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Commento di carlo aragonese

su La statuetta comunista


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carlo aragonese carlo aragonese 14 dicembre 2009 20:52

siamo d’accordo Pint: la maggioranza specula sull’attentato, non sarò certo io a non ammetterlo. Ma sarà forse che io non sono schierato politicamente con nessuno, che questo rimballo di responsabilità da una parte e dall’altra non mi raggiunge: io "vedo" solo l’attentato in quanto violenza. Cioé: poteva essere D’Alema o Di Pietro l’aggredito, che per me era uguale. Per questo mi riesce difficile capire certi commenti: che minchia c’entra la politica quando si aggredisce una persona in quel modo barbaro e solo perché ha detto delle cose in un comizio? Qualcuno ha scritto di "leggere ferite" riportate sul volto di Berlusconi: ma le ferite, si sa, quando stanno sulla facce degli altri sono sempre... leggere. Questo modo di riportare le cose o di commentare non mi trova d’accordo e, anzi, mi infastidisce: qui più che cultura c’è lo sfoggio di se stessi e il tentativo di prevaricazione. Se analizziamo il comportamento di Di Pietro negli ultimi tempi ci sarebbe molto da dire. Altro che cavaliere della tavola rotonda, io userei la fisiognomica: perché già dalla sua espressione e dalla sua gestualità mi riporta a certa mafiosità conclamata. M’è rimasto in testa, per dirtene una, il gesto spocchioso quando, interrogando Craxi, si toglieva la toga. Un atteggiamento, quello di Di Pietro, che ha del mafioso: e lo dico da siciliano, con la mafia sul collo. Qui non ci sono santi ma solo diavoli. Poi lo squilibrato mentale... vabbè. Vorrei sapere chi sono i sani in questa vita, laddove evidenti segni di isterismo collettivo sono sotto gli occhi di tutti. Ma con ciò che senso ha parlare delle colpe laddove si dovrebbe condannare la violenza? Così andiamo verso la stupidità più bieca, altro che rivoluzione del tubo. 


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