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Commento di

su Luttazzi copia e Mediaset affonda e gongola


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23 settembre 2010 13:01

Cara Gloria,

dopo qualche botta e risposta ecco che finalmente posso apprezzare meglio alcuni spunti di quanto voleva affermare fin da principio. Forse la parola "retropensiero" che lei ha usato nell’ultima considerazione mi ha "illuminato", per quanto i concetti che lei voleva esprimere fossero già chiari da principio.

Sì, forse ragionando con maggiore lucidità il pericolo di un "retropensiero" è reale. Per di più, l’analisi a posteriori che si potrebbe fare sull’operato di Luttazzi sarebbe completamente errata e depistante. Un conto sono i motivi che lo allontanarono dalla Rai, altri sono quelli che concernono la sua vita artistica nei teatri e nelle piazze nelle quali il comico si esibisce.

In questo senso, capisco di più un’eventuale difesa di Luttazzi, ma attenzione a non voler mettere troppo "le mani avanti": nessuno per il momento ha realmente portato avanti un vero e proprio "retopensiero", da quanto vedo e ascolto.

Pur trovando maggiore vicinanza col suo pensiero su questo caso, Gloria, resto fermamente convinto di una cosa: cerchiamo di evitare di passare per "tifosi". Fino al giorno in cui il sig. Luttazzi non avrà SERIAMENTE chiarito la sua posizione (anche se la linea da lui tenuta è ormai chiara, ovvero tentativo di depistare e glissare), il fatto di trovarsi vicino alle sue idee in materia politica non deve far abbassare la guardia del "giudizio" in merito al suo operato.

La parola giudizio è volutamente tra virgolette: fino a prova contraria, soltanto a Dio è concesso giudicare, mentre noi possiamo "giudicare" nell’accezione critica del termine, senza scendere nel merito del valore di una persona.

Amo sempre ricordare, quando mi avventuro in chiacchierate come questa, che è opportuno contestualizzare correttamente: particolare che spesso sfugge. 

Nel caso-Luttazzi, la contestualizzazione riguarda proprio la professione del sig. in questione, che fino a prova contraria non è un politico, non è un giornalista, non è uomo di informazione: è un comico. Più genericamente, è un uomo di spettacolo.

Ecco, quando si comprende a pieno questa dimensione, il discorso a mio avviso scivola su binari più dolci, più corretti, più coerenti. Come uomo di spettacolo, Daniele Luttazzi deve essere valutato soprattutto in base ai riscontri col pubblico e alla forza della sua vis comica. Il "problema" di una certa categoria di comici, tra i quali ascrivo anche Beppe Grillo, è quello di strutturare gran parte del proprio repertorio su posizioni personali, di critica e di denuncia, che necessariamente vanno a "invadere" una loro parte privata. Mi spiego meglio. Un Diego Abatantuono, un Lino Banfi, un Paolo Villaggio, un Renato Pozzetto (per citarne soltanto alcuni a scopo esemplificativo) pur presentando personaggi e macchiette con intenti anche caricaturali, e a volte anche per porre l’accento su "difetti" e storture dei nostri anni, sono sempre rimasti "separati" rispetto a quanto rappresentavano: da una parte loro come uomini di spettacolo, dall’altra loro come persone comuni.
I personaggi alla Luttazzi (avvicinerei a lui i vari Beppe Grillo, Dario Fo e il Roberto Benigni dei primi tempi, così a memoria) basano il successo delle loro performance artistiche su elementi che troppo concernono la loro sfera privata, il loro modo di pensare, le loro battaglie di tutti i giorni. E’ normale, a questo punto, che essi per primi dovrebbero presentare un modello che si elevi da quanto loro stessi denunciano. Ed è altresì evidenti che il "tradimento" che essi possono provocare con battute malriuscite, o, peggio ancora, con atteggiamenti incoerenti è quadruplicato.
La vita professionale e artistica di Luttazzi è, per quanto mi riguarda, profondamente segnata da questo grave episodio di incoerenza personale, oltre che dal fatto, molto più pratico, che un terzo delle battute che hanno in me provocato grandi risate sono state pensate e recitate da altri.

Relegando quindi il discorso sul mero aspetto artistico, senza voler "fare la pelle" a nessuno in senso morale, trovo che Daniele Luttazzi, a questo punto della carriera, sia un comico assolutamente da ridimensionare.

Quanto a Le Iene (giusto per chiudere), che dire: fanno il loro lavoro.
Certo, forse non andranno mai dal loro capo a porre domande scomode, ma il risultato del loro operato artistico (perchè anche in questo caso si parla di uomini di spettacolo) è buono. Fanno ridere, e al contempo sollevano questioni che spesso, anche se post-datate, cadono nel dimenticatoio. Non si può chiedere loro di passare al setaccio ogni aspetto della vita socio-economico-culturale del Paese: è sufficiente, a mio avviso, che continuino a gettare qualche sassolino nello stagno, magari facendoci sorridere e facendoci venire voglia di scrivere lunghi ed estenuanti messaggi su Internet.......

Un saluto,
Carlo

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