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Dai Cristiani agli intoccabili: un’idea comune?

Ho appena finito di scrivere un breve articolo sui "Crislamici" dove mettevo in evidenza una contraddizione insuperabile fra Cristianesimo ed Islam circa l’interpretazione della natura umana (macchiata dalla colpa originaria per i primi, senza macchie per i secondi) ed ecco che mi cade l’occhio su un’altra notizia.

Una signora australiana si è messa a correre come Forrest Gump per raccogliere fondi a favore dei “dalit” indiani. Fine della notizia, della signora posso apprezzare l’intento, ma alla fin fine mi importa poco.

M’interessa invece questa forsennata idea induista che alcuni esseri umani, i “dalit” appunto (denominazione politically correct per definire quelli che una volta si chiamavano ‘paria’), i fuori casta, gli intoccabili, non abbiano alcuna chance nella vita (almeno teoricamente). Poco importa che lo Stato abbia abolito per legge ogni discriminazione in base al sistema delle caste, si sa bene che certe convinzioni sono dure a morire specialmente nelle zone rurali, più arretrate e culturalmente conservatrici. Inoltre più lo Stato si attiva per proteggerli, più si alimentano rancore e astio verso di loro. Come sempre i capri espiatori che si ribellano al loro destino prendono anche qualche bastonata.

I dalit non hanno chance perché sono “impuri” per nascita. Motivo per cui non possono entrare nei templi, camminare sulle strade comuni, usare gli stessi pozzi, bere negli stessi bicchieri degli appartenenti alle caste, eccetera 

Mi sembra di intravedere - è questa la cosa che mi ha incuriosito - una strana coincidenza fra l’idea cristiana di ‘peccato originale’ e quella induista di ‘impurità congenita’.

Nel cristianesimo la cosa riguarderebbe tutti gli uomini che nascerebbero pazzi; non sto esagerando, il peccato originale è “morte dell’anima” per affermazione dogmatica conciliare, ma dal momento che l’anima è immortale per definizione è evidente che si parla in realtà di una “malattia incurabile” dell’anima che è però concetto assimilabile a quello di psiche, no? Quindi se ne deduce che la malattia incurabile dell’anima sia in effetti una malattia incurabile della psiche. Cioè l’uomo nasce pazzo (e io che avevo detto ?). Ma alla fine con un bel rito di purificazione, chiamato battesimo, tutto si risolve. C'è una via di uscita insomma, anche se essa coincide, guarda un po', con la tessera d'iscrizione a Santa Madre Chiesa. Dopodiché cercare di sbattezzarsi non è cosa facile.

Nell’induismo invece solo alcuni sfortunelli nascono impuri, ma per loro non c’è rito che tenga. Gli è andata male, come si dice, essendo stati originati dalla polvere che ricopriva i piedi di Brahma. Peggio di così ! Dalla polvere fosti generato e nella polvere rimanesti.

La notizia curiosa è che gran parte dei cristiani indiani (una minoranza di una ventina di milioni di persone) sono dalit. Insomma, ci sarebbe una indecifrabile coincidenza tra quello che i cristiani pensano di sé, della propria nascita, e quello che sono finiti con il rappresentare per gli induisti: gli intoccabili.

Non ho alcuna idea di quando la teoria della divisione in caste si sia affermata nell’Induismo né se esiste una qualche correlazione storica comprovata tra l’idea cristiana di peccaminosità originale e quella induista di impurità dei dalit, quindi non posso aggiungere niente allo sconcerto che mi deriva dal sapere che fra l’occidente cristiano e l’oriente induista esiste questa strana comunanza di idee. Mi limito a prenderne atto e a segnalare la cosa.

Nel mezzo, tra Estremo Oriente e Occidente, come abbiamo già visto, il gran mare islamico che ci racconta di come l’uomo nasca puro, senza macchie, perché Adamo sarà anche stato un gran peccatore, ma poi ha chiesto scusa. E se uno si scusa, non lo vuoi perdonare ?

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.25) 11 ottobre 2011 11:38
    Damiano Mazzotti

    Sarebbe ora di smetterla di discutere di Dio... Nessun essere umano può sapere cosa ne pensa e cosa ne farà Dio di noi... E se Dio ci evita accuratamente un buon motivo ci sarà...

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.38) 11 ottobre 2011 11:52
    Fabio Della Pergola

    Veramente non c’è una parola su alcun dio...parlo di idee che alcuni esseri umani hanno su altri esseri umani. Perché dovremmo smettere di parlarne ?

