Dici:
"E’ molto interessante quello che dici nella prima parte del tuo commento.
In effetti la questione del significato politico della Shoah è un argomento che
mi interessa molto e che, secondo me, è diventato un discorso parallelo
rispetto alla reale entità dell’esperienza umana dello sterminio nazista"
Il “significato” politico della Shoah è una cosa; “l’uso” politico è
un’altra cosa. Io ho usato il termine “uso” e intendevo dire che si usa ciò che
è successo ad esempio per giustificare certe azioni israeliane come quella verso il Libano
nel 1982 (ne ha parlato Tom Segev a Firenze nei giorni scorsi per distinguere
l’uso – appunto – che alcuni politici hanno fatto della shoah dal senso di
angoscia panica che coglie la società israeliana di fronte ad avvenimenti che realisticamente richiamano quell’esperienza, come ad esempio la guerra dei Sei
Giorni o, aggiungo io, le attuali minacce iraniane). Ma c’è un ampio uso della
shoah (negandola, per poter giustificare come legittima la propria ostilità al
“colonialismo europeo”) da parte araba e iraniana. I Protocolli dei Savi di
Sion è un testo (che come saprai era in origine un falso scritto dalla polizia
zarista) molto diffuso in tutti i paesi arabi e in Iran. E non è un testo
antiisraeliano o antisionista, ma proprio antiebraico. Siamo all’antisemitismo
puro.