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Neve anche all’Aquila, una comunità senza città

Strade bloccate, divieto di circolazione, gomme termiche del tutto insufficienti. Paesi isolati, senza corrente, senza riscaldamento, senza acqua. Come dire, piove sempre sul bagnato, nevica sempre sul nevicato e stavolta nevica sui territori terremotati.

Nevica sui MAP (moduli abitativi provvisori), sulle C.A.S.E. (le “nuove abitazioni per i terremotati), sui tendoni adibiti a luoghi di culto, sui container che ospitano persone, studenti, attività commerciali, farmacie, uffici. Nevica sui quartieri ripopolati, si fa per dire, perché ogni “vecchio quartiere” ha pochi abitanti che vivono tra macerie, palazzi vuoti, senza negozi, nulla. E nevica soprattutto sui nostri centri storici vuoti, transennati, diroccati, puntellati, pieni di macerie, con tetti provvisori, parapetti improvvisati, con dentro ancora pezzi di vita: mobili, cucine, tavoli, persino macchinette del caffè, immobili, da quel 6 aprile 2009. A 1036 giorni dal sisma la città si è espansa ovunque e il centro resta abbandonato a se stesso. 

Abbiamo letto tanti articoli in questi giorni, molti critici sull’inefficienza di questo paese. E si ricordano “le brutte figure” del sistema Italia tra cui: i rifiuti di Napoli, i crolli di Pompei e il naufragio del Giglio. Ma L’Aquila mai: L’Aquila continua ad essere, per tutti, un successo del paese, si riesce a parlarne solo per tutte le cause in corso. E appare paradossale che il Sindaco Alemanno invochi il ritorno di Bertolaso proprio ora che l’ex-responsabile della Protezione Civile risulta indagato per omicidio colposo, in relazione al “mancato allarme” (quello sì) che tranquillizzò gli aquilani, tutti, che rimasero in casa, ad aspettare un terremoto annunciato.

Dei problemi ancora irrisolti dell’Aquila, non parla nessuno, neanche se si viene sommersi di neve. Neanche se i sindaci sono costretti a richiudere i centri storici diroccati, neanche se i nuovi quartieri sono isolati, neanche se 100.000 persone sono isolate: insomma sono fatti solo nostri.

E i fatti parlano chiaro, a parte i numeri: la ricostruzione cosiddetta pesante non parte, le regole per la ricostruzione delle case molto danneggiate prevedono che la sicurezza sismica possa fermarsi al 60%, il piano di ricostruzione approvato dal Consiglio Comunale pochi giorni fa, non è un piano urbanistico! Così la destinazione d’uso di immobili di grandi dimensioni è affascinante per molti, non sostenibile per tanti altri, non solo urbanisti, ma semplicemente persone di buon senso.

E poi c’è la vita di tutti i giorni, di noi terremotati: una vita che si passa in automobile, per chi ce l’ha, chiusi in casa per chi non può. I vecchi e nuovi quartieri non sono provvisti di servizi, di centri di aggregazione, di strade pedonali; così si esce al mattino, si rientra alla sera e non ci si incontra mai.

Una comunità senza città. 

E’ ora che questa comunità sparpagliata torni a vivere una vita normale. Per questo occorre che la città si doti di servizi decentrati, di vie di comunicazione veloce, di centri culturali vicini etc...

Occorre che la vita torni in questo territorio, la vita di tutti i giorni. Ed occorre che si dia l’opportunità, soprattutto ai giovani di scegliere di rimanere, creando opportunità di lavoro che puntino sulle loro capacità: creatività, innovazione, aiuti alla nuova imprenditoria.

Ed occorre che tutti i cittadini si sentano partecipi di questo processo unico, di rinascita, attraverso modalità già sperimentate in altre città: un “Urban Centre”, un luogo per tutti i cittadini.

Ed occorre che venga praticata la trasparenza di tutti gli atti amministrativi, di tutte le spese, del bilancio, delle scelte.

Occorre questo alla città. Occorre la fiducia per chi la amministra. Non una fiducia ogni 5 anni espressa col voto, una fiducia quotidiana, una specie di controllo che si potrà operare solo applicando semplici regole di trasparenza e informazione.

