Con tutto il dovuto rispetto per chi si
è battuto, anche a livello istituzionale, e continua a lottare
affinchè la Timoshenko venga rimessa in libertà, vorrei che
qualcuno mi spiegasse se rientra, in genere, nelle prerogative di un
Primo Ministro impegnare, in prima persona, le finanze già
abbastanza dissestate del proprio Paese, stipulando direttamente
contratti di fornitura con un altro Stato, senza, tra l’altro,
acquisire preventivamente neppure il consenso degli Organi
istituzionali a ciò deputati dalla Costituzione ivi vigente. Ma vi
immaginate cosa sarebbe successo in Italia se il Berlusca, a suo
tempo, in uno dei tanti momenti di crisi di autoesaltazione, avesse
di sua iniziativa stipulato accordi commerciali con il suo “amico”
Putin? Magari pure vantaggiosi ma negoziati certamente senza alcun
rispetto delle regole che qualsiasi Paese civile impone di osservare
a garanzia del rispetto dei vari ruoli istituzionali ma soprattutto
per assicurare trasparenza e legittimità all’azione di governo. Si
potrà forse discutere allora sulla sola equità della pena
inflitta.Viene però spontaneo chiedersi se sette anni di carcere non
sarebbero richiesti anche in Italia da qualsiasi PM, a fronte di
reati di una certa gravità...............Qualcuno si ricorda di
“mani pulite”? Forse no. In fin dei conti, in Italia l’impunità
è la regola, la condanna l’eccezione e la certezza della pena una
mera chimera. Ne consegue che la memoria, facilmente.....sfuma.