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Commento di Domenico Attanasii

su Se discrasia fa rima con disgrazia


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Domenico Attanasii Domenico Attanasii 16 dicembre 2011 19:35

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CROLLO CONVITTO: IL GIUDICE,
’’MORTI ASPETTANO GIUSTIZIA’’

L’AQUILA - "Quando si dovrà decidere su questo processo, io so che non dormirò e questo in verità già mi accade spesso, all’indomani dei processi sui crolli".

Lo ha detto stamane il giudice Giuseppe Grieco, nell’aula d’udienza all’Aquila in cui era in corso il processo sul crollo del Convitto nazionale in cui morirono tre minorenni: Luigi Cellini, 15 anni, di Trasacco e due stranieri Ondreiy Nouzovsky, 17 anni, e Marta Zelena.

Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, il preside del Convitto, Livio Bearzi, e il dirigente provinciale, Vincenzo Mazzotta, imputati per omicidio colposo e lesioni colpose.

Ad indurre il magistrato a fare l’inaspettata esternazione, l’aver constato ’l’impreparazione’ di due testi che, chiamati dalla difesa, nei passaggi piu’ importanti della loro testimonianza hanno tentennato nelle risposte, accompagnate dai diversi "non ricordo" e dai "e’ passato molto tempo".

Si trattava di due geometri dell’Aquila che per conto della "Collabora Engineering" avevano partecipato nel 2004 alla redazione delle schede sulla vulnerabilità sismica dell’edificio oggetto del dibattimento. L’ammissione da parte dei due testi di non essere riusciti a reperire le carte da loro stessi redatte, ha mandato su tutte le furie il giudice: "Voi avete un obbligo morale, non si può essere incerti - ha evidenziato il giudice del Tribunale ai due testi - lo dovete a me perché io dovrò prendere una decisione importante e questo mi porterà a non dormire il giorno in cui dovrò decidere. È anche una forma di rispetto per le vittime di questo crollo, ci vuole serietà, un testimone tecnico non può avere indecisioni. Dovevate essere come orologi svizzeri, come fulmini, ci sono morti che attendono giustizia, lo capite?".

Uno dei due testi per queste ragioni è stato invitato a presentarsi alla prossima udienza del processo.

L’udienza di stamane ha visto sfilare oltre ai due tecnici che per conto della società "Collabora Engineering" avevano redatto la scheda di vulnerabilità sismica del Convitto nazionale, anche due educatori dell’istituto: Luigi Pontecorvi e Giancarlo Sfarra. Entrambi i testimoni della difesa, hanno evidenziato di non aver mai riscontrato crepe e lesioni nell’edificio ma solo una piccola infiltrazione di acqua nel corridoio.

Sfarra ha raccontato dal canto suo anche della caduta di alcuni piccoli pezzi di intonaco. Anche Gianfranco Falasca, geometra che sempre per conto della "Collabora Engineering" aveva avuto il compito di redigere una scheda sul rispetto della legge "626" (sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’edificio, ha raccontato di non aver notato alcuna crepa.

Testimonianze contraria a quella di Evandro Di Francesco, ex capo area del settore Edilizia scolastica della Provincia dell’Aquila il quale senza mezzi termini ha parlato della necessità di realizzare nel plesso scolastico fondazioni nuove.

"Il Convitto - ha detto in aula il testimone - aveva nel di sotto un’armeria, giù era il vuoto assoluto, occorreva un importante consolidamento statico, la struttura era precaria".

Infine è stato ascoltato l’ex dirigente del settore edilizia scolastica della provincia dell’Aquila, l’ingegnere Francesco Bonanni il quale ha raccontato delle difficoltà di reperimento delle somme necessarie per poter effettuare sul plesso scolastico i lavori di messa in sicurezza.

Bonanni ha infine scagionato, dal proprio punto di vista, le contestazioni che l’accusa ha mosso all’imputato Vincenzo Mazzotta. "Non poteva disporre lui i lavori di consolidamento".



16 Dicembre 2011 - 16:14 - © RIPRODUZIONE RISERVATA


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