Può essere che nessuno parlerà ancora dell’Aquila o che qualcuno possa sbuffare a leggere queste parole. Ma la neve di questi giorni ci ha insegnato che ce la possiamo fare ad essere una comunità consapevole e decisiva.

di Giusi Pitari - Appello per L’Aquila

 

LEGGI ANCHE: L’Aquila, C.A.S.E., case e casette: speculando sul numero per farne altre

Commenti all'articolo

  • Di Luciano B. L. (---.---.---.22) 7 febbraio 2012 11:46
    Luciano B. L.

    Per non polemizzare inutilmente con l’autore, trascuro la sua lagnanza della trascurànza della questione aquilana che appare smentita proprio dal link (a fine pagina) al mio articolo di pochi giorni addietro con le mie personali riflessioni sulle cose emerse in due recenti trasmissioni televisive dove anche de L’Aquila s’è parlato.

    Se, però, de L’Aquila si parla solo per l’eccezionalità di certi eventi e non di paradigma della situazione generale, non si capisce come possa cambiare molto il corso delle cose che, purtroppo, succedono ovunque. Così come se tutti i guai sono imputabili ai personaggi esterni (Bertolaso e Co.) e nulla viene assolutamente rimproverato a politici e tecnici locali di governance afflitti.
    Voglio dire, ad esempio, che la questione urbanistica aquilana non è tipica di quel territorio, ma deriva dalla diffusa cultura (o subcultura) della rendita che, purtroppo, pare essere diffusa in tutto il paese. Tanto della rendita immobiliare e fondiaria, quanto di quella finanziaria. 
    Cosicché, si osservano i primi vagiti del Piano di Ricostruzione (nato dopo quasi tre anni dal sisma) per ricostruire finalmente l’esistente e si dimentica di guardare criticamente al famigerato Piano Regolatore della città che rimane (anche se vetusto, essendo del 1975) il mezzo essenziale per la costruzione "speculativa" di tutto il territorio comunale e, forse, anche dei suoi importantissimi centri storici.

    Un "paese" ostaggio della rendita non potrà mai essere attrattore d’innovazione e di nuove idee. Forse, neppure d’una indispensabile ed adeguata ricostruzione fisica che l’autore brama più che giustamente per la sua città.
    • Di (---.---.---.73) 7 febbraio 2012 14:56

      Caro Luciano Belli Laura, riguardo la "trascuranza" come lei la chiama, mi riferivo ovviamente non a questo giornale, ma ad altri articoli apparsi in questi giorni di "emergenza neve" su alcuni quotidiani cartacei a tiratura nazionale. Non trovo corretto dire che "tutti i guai vengono attribuiti ad altri e non ai politici locali", forse tecnicamente non tutti sono preparati come lei, ma ritengo utile, comunque, venire a L’Aquila,per lei e per tutti, per rendersi conto di chi siamo e quanto lavoriamo.
      Giusi Pitari

    • Di Luciano B. L. (---.---.---.186) 7 febbraio 2012 16:23
      Luciano B. L.

      Cara Giusi Pitari, sai bene che solo dopo la mia visita a L’Aquila ho capito quanto la "mala urbanistica" locale sia precedente al sisma. E poi, tu sai che oggigiorno gli strumenti urbanistici dovrebbero essere visionati interamente on-line, però quello de L’Aquila manca totalmente nel sito, anche aggiornato, del Comune. Forse perché non si possa vedere, anche da lontano e da chiunque, quanto lo si possa considerare immondo. Nella tua università non mancano esperti (anche un corresponsabile della sua stesura) che dovrebbero discutere di ciò, ma assurdamente tacciono. E, nonostante il grande lavoro che Voi fate, stanno silenti pure sul novello Piano di Ricostruzione basato sulla conferma puntuale di tutte le concessioni alla rendita ed alla speculazione permesse da quel Piano Regolatore del 1975 che si mantiene in vita comatosa, a tutti i costi. Purtroppo, altissimi: almeno per chi - ripeto - aspetta (come tu stessa) da tre anni di rientrare nelle proprie case. Perciò, diamo a Cialente, Riga e Di Stefano quel che bertoldo&bertoleso non meritano.


      Cmq, parliamo anche della neve che a L’Aquila credo sia arrivata anche altre volte. Solo che allora sapevano bene come fare i tetti delle abitazioni (rispettando la struttura e la pendenza delle falde tipiche della tradizione locale) e sapevano come pulire le strade pubbliche (prima di quelle innumerevoli liberalizzate o privatizzate).
    • Di (---.---.---.127) 7 febbraio 2012 17:40

      Egregio Belli Laura,
      lei mostra di avere la competenza per commentare criticamente il Piano di ricostruzione. In questa veste, darebbe un contributo notevolissimo alla comunità aquilana se si cimentasse in un ’elenco ragionato e puntuale delle "concessioni alla rendita e alla speculazione" che intravede nel suddetto. Fornirebbe alla popolazione e agli addetti ai lavori, nonchè ai vari candidati sindaci, uno strumento di conoscenza prezioso.

