Ottimo articolo, perche’ cerca di portare il
dibattito su un livello razionale e non fideistico del tipo: nucleare buono/
cattivo.
Ci sono molte altre considerazioni che si possono
aggiungere, ma non e’ il caso qui di fare un trattato.
C’e’ pero’ un aspetto che io considero molto
importante, altrettanto di quello della crescita/decrescita a cui e’ connesso,
ed e’ quello dell’accentramento del potere decisonale.
Il caso Fukushima non dimostra soltanto che i
giapponesi hanno fatto male a fidarsi dei loro dirigenti, dimostra anche che
quel che fanno i dirigenti della TEPCO giapponese riguarda il mondo intero,
perche’ un disastro ambientale e’ un delitto contro l’umanita’.
In un mondo sovrapopolato che utilizza produzioni
energetiche pericolose e certamente dannose per l’ambiente, io sono costretto,
malgrado i miei ideali libertari, a desiderare un ordine mondiale gestito da un
potere sovranazionale, quindi ancor meno controllabile dal basso di quanto lo
siano i poteri nazionali.
Questo e’ il paradosso: io potrei accettare
l’industria nucleare se potessi fidarmi di chi deve fare scelte importanti per
la mia sicurezza e per la salute delle prossime generazioni, pero’ i rischi di scelte incaute sono
internazionali e intergenerazionali, cioe’ due volte globali, e la
globalizzazione allontana i decisori da chi vorrebbe controllarli.
Non e’ l’atomo che e’ antidemocratico, e’ la
dimensione dell’organizzazione: io posso augurami che i sudditi di un piccolo
califfato diventino i soggetti di una democrazia, ma ho grosse difficolta’
soltanto ad immaginarlo in una dimensione cinese. Per una dimensione mondiale
non so neanche provarci.
Geri Steve