Attualmente fanno parte
della U.E. 27 Paesi, di cui:
·
18 Repubbliche
parlamentari
·
2 Repubbliche federali
·
7 Monarchie costituzionali
·
1 Granducato
Di questi, soltanto 17
Paesi hanno adottato l’Euro come valuta.
Dunque: aldilà delle
millenarie differenze linguistiche, di costume, di mentalità, eccetera, non mi
è mai stato chiaro, e non mi è mai capitato di sentire affrontare e spiegare l’argomento,
come sia possibile conciliare tante diverse forme di governo, sceglierne una
unica e realizzare una effettiva unione politica.
Anche al più cieco ed
irriducibile ottimista, dovrebbe saltare agli occhi la enorme, direi smisurata,
difficoltà a persuadere, che so?, lo sciovinista francese ad accantonare la sua
natura nazionalista ed a farsi governare da un italiano, ad esempio.
Oppure, a convincere il
tradizionalista inglese a rinunciare alla monarchia, alla Camera dei Lord, alla
Magna Charta, eccetera, ed adattarsi ad una forma di governo che non potrebbe
che essere di tipo repubblicano.
O forse possiamo ragionevolmente
sperare che Juan Carlos rinunci al suo stato di regnante ed assuma una nuova
identità politica, per esempio quella di Governatore della Spagna, sottoposto a
verifica elettorale ogni 4-5 anni, e soggetto a essere governato magari da un
tedesco? Al pari del governatore di un
qualsiasi Stato U.S.A.
Il tutto senza nemmeno
essere riusciti a concordare una Carta Costituzionale comune!
Ecco dunque a mio avviso il
vero nodo politico, nascosto in tutti questi anni, venuto a galla con le
attuali difficoltà nell’economia che stanno accentuando le divisioni ed i
caratteri distintivi propri di ciascun Paese.
Certo è che sarebbe dura
adesso rinunciare all’Europa Unita, ed il costo economico derivante dal
fallimento dell’Euro non sarebbe neppure quello più pesante da sopportare; in
gioco ci sono valori ben più grandi ed importanti, i sogni e le speranze di
alcuni grandi uomini che con il Trattato di Roma hanno creduto si potesse
realizzare quella che alla prova dei fatti si sta rivelando come una utopia,
tanto bella quanto irrealizzabile.
Quegli uomini venivano da
un periodo storico tremendo, avevano provato sulla propria pelle e su quella
dei propri cari la follia di due guerre impopolari costate milioni di morti e
distruzioni mai prima sofferte dal genere umano, avevano sperato con
un’alchimia politica di mettere da parte gli egoismi nazionali a favore di una
unione dei popoli tale da esorcizzare la Guerra.
Oggi dobbiamo prendere atto
che quelle in armi non sono le sole guerre possibili ed in realtà quelle
economiche sono se possibile anche peggiori, in cui il nemico è impersonale,
neppure cosciente o coinvolto emotivamente, e le popolazioni di interi Paesi
sono inermi e senza possibilità di difendersi.
Finalmente, la domanda
delle domande è questa: vogliamo davvero rinunciare a tutto quanto è stato
fatto con tanta fatica e pazienza nei trascorsi 55 anni? E ripiombare di colpo nella
vecchia politica degli Stati Nazionali, con gli intrallazzi tra governanti di
mezza tacca, Patti e Trattati che sono carta straccia alla prima occasione di
convenienza (Libia docet)?