Il battesimo è un rito di purificazione: più esattamente
“Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di
Dio”. Questo è il Catechismo della Chiesa Cattolica http://www.vatican.va/archive/catec...
E "peccato" in questo caso è il “peccato originale” che, per definizione, è
imputato ad ogni singolo nuovo nato per la colpa di Adamo (ripeto “colpa” cioè derivante da una
trasgressione). Affermare che il problema non è “della colpa”, ma del “mistero
della sofferenza” è una libera intrepretazione che non mi sembra si accordi con il
catechismo né con l’esegesi tradizionale.
Ridurre tutto alla colpa è perciò più che fondato; al punto
che sul concetto di amartiocentrismo (cioè sulla centralità del peccato) o meno
si è ampiamente dibattuto e mi risulta che Vito Mancuso - che, con Matthew Fox,
nega la centralità fondante della colpa - sia decisamente contestato dalle gerarchie
ecclesiastiche e dagli ambienti tradizionalisti del cattolicesimo.
L’idea poi che al neonato si comunichi che nella vita c’è
sofferenza, tramite un rito simbolico, mi sembra un’astrazione incomprensibile
(non si parla per simboli ad un neonato, lo si fa solo per se stessi), una
comunicazione quindi inesistente e oltretutto particolarmente violenta: ad un
neonato si dovrebbe comunicare la presenza del calore umano, della presenza e dell’ amore di altri esseri umani, non
certo della sofferenza o della morte; come può venire in mente
una cosa così orribile ? Il neonato sa benissimo di essere vivo (altrimenti non
cercherebbe istintivamente il nutrimento) e certo non perché qualcuno gli ha
comunicato che può essere certo di essere vivo in quanto sofferente.
Che la natura umana implichi sofferenza è fuori di dubbio (e
l’uomo crescendo se ne accorge da solo, non c’è bisogno di qualcuno glielo dica),
ma non per questo tutta l’umanità ha ritenuto di dover credere all’incarnazione
ed alla passione/morte/resurrezione di Dio; la maggior parte non ha visto in
questo processo, proposto solo dal cristianesimo, alcun segno di speranza (come
d’altronde non lo vedo nemmeno io). Il mistero della sofferenza e anche della
morte è stato affrontato storicamente con l’invenzione di un aldilà che dava la
speranza - a chi non sa accettare la naturalità della morte - appunto, di non
morire, di proseguire la vita in una dimensione altra e (possibilmente)
migliore. Il fatto che si affermi che pure Dio soffra come gli uomini non vedo
come possa consolare qualcuno.