutti gli altri giorni, ma non il 25 aprile (e il 27 gennaio) essendo storicamente il vessillo di vecchi alleati del regime nazifascista.

E’ chiaro quindi che la Festa della Liberazione si è caricato di significati che tendono ad assolutizzare la Resistenza trasferendone il significato dal contesto storico suo proprio a quello universale, in cui la presenza ebraica viene sentita come avversa e ostile ancor più che come corpo estraneo. Provocando così un ribaltamento della storia.

Le pesanti ripercussioni del conflitto israelo-palestinese riverberano quindi sulla nostra ricorrenza nazionale più importante trascinandola in un ambito in cui è interpretata, non più vissuta. Ed è interpretata in modo distorto, avendo assunto il significato di liberazione dei popoli oppressi, ma solo di quelli di cui appare legittimo, non si sa bene a chi, chiedere a gran voce la liberazione: cioè i palestinesi e basta.

Gli altri possono andare a manifestare altrove, ai nuovi partigiani non interessano.

E chissà che irritazione se si scoprisse che anche la canzone cult della resistenza - Bella Ciao - sembra derivare da una versione della canzone yiddish "Dus Zekele Koilen" (cioè da una ballata ebraica dei primi del novecento) ! Chi la vuole ascoltare la trova qui.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.167) 29 aprile 2013 11:57

    L’autore dell’articolo fa una discreta ricostruzione storica, tuttavia sbaglia nell’interpretari i fatti avvenuti a Porta San Paolo e durante la manifestazione del 25 aprile, avendo evidentemente letto le notizie sui giornali e non avendo partecipato fisicamente alla giornata. E tra le righe addebita una posizione che l’Anpi ha già rifiutato e dalla quale si allontana, condannando senza se e senza ma le contestazioni alle bandiere ebraiche (non ci sono state contestazioni alla Brigata Ebraica ma solo alle bandiere di Israele), ricordando che la Brigata, è sempre stata invitata ufficialmente in ogni 25 aprile dall’Anpi di Roma.

    I rappresentanti della Brigata Ebraica entrano a pieno diritto tra quelle associazioni con cui l’ANPI si confronta sempre e con ciu collabora da sempre. Ad ogni 25 aprile le bandiere della Brigata sono state le benvenute. Il 25 aprile è una manifestazione aperta a tutti, e sempre si sono avute partecipazioni anche di associazioni che non hanno preso parte alla Resistenza. Dai No Tav, ad Amnesty, ambientalisti, animalisti, ecc. (ed anche curdi!) Tra questi anche rappresentanti o simpatizzanti del popolo palestinese. La Brigata era stata invitata a parlare, tuttavia alle prime contestazioni, purtroppo per una decisione affrettata, è stato convenuto di non far parlare i rappresentanti della Brigata per non scaldare gli animi. L’Anpi si è scusata per l’accaduto, con lettera alla comunità ebraica ed ai rappresentanti della Brigata Ebraica con comunicati stampa che si posso leggere nel blog ANPI Roma, accaduto che non riflette nessuna presa di posizione ideologica, il cui addebitamento è evidentemente strumentale a chi vuole discreditare l’ANPI e la Resitenza. L’Anpi di Roma fa ogni giorno un grandissimo lavoro nelle scuole, organizza convegni, seminari, presentazioni di libri e mostre alla Casa della Memoria, per non parlare delle attività delle oltre 30 sezioni sparse nel territorio del Comune di Roma. Ricordo qui, che è grazie all’Anpi, che ha denunciato i fatti alla magistartura, che ci sono indagati per la vicenda del sacrario al criminale di guerra Rodolfo Graziani ad Affile, e che il presidente della regione, Zingaretti, ha sospeso il finanziamento pubblico deliberato dalla precedente giunta. Non c’è nessun imbarazzo ne contrasto con la comunità ebraica. Duccio Pedercini, Anpi.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 29 aprile 2013 14:04
      Fabio Della Pergola

      Addebito all’ANPI solo di essersi trovata in imbarazzo. E che l’ANPI si sia trovata in imbarazzo per l’accaduto traspare in maniera evidente anche da questo commento: “La Brigata era stata invitata a parlare, tuttavia alle prime contestazioni, purtroppo per una decisione affrettata, è stato convenuto di non far parlare i rappresentanti della Brigata per non scaldare gli animi”. 

