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su Boffo, Gesù e la Maddalena


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16 ottobre 2009 13:39
Gesù non voleva o non poteva peccare?
Riferimento: Gesù non voleva o non poteva peccare?
San Tommaso d’Aquino affronta la questione nell’articolo 15 della parte III della Summa Theologiae.

Questa in sintesi la risposta del Doctor angelicus:

- Anche se Cristo è stato tentato dal demonio (art. 1) Egli «non assunse in nessun modo la miseria del peccato né originale né attuale» (art. 1, s.c.). E di questo eravamo certi già in precedenza.

- L’Aquinate insegna anche che «in Cristo non c’era il fomite del peccato» dato che «lo Spirito Santo esclude il peccato e l’inclinazione al peccato, implicita nel termine fomite» (art. 2, s.c.).
Per «fomite del peccato» si intende l’«inclinazione dell’appetito sensitivo a oggetti che sono contro la ragione» (art. 2, s.c.), la «ricerca del piacere fuori dell’ordine razionale» (art. 2, a. 2).
La terza soluzione delle difficoltà proposta da san Tommaso mi sembra risolutiva del quesito posto da Solennio: «Una certa fortezza lo spirito la dimostra resistendo alla concupiscenza della carne quando gli si oppone, ma esso dimostra una fortezza maggiore quando la reprime totalmente così da eliminarne le brame disordinate. Questa era appunto la condizione di Cristo, il cui spirito aveva raggiunto il sommo grado della fortezza. E sebbene egli non abbia dovuto sostenere il combattimento inferiore del fomite, subì però la lotta esterna del mondo e del diavolo, trionfando dei quali meritò la corona della vittoria» (art. 2, a. 3).

Consiglio vivamente, qualora fosse possibile, la consultazione della Summa. È assai raro vi siano questioni analoghe non affrontate da san Tommaso.
__________________
PROVA: A) - dalla Scrittura: ci consta che Gesù fu 1) immune dal peccato originale: «Quello che
nascerà da te Santo, si chiamerà il Figlio di Dio» (Lc. 1,35).
2) fu immune dal peccato attuale: «Le cose che piacciono a Lui, faccio sempre» (Gv. 8,29). Fare
ciò che vuole il Padre, significa eseguire la sua volontà e non trasgredirla. Per cui Gesù poteva ripetere:
«Chi di voi mi potrà incolpare di peccato?» (Gv. 8, 46). S. Paolo dirà che è «Pontefice santo, innocente,
senza macchia, segregato dai peccatori» (Ebr. 4,15) e S. Pietro: «Che non fece peccato nè si è trovato
inganno nella sua bocca» (1, Pt. 2,22). Tutti questi passi ed altri ancora ci dicono la sua «impeccanza» e al
tempo stesso ci fanno intuire che oltre a essere di fatto immune dal peccato, era immune anche dalla
possibilità di peccare.
B) - dai Padri. S. Ippolito (Contra Noet. 17): «È stato fatto ciò che l’uomo è, eccetto il peccato».
S. Cirillo di Alessandria (In Joan. 8, 29): «Ha avuto in sorte l’esimia prerogativa della natura divina e cioè
di non poter peccare».
C) – ragione teologica. Qualunque peccato o anche la semplice possibilità di peccare, costituisce
l’uomo peccatore. Ma la Persona di Cristo, essendo divina non può essere di un peccatore. Dunque in
Cristo non fu né poteva essere il peccato.
Mentre gli Scotisti pongono la ragione della impeccabilità del Cristo nella visione intuitiva (chi
véde Dio non può non amarlo come supremo bene), S. Tommaso e la maggioranza dei Teologi la pongono
nel fatto della Unione Ipostatica. Il merito o demerito delle azioni dipende e ridonda nella persona:
perciò Cristo, essendo Dio non poteva commettere peccato.
Per questo Cristo fu immune anche da ogni imperfezione morale e da ogni moto disordinato
della concupiscenza, anzi non ebbe nemmeno il fornite della concupiscenza.
La concupiscenza e il suo fomite sono una conseguenza del peccato originale. Anche la Madonna è impeccabile e conserva il libero arbitrio.
 
Eldomo

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