  • Di Luciano B. L. (---.---.---.142) 7 febbraio 2012 19:25
    Luciano B. L.

    Non serve, carissimo xxx.127, un elenco per dimostrare l’assunto delle concessioni alla rendita ed alla speculazione fondiaria. Credo basti solo domandarsi perché per quasi tre anni, a L’Aquila, si sono rifiutati di fare il Piano di Ricostruzione come prescritto dalla legge e dai decreti ed hanno tenuto in "vigore" un Piano Regolatore che di rendita e di speculazione è stato - ed è - fautore al massimo livello. Inoltre, dicevo nella replica precedente, questo "strumento di conoscenza" sull’uso del suolo (il P.R.G.) risulta noto soltanto agli addetti ai lavori più o meno interessati alla perpetua "costruzione" sui terreni ancora liberi e NON alla parte di popolazione (meglio della comunità) a cui, invece, preme giustamente la ricostruzione di quanto danneggiato dal sisma.

    Ai sindaci ed ai candidati sindaci, invece, spetta l’onere della prova di rigetto della convinzione che varare un novello Piano di Ricostruzione (né adottato né approvato) senza abbandonare completamente il Piano Regolatore vigente equivale a tenere i piedi in due staffe: promettere e, intanto, lasciar fare C.A.S.E., case e casette. Tutte nuove. Anche antisismiche solo al 60%. Da posare ovunque: perché la terra non "rende" se non è "murativa". 
  • Di (---.---.---.148) 7 febbraio 2012 23:55
    Io invece non capisco proprio come il Belli Laura senta questa necessità impellente di commentare qualsiasi articolo che propone dei miglioramenti rispetto al dilagante menefreghismo dei cittadini rispetto ai problemi della cosa pubblica. Chiaramente nessuna analisi è completa e perfetta, è una parte della soluzione, se ci sono delle integrazioni le faccia, ha la possibilità di scrivere tutti gli articoli che vuole su testate locali e nazionali senza essere subissato di commenti cavillosi e controproducenti. Il problema è uno solo: siamo divorati da un individualismo cosmico, che si riflette su ogni aspetto della nostra vita, dal consumo di suolo a chi pretende uno spazzaneve 5 minuti prima di uscire col SUV ma non toglie neanche 1 cm di neve di fronte a casa). Poche persone si preoccupano del benessere collettivo (ignorando che esso è più della metà del proprio!) e se ogni volta che esse timidamente alzano la testa e dicono che non ci stanno (proponendo una soluzione alternativa) vengono sommerse di commenti formalmente corretti ma assolutamente fuori luogo mi viene da pensare seriamente che questo modo di fare serva a fiaccare la loro volontà e quella dei lettori, a sfinirli per sentirsi poi gli unici titolari del diritto di critica (che a quel punto, da buon monopolio, può anche non essere più esercitata). Se siamo d’accordo sul problema ed abbiamo modi diversi per risolverlo lavoriamo in parallelo (a seconda delle proprie competenze, mischiando e contaminando proficuamente le idee), non in serie (pure contromano!). A menochè dietro questo interesse morboso nello stroncare ogni nuova idea si nascondano altri fini. Decida se vuole essere parte della soluzione o perpetuare la non risoluzione del problema. Il nemico comune è l’indifferenza

    PS: perchè non è così zelante nell’incalzare i responsabili politici? Perchè non perde tempo a sommergere con questi commenti le dichiarazioni deliranti dei nostri assessori, dei sindaci, dei nostri rappresentanti e invece infierisce sui singoli cittadini? Perchè non è così incalzante su chi si preoccupa solamente degli affari suoi, ha rinunciato ad essere cittadino, si dice apolitico e poi vota senza coscienza?
  • Di Luciano B. L. (---.---.---.68) 8 febbraio 2012 10:13
    Luciano B. L.

    ma perché, mister xxx.148, non ha letto almeno l’articolo che ho scritto pochi giorni fa? In fondo alla pagina c’era pure il link.

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