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Risveglio a Salò. Cronaca di un’assenza in un Paese senza memoria

Ci manca, enormemente, Pier Paolo Pasolini. Ci manca la sua lucida critica, la sua visione chiara e tagliente della nostra società. Ci manca il suo saper capire spietatamente le cose e descriverle. Rendere comprensibile quello che accade in questo Paese allo sbando, minuziosamente. Capendo il tempo in cui si vive e anticipando quello che accadrà. Cosa direbbe oggi Pasolini osservando il tracollo del berlusconismo? Come descriverebbe la fine del potere dell’uomo di Arcore, illuminato come un centro commerciale, falso come un tarocco esposto in una vetrina?

Esterefatti guardiamo questo nostro pezzo di storia scivolare verso il nulla. Fra scandali, feste, orgette, anziani libertini a caccia di ragazzine, servi sempre pronti a servire, a inchinarsi e obbedire. Ci stupiamo della sfrontatezza del potere, di imprenditori che non fanno impresa, di politici che si dedicano alla vanità, di intellettuali, presunti, che si offrono al migliore offerente. Sta cadendo Berlusconi, ma non il berlusconismo. Cade di schianto come un ubriaco. Nel lusso pacchiano di chi sa di potersi permettere tutto, anche l’impossibile. Perché compra quel poco che resta. Compra cose, idee persone, corpi.
Cosa direbbe oggi Pier Paolo ascoltando un ministro dell’Interno fornire una versione se non tarocca quantomeno parziale, incompleta, di una notte di impazzimento istituzionale? Cosa direbbe delle telefonate del premier in questura per far “sparire” al più presto da quelle stanze una ragazza di 17 anni frequentatrice delle sue feste? Cosa direbbe nel vedere un magistrato costretto a convocare i giornalisti per smentire un ministro?

Rimane un sapore amaro in bocca leggendo le cronache di questi novelli 100 giorni di Sodoma. A osservare i fiumi di fango che straripano dai media utilizzati come armi. A vedere la fuga di questi fedelissimi al leader che vedendolo scivolare nel baratro farebbero di tutto pur salvare la pelle. Anche negando di averlo servito.

Rileggo i verbali e gli atti dell’inchiesta sulla “cricca” e poi quelli sulla cosiddetta P3. Se fossi Licio Gelli li querelerei questi neofiti dell’associazione segreta. Al confronto di quello che emerge da queste inchieste, prontamente svanite dall’attenzione pubblica, la loggia P2 sembra una onlus. E Licio Gelli, appunto, un brav’uomo.

Come commenterebbe Pasolini la notizia dell’ex direttore del Sisde a capo della Protezione civile? Possibili che nessuno si scandalizzi, faccia domande? Proprio alla luce di quello che è diventata la protezione civile sotto il regno di Bertolaso i dubbi e le domande dovrebbero sorgere naturali. E invece nulla. Come nulla accade anche davanti a alluvioni che in Veneto, Campania e Calabria potevano essere facilmente prevenute. Come nulla accade davanti al nostro patrimonio artistico e culturale che frana, si sgretola. Come nulla accade, ancora una volta, a L’Aquila, da mesi abbandonata, senza fondi, senza risorse, senza attenzione. Perché non si può ammettere che si è abbandonato un pezzo del Paese dopo aver speculato sulle loro spalle, sul loro dolore, sui loro lutti. E nulla accade in Campania, dove l’emergenza rifiuti è diventata un modo di vivere. Dove il potere si manifesta con teste rotte e rivolta di popolo. Come a Brescia, terra di evasori, come dimostrano le recenti indagini della Guardia di Finanza, dove si bastona chi chiede di risarcire con un atto di giustizia quei lavoratori stranieri truffati da persone per bene. Italiani brava gente.

Tutto questo è accessorio e marginale nell’orgia finale del potere. Mentre altri poteri, forse più rassicuranti ma non meno terribili si preparano a prenderne il posto.

Ci manca Pasolini. In questo momento di sbandamento. In questa attesa. Proprio ora che temiamo di essere trascinati anche noi, quel poco che resta della nostra comunità, nel baratro della caduta di Berlusconi.

Ci manca quando vediamo le gru dell’Expo di Milano tirare su la scenografia padana dell’inutilità foraggiando la ‘ndrangheta con fiumi di denaro. Quando emergono verità inconfessabili sulle stragi di mafia del biennio 1992 e 1993. Quando i cronisti calabresi, e non solo loro, si trovano a rischiare la vita per raccontare frammenti di verità. Quando si forniscono scorte a lenoni elargitori all’ingrosso di ragazze in vendita e pronti a soddisfare i desideri e i vizi dell’imperatore e della sua corte. Quando quelle stesse scorte si negano a testimoni di giustizia, magistrati, giornalisti e politici coraggiosi sotto minaccia.
“Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia – scriveva Pasolini il 14 novembre del 1974-. 