      Che tradotto significa: eravamo impreparati e non abbiamo saputo fare di meglio che togliere la parola agli ebrei. Perché gli unici a non aver avuto diritto di parola fra tutti sono stati i rappresentanti ebrei. Che io sia stato o non sia stato presente ai fatti è irrilevante. Ma quello che Pedercini afferma non lo è affatto. In ogni caso la cronaca della giornata si può leggere qui http://www.romaebraica.it/corteo-de...

      Non provo nessun gusto a sottolineare la cosa né alcun piacere nell’evidenziare le contraddizioni dell’ANPI, a cui va sempre e comunque il riconoscimento senza alcuna remora per aver tenuta sempre viva (e vitale) la memoria della Resistenza.

      Che molte associazioni abbiano da anni partecipato alle manifestazioni del 25 aprile in nome di un significato “largo”, ma anche in qualche misura condivisibile, del termine “liberazione”, è cosa nota. Non sapevo che anche i curdi vi avessero partecipato e la cosa mi fa piacere. Capisco – per le note vicende mediorientali - anche la partecipazione di palestinesi e filo palestinesi, anche se le evidenze storiche che ho ricordato non sono semplicemente cancellabili con un colpo di spugna: i palestinesi collaborarono con i nazisti e furono molto attivi in particolare nell’impedire la trattativa che avrebbe potuto salvare la vita a molte migliaia di ebrei ungheresi.

      Trovo dunque inaccettabile, e capita da anni, che all’esposizione della bandiera con la stella di David e le due righe azzurre orizzontali (che è stata la bandiera nazionale del popolo ebraico, proposta dal movimento sionista, usata durante la guerra dalla Brigata Ebraica e che solo dopo il 1948 è diventata la bandiera nazionale di Israele) si scateni una bagarre a cui l’ANPI si fa trovare puntualmente impreparata, fino a reagire con “decisioni affrettate”, togliendo il microfono ai rappresentanti della Brigata Ebraica.

      Allora è forse il momento di mettere in chiaro un aspetto: il popolo ebraico – che si riconoscesse o no in quella bandiera – ha pagato duramente per il nazifascismo; forse più duramente e più a lungo di chiunque altro. Ed ha sofferto anche per gli alleati e complici del nazismo ovunque si trovassero, in Europa, Americhe, Unione Sovietica, Vaticano e anche mondo islamico, tanto per dirsele tutte. Anche DOPO la fine della guerra. Oggi ha tutti i diritti di sventolare la sua bandiera, se, quando e dove lo ritiene opportuno. La pretesa che se ne stia da una parte, senza disturbare, con il cappello in mano questuando il diritto di esserci è semplicemente intollerabile.

      A prescindere da quanto si approvi o si condanni la politica israeliana.

      Forse l’ANPI potrebbe farsi trovare un po’ più pronta la prossima volta. E lo dico, ripeto, con tutto il rispetto per l’Associazione, per i suoi membri, per i suoi caduti e per la memoria di quello che è stato.

  • Di (---.---.---.228) 29 aprile 2013 18:24

    Io alla manifestazione c’èro. Il gruppo ebraico è stato più volte istigato alla rissa c’è voluto molto sangue freddo da parte degli ebrei e dai ragazzi dell’Ampi che cercavano di dividere i protagonisti.Invito gli organizzatori del 25 Aprile il prossimo a non trasformare tale ricorrenza ad una fiera di paese e non far partecipare alla manifestazione venditori ambulanti di magliette,gazebi elettorali,associazioni varie che non c’entrano nulla con la stessa ,compreso le bandiere della palestina e palestinesi che all’epoca non esistevano e quelli che c’erano erano alleati delle ss

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