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Commento di Pietro Orsatti

su Lettera a Beppe Grillo


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Pietro Orsatti 21 settembre 2008 09:58

Finalmente un ragionamento. Quindi ragioniamo. La lettera a Grillo nasce come atto di satira e di disagio. Dici, in poche parole: perché prendersela con Grillo quando il "male" è da tutt’altra parte? In realtà non ce la prendiamo con Grillo, ma nel fenomeno in cui la sua esperienza si è trasformata. Mi spiego meglio. Quello che rappresenta e ha rappresentato Grillo è formidabile. Per me il problema non è lui, non è il suo progetto, non sono le sue battaglie (su alcune mi trova totalmente concorde, su altre dubbioso e su altre ancora non ci sto).

Per me il problema è in quello che il fenomeno dei "grillini" (nota bene grillini e non Grillo, la definizione è importante per me) si è trasformato. Grillo lo seguo dai tempi degli interventi alle marce di Quarrata, da quando si ragionava a Porto Alegre di liste civiche con pezzi della Rete di Lilliput, il suo Blog ha dimostrato quanta voglia ci fosse di voci "altre". Il problema risiede tutto nell’uso che Grillo e i grillini hanno fatto dei media facendo finta di snobbarli. Si tratta di una sofisticata strategia di comunicazione mirata con precisione alla distorsione qualitativa del mercato dell’informazione italiano. Il web viene utilizzato, certo, ma soprattutto ci si affida a quello che si riesce a confezionare per il mercato di giornali/radio/televisioni. E si saturano sia la rete che i pochi spazi rimasti sui media tradizionali.

Grillo (e i grillini) hanno quasi creato un monopolio della critica, utilizzando "il personaggio Grillo", l’attore Grillo. Si dice di voler attaccare il sistema dei partiti e si crea nei fatti "un partitino" (fra l’altro molto chiuso e settario). Si dice di voler combattere il sistema delle censure e dei monopoli nell’informazione e contemporaneamente si crea un monopolio "degli amici di grillo" (gruppo auto-patentato di giornalisti mediatici). Ma quello che mi ha lasciato davvero perplesso spno state le "liste di proscrizione" con tanto di marchio (servi) a chi non faceva abiura e si prostrava davanti al nuovo Savonarola. E lo stile, e la tattica, si è spalmato nell’azione delle tante operazioni grilline sul territorio. Vogliamo ricordare gli attacchi a antimafia e racket (non ai mafiosi e alla politica deviata) fatti dalla candidata grillina Sonia Alfano (ospite fissa da Santoro)? Ero a Palermo per documentare i brogli durante il voto in quei giorni. E ne ho visti gli effetti in diretta. Persone e gruppi delegittimati, confusione, sconcerto. Risultato? L’opposizione a Lombardo scomparsa e frantumata e un via libera alla parte peggiore dei democratici che, guarda caso, ora governano molti comuni a braccetto con l’Udc di Cuffaro. Il caso degli attacchi a 360 gradi della Alfano (in cui non si capiva più se Don Ciotti fosse socio in affari di Cuffaro o Rita Borsellino una cugina di Provenzano) era ed è sotto gli occhi di tutti, ma non c’è stato nessun intervento (soprattutto pubblico) da parte di Grillo o dei grillini. Era più importanti "raccattare" qualche migliaio di voti? Quale sarebbe la differenza, la distanza, dall’usuale modo italiota di fare politica? Potrei farti altri esempi ancora più precisi, ma quello siciliano mi sembra già abbastanza.

Da qui l’invito a Grillo di farsi da parte per qualche mese, per fare chiarezza anche su quello che è diventato il suo movimento in molti posti d’Italia. Proprio perché penso che Grillo e il suo movimento rappresentino davvero qualcosa di potenzialmente nuovo e importante. E per dare tempo, e sarebbe ora, che questo movimento decida e si cerchi i propri rappresentanti attraverso un processo di discussione e di democrazia e non attraverso la nomina imperiale del leader in streaming. Penso che farebbe bene a Grillo, al suo movimento, alla libertà di informazione e di opinione in genere.


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