All’intellettuale – profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana – si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al “tradimento dei chierici” è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere”. Ci manca.

Articolo uscito su Gli Italiani

Commenti all'articolo

  • Di Pier Luigi Impedovo (---.---.---.162) 15 novembre 2010 15:02
    Pier Luigi Impedovo

    Probabilmente Pasolini oggi risponderebbe così:

    Io so i nomi dei responsabili di questo che non viene chiamato Golpe e che, di fatto, lo è.

    Io so e conosco le connivenze e le colpe di quello che oggi viene chiamato Partito Democratico.

    Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Capaci, di Via D’amelio, di Via dei Georgofili, di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.

    Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato e manovra sia i vecchi poteri occulti, sia i servizi segreti e sia gli esecutori materiali di tutte queste stragi.

    Io so i nomi di chi ha ucciso il Sindaco Vassallo mentre il giorno prima Fassino invitava Schifani ad un dibattito pubblico alla festa del suo partito chiamando squadristi i contestatori.

    Io so i nomi di coloro che per decenni si sono spacciati per servitori dello stato tradendo i veri servitori e, contribuendo al loro isolamento, li hanno uccisi.

    Io so i nomi di coloro che oggi piangono come eroi i giudici che loro stessi hanno contribuito ad uccidere e ad emarginare scendendo a patti con l’antistato. Io riconosco le loro prestigiose carriere che i veri servitori non hanno mai fatto.

    Io so i nomi di coloro che spacciandosi per riformatori liberali, oltre a dare protezione politica a vecchi generali e funzionari per assicurarsi l’organizzazione di un potenziale colpo di stato, hanno avuto mano libera per devastare le coscienze di tre generazioni senza che nessuno deliberatamente si opponesse.

    Io so i nomi di chi gli ha consentito tutto questo minimizzando il problema e assecondando la deriva propagandistica del regime.

    Io so quanto sia stato utile propagandare il pericolo comunista mentre il liberismo italiano si era già trasformato, dalle privatizzazioni del 1992, volute fortemente dalla destra e dalla sinistra,  in un accaparramento dei beni degli italiani nelle mani di poche famiglie.

    Io so i nomi di coloro che si sono appropriati senza quattrini degli aeroporti, delle ferrovie, delle più grandi aziende agricole italiane (destinate a diventare terreno lottizzato da vendere a se stessi), delle autostrade e dei suoi servizi, delle infrastrutture più importanti, delle banche, dell’energia, delle aziende pubbliche di telecomunicazione, dell’informazione, dell’acqua pubblica e degli acquedotti, delle frequenze televisive  scaricando tutti i debiti sui canoni e sulle tariffe pagate dagli utenti.

    Io so cosa sono e a cosa servono le scatole cinesi .

    Io so perché c’è impunità per i potenti e rigorosa esecuzione della pena per i deboli. Io so perché i reati finanziari che sono quelli che ledono maggiormente la società non sono più reato.

    Io so dove sono finiti i soldi della mafia e dei grandi riciclatori di capitale, io so perché c’è lo scudo fiscale e perché non si persegue un’evasione che supera i 140 miliardi l’anno.

    Io so dove ci porterà il nostro debito pubblico che ha superato i 1840 miliardi mentre si spaccia la nostra politica economica per equa e rigorosa.

    Io so perché oggi è possibile usare indiscriminatamente la cassa integrazione e minacciare di trasferire le aziende produttive all’estero se non si rinuncia a priori ai diritti acquisiti, senza che ne consegua una rivolta sociale.

    Io so perchè persone serie e importanti favoriscono personaggi comici come l’ex ministro Scajola o Bertolaso o Verdini o Carboni e a tutte le cricche e quei “pensionati sfigati” che prosperano e tramano all’ombra del potere.

    Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro alla pianificata distruzione devastante delle coscienze operata tramite trent’anni di analfabetizzazione mediatica. E so perché chi avrebbe dovuto vigilare glielo abbia consentito assumendosi una responsabilità ben superiore di coloro che hanno attuato il piano.

    Io so che uso si fa della parola libertà. Del liberismo e del liberalismo.

    Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

    Io so non perché sono un intellettuale, ma perché sono un lettore attento che cerca di capire quale sia il filo di ciò che succede, che dubita prima di credere, che serba ancora una coscienza e una morale, che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò potrebbe, anzi dovrebbe assolutamente essere implicito al mestiere di giornalista o scrittore, ma potrebbe essere implicito anche al semplice mestiere di cittadino che difende la propria libertà.

    Credo inoltre che molti altri intellettuali, giornalisti e romanzieri sappiano ciò che so io. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1994 non è poi così difficile...