  • Di (---.---.---.37) 11 ottobre 2011 12:55

    Spero di stimolare un’altra riflessione: i dalit, a causa della loro impurità, diventano capro espiatorio per altri uomini. I cristiani, invece, hanno per Dio uno che si è reso impuro in molti modi (toccando i lebbrosi, guarendo di sabato), e che infine fa da capro espiatorio. La crocifissione è sempre stata vista come la peggiore delle ignominie.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.38) 11 ottobre 2011 13:13
      Fabio Della Pergola

      Notazione interessante. Nel racconto evangelico si formula questa ipotesi. Ciò non toglie che l’essere umano in sé è ritenuto colpevole fin dalla nascita. La peccaminosità è connaturata alla realtà umana nel cristianesimo tanto quanto nell’induismo, che però lo limita ai dalit. Tutti gli esseri umani sono segnati dalla colpa e questa è una ideologia che esce dall’ambito strettamente religioso per affondare le sue radici nell’antropologia. Infatti ha contaminato di sé ambiti diversi: letteratura, arte, filosofia, psicologia. Il fatto che Dio si incarni per vivere la passione/morte/resurrezione finalizzata alla Redenzione non cambia il fatto che l’essere umano ha - in sé - un essere mostruoso, che è ciò che dicono tutti i cosiddetti esperti quando vanno in televisione a parlare di un efferato delitto: in tutti noi c’è un assassino latente che va tenuto a bada, sotto controllo. Non è la verità umana, i pazzi assassini sono pochi. Questa è - banalmente - l’influenza dell’ideologia cristiana sulla cultura occidentale. E poco vale il fatto che il Dio cristiano si sia proposto (per chi ci crede) come capro espiatorio: la natura umana ha sempre bisogno del rito di purificazione (battesimo) per essere ripulita (anche qui: per chi ci crede, è ovvio). E se la natura umana ha tuttora bisogno di essere ripulita... il Cristo morto e risorto che capro espiatorio è stato ? Cosa avrebbe espiato se ogni neonato deve essere - ancora - smacchiato dalla colpa di Adamo ?

    • Di (---.---.---.223) 23 febbraio 2012 19:12

      Il problema non è quello delle colpa. Non è di essere o meno colpevoli.
      Quello che l’uomo non può a spiegare è il mistero della sofferenza.
      Perchè soffriamo se non abbiamo fatto nulla?
      Questa condizione di sofferenza riguarda tutti, anche i bambini appena nati.
      Il rito "terrificante" della passione, morte e resurrezione, altro non è che un segno di
      speranza, per i cristiani, ed una risposta per i non credenti. Il dio fatto uomo soffre come noi
      a causa della natura umana di cui da deciso di prendere parte. E’ la natura umana, quindi,
      che implica anche sofferenza, in questo, nonostante il nostro intelletto siamo come gli altri esseri viventi ed altre risposte sono inutili e false.
      Il bambino appena nato viene allora impartito il battesimo, non perchè deve essere depurato, ma perchè è un gesto simbolico per dirgli la verità: NELLA VITA C’E’ ANCHE LA SOFFERENZA, SOFFRI, PERCHE’ SEI VIVO.
      Ridurre tutto alla presenza o meno di una colpa non è da cristiani, in fondo il dio cristiano
      non è riconducibile al concetto di colpa, ma a quello si di amore e misericordia per se stessi e per il prossimo, anche se parecchi spesso tutti lo dimenticano. 

    • Di (---.---.---.107) 23 febbraio 2012 20:09

      Il battesimo è un rito di purificazione: più esattamente “Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio”. Questo è il Catechismo della Chiesa Cattolica http://www.vatican.va/archive/catec... E "peccato" in questo caso è il “peccato originale” che, per definizione, è imputato ad ogni singolo nuovo nato per la colpa di Adamo (ripeto “colpa” cioè derivante da una trasgressione). Affermare che il problema non è “della colpa”, ma del “mistero della sofferenza” è una libera intrepretazione che non mi sembra si accordi con il catechismo né con l’esegesi tradizionale.

      Ridurre tutto alla colpa è perciò più che fondato; al punto che sul concetto di amartiocentrismo (cioè sulla centralità del peccato) o meno si è ampiamente dibattuto e mi risulta che Vito Mancuso - che, con Matthew Fox, nega la centralità fondante della colpa - sia decisamente contestato dalle gerarchie ecclesiastiche e dagli ambienti tradizionalisti del cattolicesimo.

      L’idea poi che al neonato si comunichi che nella vita c’è sofferenza, tramite un rito simbolico, mi sembra un’astrazione incomprensibile (non si parla per simboli ad un neonato, lo si fa solo per se stessi), una comunicazione quindi inesistente e oltretutto particolarmente violenta: ad un neonato si dovrebbe comunicare la presenza del calore umano, della presenza e dell’ amore di altri esseri umani, non certo della sofferenza o della morte; come può venire in mente una cosa così orribile ? Il neonato sa benissimo di essere vivo (altrimenti non cercherebbe istintivamente il nutrimento) e certo non perché qualcuno gli ha comunicato che può essere certo di essere vivo in quanto sofferente.

