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Commento di

su Dai Cristiani agli intoccabili: un'idea comune?


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23 febbraio 2012 20:09

Il battesimo è un rito di purificazione: più esattamente “Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio”. Questo è il Catechismo della Chiesa Cattolica http://www.vatican.va/archive/catec... E "peccato" in questo caso è il “peccato originale” che, per definizione, è imputato ad ogni singolo nuovo nato per la colpa di Adamo (ripeto “colpa” cioè derivante da una trasgressione). Affermare che il problema non è “della colpa”, ma del “mistero della sofferenza” è una libera intrepretazione che non mi sembra si accordi con il catechismo né con l’esegesi tradizionale.

Ridurre tutto alla colpa è perciò più che fondato; al punto che sul concetto di amartiocentrismo (cioè sulla centralità del peccato) o meno si è ampiamente dibattuto e mi risulta che Vito Mancuso - che, con Matthew Fox, nega la centralità fondante della colpa - sia decisamente contestato dalle gerarchie ecclesiastiche e dagli ambienti tradizionalisti del cattolicesimo.

L’idea poi che al neonato si comunichi che nella vita c’è sofferenza, tramite un rito simbolico, mi sembra un’astrazione incomprensibile (non si parla per simboli ad un neonato, lo si fa solo per se stessi), una comunicazione quindi inesistente e oltretutto particolarmente violenta: ad un neonato si dovrebbe comunicare la presenza del calore umano, della presenza e dell’ amore di altri esseri umani, non certo della sofferenza o della morte; come può venire in mente una cosa così orribile ? Il neonato sa benissimo di essere vivo (altrimenti non cercherebbe istintivamente il nutrimento) e certo non perché qualcuno gli ha comunicato che può essere certo di essere vivo in quanto sofferente.

Che la natura umana implichi sofferenza è fuori di dubbio (e l’uomo crescendo se ne accorge da solo, non c’è bisogno di qualcuno glielo dica), ma non per questo tutta l’umanità ha ritenuto di dover credere all’incarnazione ed alla passione/morte/resurrezione di Dio; la maggior parte non ha visto in questo processo, proposto solo dal cristianesimo, alcun segno di speranza (come d’altronde non lo vedo nemmeno io). Il mistero della sofferenza e anche della morte è stato affrontato storicamente con l’invenzione di un aldilà che dava la speranza - a chi non sa accettare la naturalità della morte - appunto, di non morire, di proseguire la vita in una dimensione altra e (possibilmente) migliore. Il fatto che si affermi che pure Dio soffra come gli uomini non vedo come possa consolare qualcuno.


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