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Commento di Luciano B. L.

su Neve anche all'Aquila, una comunità senza città


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Luciano B. L. Luciano B. L. 7 febbraio 2012 11:46

Per non polemizzare inutilmente con l’autore, trascuro la sua lagnanza della trascurànza della questione aquilana che appare smentita proprio dal link (a fine pagina) al mio articolo di pochi giorni addietro con le mie personali riflessioni sulle cose emerse in due recenti trasmissioni televisive dove anche de L’Aquila s’è parlato.

Se, però, de L’Aquila si parla solo per l’eccezionalità di certi eventi e non di paradigma della situazione generale, non si capisce come possa cambiare molto il corso delle cose che, purtroppo, succedono ovunque. Così come se tutti i guai sono imputabili ai personaggi esterni (Bertolaso e Co.) e nulla viene assolutamente rimproverato a politici e tecnici locali di governance afflitti.
Voglio dire, ad esempio, che la questione urbanistica aquilana non è tipica di quel territorio, ma deriva dalla diffusa cultura (o subcultura) della rendita che, purtroppo, pare essere diffusa in tutto il paese. Tanto della rendita immobiliare e fondiaria, quanto di quella finanziaria. 
Cosicché, si osservano i primi vagiti del Piano di Ricostruzione (nato dopo quasi tre anni dal sisma) per ricostruire finalmente l’esistente e si dimentica di guardare criticamente al famigerato Piano Regolatore della città che rimane (anche se vetusto, essendo del 1975) il mezzo essenziale per la costruzione "speculativa" di tutto il territorio comunale e, forse, anche dei suoi importantissimi centri storici.

Un "paese" ostaggio della rendita non potrà mai essere attrattore d’innovazione e di nuove idee. Forse, neppure d’una indispensabile ed adeguata ricostruzione fisica che l’autore brama più che giustamente per la sua città.

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