      Che la natura umana implichi sofferenza è fuori di dubbio (e l’uomo crescendo se ne accorge da solo, non c’è bisogno di qualcuno glielo dica), ma non per questo tutta l’umanità ha ritenuto di dover credere all’incarnazione ed alla passione/morte/resurrezione di Dio; la maggior parte non ha visto in questo processo, proposto solo dal cristianesimo, alcun segno di speranza (come d’altronde non lo vedo nemmeno io). Il mistero della sofferenza e anche della morte è stato affrontato storicamente con l’invenzione di un aldilà che dava la speranza - a chi non sa accettare la naturalità della morte - appunto, di non morire, di proseguire la vita in una dimensione altra e (possibilmente) migliore. Il fatto che si affermi che pure Dio soffra come gli uomini non vedo come possa consolare qualcuno.

    • Di (---.---.---.198) 24 febbraio 2012 12:06

      Guarda, la teologia del battesimo non si può ridurre ad una paginetta striminzita.
      Sei libero di pensarla come credi, ma il peccato del neonato non è lo stesso del peccato
      di un adulto, appunto perchè si chiama "originale", cioè è connaturato all’uomo.
      CHi scrisse la bibbia su ispirazione (non dettatura) di dio, trovò la forma della parabola di adamo ed eva, per affermare la prima autentica verità: la sofferenza fa parte della vita.
      Lo stesso principio è affermato nel libro di giobbe di cui consiglio la lettura (me compreso).
      Il bettesimo, inoltre, è un sacramento in cui un ruolo centrale è giocato anche dalla misercordia di dio. Ovvero: il bambino è nel peccato originale, ma dio, senza che questi faccia nulla lo purifica, così come un padre o una madre si prendono cura di loro figlio appena nato. Ti faccio un esempio terra terra. Se il figlio neonato ti caca in bocca, perchè è nella sua natura che deve cacare, tu non lo gridi, anzi, lo pulisci.
      Per quanto riguarda chi crede o non crede al dio cristiano, bene, le verità dei sacri testi un unico scopo hanno, quello di non farci vivere nella schiavitù della menzogna e di rendeci liberi. Se tanti sono liberi non credendo al dio cristiano, bhe, sono felice per loro.

    • Di (---.---.---.107) 25 febbraio 2012 03:15

      La teologia del battesimo non si può ridurre ad una paginetta, ma nemmeno interpretare liberamente come si crede. Il peccato del neonato è diverso da quello dell’adulto proprio perché è originale. Lo dici tu, ma è la stessa cosa che ho detto anch’io: per i cristiani ogni nuovo nato è colpevole della colpa di Adamo, non capisco che cosa mi contesti. E’ quello che ho scritto.

      Chi scrisse la storia di Adamo ed Eva (su ispirazione di nessuno per quello che credo io), trovò semplicemente il mito sumero di Enki e Ninhursag ampliato e integrato dalla figura del serpente preso dal mito di Gilgamesh e poi manipolato da chissà chi nel corso dei duemila anni di storia che separarono la mitologia sumera da quella ebraica. Scritto indubbiamente per affermare che la sofferenza (del duro lavoro o del parto) fanno parte della vita. Ma l’interpretazione cristiana non si limita a questo; procede invece nell’addebitare ad ogni neonato una “colpa”, che è cosa diversa dal prendere atto della sofferenza umana. Anzi si afferma che essa sofferenza deriva direttamente dalla colpa di aver volutamente trasgredito un esplicito divieto divino. L’uomo è colpevole quindi della sua stessa sofferenza. L’uomo è colpevole della dura vita umana. Dopo aver affermato questa poco generosa non-verità (l’uomo non è colpevole proprio di niente, la sofferenza esiste così come esiste il benessere o qualsiasi altro stato di natura che c’è per uomini, animali e piante) il cristianesimo ci parla della misericordia divina che “purifica” un bambino colpevole... di niente. Ma se il bambino per uno dei mille motivi noti non viene battezzato... che fine fa secondo Santa Madre Chiesa e il suo catechismo ? Extra Ecclesiam nulla salus. Nessuna salvezza per il neonato non battezzato, cioè non accolto nella Ecclesia. E la misericordia dove è finita ?

  • Di (---.---.---.122) 30 gennaio 2012 04:54

    Negli ultimi 2500 anni i monoteisti hanno invaso il mondo, colonizzato e represso ogni persona che non si e’ adeguata a questi tre credo. Ebrei, cristiani e musulmani sono divenuti il peggior incubo della pace, della tolleranza e della futura convivenza nel mondo. Chi si ritiene credente in una di queste tre religioni e’ partecipe, connivente e fiancheggiatore di ogni peggior crimine compiuto in questo periodo. Queste persone non possono parlare di religione, a meno che, prima non facciano un mea culpa e rinuncino alla propria cultura dove invade le liberta’ dei popoli tradizionali delle Americhe, dell’Asia-Oceania e dell’Africa. Ariella Morella.

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