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Commento di Paolo Calabrò

su In difesa di Pontifex


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Paolo Calabrò Paolo Calabrò 1 settembre 2010 15:01

Caro Mazzetta,
mi dispiace che l’espressione “trattamento Boffo” ti abbia offeso; essa aveva un ruolo esplicativo, non offensivo, ma mi scuso comunque per l’effetto che mio malgrado ha avuto. Precisando inoltre che non ho mai pensato né inteso sostenere che tu mentissi in alcun modo.
Ritengo che il privato di un cittadino, anche quando viene messo in pubblico - e su internet (in particolare sui social network) è più facile di quanto si creda - resti qualcosa che sostanzialmente non c’entra con l’informazione. I reati sono reati (ma qui i giornalisti cedono il passo ai magistrati). Ciò che volevo dire è: le cose dette da Di Pietro non dovrebbero basarsi sulla autorevolezza di Di Pietro (che dopotutto non è certo Cacciari), ma sulla loro bontà intrinseca, che va vagliata nel merito. Se le argomentazioni di Pontifex sono valide, l’ipocrisia di chi le enuncia non potrà inficiarle; se esse non sono valide, viceversa, non dipenderà dalla coerenza di chi le enuncia (ma dalla loro, appunto, mancanza di validità).
Tu hai operato uno slittamento sul piano personale che non saprei nemmeno definire illegittimo, forse ne farei più una questione di stile. E forse, se non fossimo nell’epoca appunto dei “trattamenti Boffo” veri, nemmeno mi sarebbe venuto in mente di spezzare una lancia a favore di Pontifex. Pontifex è un organo di informazione che si propone di diffondere una certa visione del cattolicesimo romano: tali contenuti andrebbero valutati rispetto al Magistero di Roma, non rispetto alle occupazioni di chi li scrive. Le quali a mio avviso non c’entrano. Anche potendo dimostrare l’ipocrisia di chi parla, ebbene, questa cambierebbe poco o niente di ciò che dice.
Se un politico che opera attivamente per i “buoni costumi” viene beccato ad organizzare orge, è giusto che si dimetta. Non così una persona che esprima semplicemente una sua convinzione. Si chiudano giustamente i giornali che delinquono o istigano alla delinquenza. Non è il caso di Pontifex.
A proposito dello sprecare tempo per discutere con loro nel merito, è proprio questo il punto: su tutto, io rifiuto l’idea di tagliare i ponti “perché noi abbiamo ragione e loro torto e basta”. Leggi questa loro affermazione: «penso che con quella gente [i musulmani] ogni tentativo di dialogo sia tempo perso e inutile. Loro, per natura e per la vocazione violenta della loro religione, non si convertiranno mai». È probabilmente una di quelle frasi che non piacciono ai critici di Pontifex. Ora leggi la tua: «discuti pure con loro del merito, nessuno ti impedisce di sprecare il tuo tempo con il gruppetto di ballisti e furbetti che sono». Credo che così non si vada da nessuna parte.
Essere tolleranti con chi nega la tolleranza non solo si può, ma aggiungerei che si deve; l’alternativa è promuovere ciò che si aborre (l’intolleranza).
Un caro saluto


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