  • Di Pier Luigi Impedovo (---.---.---.162) 15 novembre 2010 15:06
    Pier Luigi Impedovo

    Probabilmente Pasolini oggi risponderebbe così:

    Io so i nomi dei responsabili di questo che non viene chiamato Golpe e che, di fatto, lo è.

    Io so e conosco le connivenze e le colpe di quello che oggi viene chiamato Partito Democratico.

    Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Capaci, di Via D’amelio, di Via dei Georgofili, di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.

    Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato e manovra sia i vecchi poteri occulti, sia i servizi segreti e sia gli esecutori materiali di tutte queste stragi.

    Io so i nomi di chi ha ucciso il Sindaco Vassallo mentre il giorno prima Fassino invitava Schifani ad un dibattito pubblico alla festa del suo partito chiamando squadristi i contestatori.

    Io so i nomi di coloro che per decenni si sono spacciati per servitori dello stato tradendo i veri servitori e, contribuendo al loro isolamento, li hanno uccisi.

    Io so i nomi di coloro che oggi piangono come eroi i giudici che loro stessi hanno contribuito ad uccidere e ad emarginare scendendo a patti con l’antistato. Io riconosco le loro prestigiose carriere che i veri servitori non hanno mai fatto.

    Io so i nomi di coloro che spacciandosi per riformatori liberali, oltre a dare protezione politica a vecchi generali e funzionari per assicurarsi l’organizzazione di un potenziale colpo di stato, hanno avuto mano libera per devastare le coscienze di tre generazioni senza che nessuno deliberatamente si opponesse.

    Io so i nomi di chi gli ha consentito tutto questo minimizzando il problema e assecondando la deriva propagandistica del regime.

    Io so quanto sia stato utile propagandare il pericolo comunista mentre il liberismo italiano si era già trasformato, dalle privatizzazioni del 1992, volute fortemente dalla destra e dalla sinistra,  in un accaparramento dei beni degli italiani nelle mani di poche famiglie.

    Io so i nomi di coloro che si sono appropriati senza quattrini degli aeroporti, delle ferrovie, delle più grandi aziende agricole italiane (destinate a diventare terreno lottizzato da vendere a se stessi), delle autostrade e dei suoi servizi, delle infrastrutture più importanti, delle banche, dell’energia, delle aziende pubbliche di telecomunicazione, dell’informazione, dell’acqua pubblica e degli acquedotti, delle frequenze televisive  scaricando tutti i debiti sui canoni e sulle tariffe pagate dagli utenti.

    Io so cosa sono e a cosa servono le scatole cinesi .

    Io so perché c’è impunità per i potenti e rigorosa esecuzione della pena per i deboli. Io so perché i reati finanziari che sono quelli che ledono maggiormente la società non sono più reato.

    Io so dove sono finiti i soldi della mafia e dei grandi riciclatori di capitale, io so perché c’è lo scudo fiscale e perché non si persegue un’evasione che supera i 140 miliardi l’anno.

    Io so dove ci porterà il nostro debito pubblico che ha superato i 1840 miliardi mentre si spaccia la nostra politica economica per equa e rigorosa.

    Io so perché oggi è possibile usare indiscriminatamente la cassa integrazione e minacciare di trasferire le aziende produttive all’estero se non si rinuncia a priori ai diritti acquisiti, senza che ne consegua una rivolta sociale.

    Io so perchè persone serie e importanti favoriscono personaggi comici come l’ex ministro Scajola o Bertolaso o Verdini o Carboni e a tutte le cricche e quei “pensionati sfigati” che prosperano e tramano all’ombra del potere.

    Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro alla pianificata distruzione devastante delle coscienze operata tramite trent’anni di analfabetizzazione mediatica. E so perché chi avrebbe dovuto vigilare glielo abbia consentito assumendosi una responsabilità ben superiore di coloro che hanno attuato il piano.

    Io so che uso si fa della parola libertà. Del liberismo e del liberalismo.

    Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

    Io so non perché sono un intellettuale, ma perché sono un lettore attento che cerca di capire quale sia il filo di ciò che succede, che dubita prima di credere, che serba ancora una coscienza e una morale, che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò potrebbe, anzi dovrebbe assolutamente essere implicito al mestiere di giornalista o scrittore, ma potrebbe essere implicito anche al semplice mestiere di cittadino che difende la propria libertà.

    Credo inoltre che molti altri intellettuali, giornalisti e romanzieri sappiano ciò che so io. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1994 non è poi così difficile...

  • Di Renzo Riva (---.---.---.249) 16 novembre 2010 00:35
    Renzo Riva

    Possibile che fra sessanta milioni di teste, italiane i non, fra i quali ci sono anche il 3% di omosessuali, non ce ne sia una almeno pari al 50% di PPP?
    Chissà se la morte li carpirà da vivi!

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