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Commento di Pier Luigi Impedovo

su Risveglio a Salò. Cronaca di un'assenza in un Paese senza memoria


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Pier Luigi Impedovo Pier Luigi Impedovo 15 novembre 2010 15:02

Probabilmente Pasolini oggi risponderebbe così:

Io so i nomi dei responsabili di questo che non viene chiamato Golpe e che, di fatto, lo è.

Io so e conosco le connivenze e le colpe di quello che oggi viene chiamato Partito Democratico.

Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Capaci, di Via D’amelio, di Via dei Georgofili, di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.

Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato e manovra sia i vecchi poteri occulti, sia i servizi segreti e sia gli esecutori materiali di tutte queste stragi.

Io so i nomi di chi ha ucciso il Sindaco Vassallo mentre il giorno prima Fassino invitava Schifani ad un dibattito pubblico alla festa del suo partito chiamando squadristi i contestatori.

Io so i nomi di coloro che per decenni si sono spacciati per servitori dello stato tradendo i veri servitori e, contribuendo al loro isolamento, li hanno uccisi.

Io so i nomi di coloro che oggi piangono come eroi i giudici che loro stessi hanno contribuito ad uccidere e ad emarginare scendendo a patti con l’antistato. Io riconosco le loro prestigiose carriere che i veri servitori non hanno mai fatto.

Io so i nomi di coloro che spacciandosi per riformatori liberali, oltre a dare protezione politica a vecchi generali e funzionari per assicurarsi l’organizzazione di un potenziale colpo di stato, hanno avuto mano libera per devastare le coscienze di tre generazioni senza che nessuno deliberatamente si opponesse.

Io so i nomi di chi gli ha consentito tutto questo minimizzando il problema e assecondando la deriva propagandistica del regime.

Io so quanto sia stato utile propagandare il pericolo comunista mentre il liberismo italiano si era già trasformato, dalle privatizzazioni del 1992, volute fortemente dalla destra e dalla sinistra,  in un accaparramento dei beni degli italiani nelle mani di poche famiglie.

Io so i nomi di coloro che si sono appropriati senza quattrini degli aeroporti, delle ferrovie, delle più grandi aziende agricole italiane (destinate a diventare terreno lottizzato da vendere a se stessi), delle autostrade e dei suoi servizi, delle infrastrutture più importanti, delle banche, dell’energia, delle aziende pubbliche di telecomunicazione, dell’informazione, dell’acqua pubblica e degli acquedotti, delle frequenze televisive  scaricando tutti i debiti sui canoni e sulle tariffe pagate dagli utenti.

Io so cosa sono e a cosa servono le scatole cinesi .

Io so perché c’è impunità per i potenti e rigorosa esecuzione della pena per i deboli. Io so perché i reati finanziari che sono quelli che ledono maggiormente la società non sono più reato.

Io so dove sono finiti i soldi della mafia e dei grandi riciclatori di capitale, io so perché c’è lo scudo fiscale e perché non si persegue un’evasione che supera i 140 miliardi l’anno.

Io so dove ci porterà il nostro debito pubblico che ha superato i 1840 miliardi mentre si spaccia la nostra politica economica per equa e rigorosa.

Io so perché oggi è possibile usare indiscriminatamente la cassa integrazione e minacciare di trasferire le aziende produttive all’estero se non si rinuncia a priori ai diritti acquisiti, senza che ne consegua una rivolta sociale.

Io so perchè persone serie e importanti favoriscono personaggi comici come l’ex ministro Scajola o Bertolaso o Verdini o Carboni e a tutte le cricche e quei “pensionati sfigati” che prosperano e tramano all’ombra del potere.

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro alla pianificata distruzione devastante delle coscienze operata tramite trent’anni di analfabetizzazione mediatica. E so perché chi avrebbe dovuto vigilare glielo abbia consentito assumendosi una responsabilità ben superiore di coloro che hanno attuato il piano.

Io so che uso si fa della parola libertà. Del liberismo e del liberalismo.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so non perché sono un intellettuale, ma perché sono un lettore attento che cerca di capire quale sia il filo di ciò che succede, che dubita prima di credere, che serba ancora una coscienza e una morale, che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò potrebbe, anzi dovrebbe assolutamente essere implicito al mestiere di giornalista o scrittore, ma potrebbe essere implicito anche al semplice mestiere di cittadino che difende la propria libertà.

Credo inoltre che molti altri intellettuali, giornalisti e romanzieri sappiano ciò che so io. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1994 non è poi così difficile...


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