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Zanonato si impegna su Vinyls: slitta il fallimento

 

Sarà che al Veneto ci tiene, sarà che è già passato un mese dal giuramento, ma ora il neo-ministro allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato (ex sindaco di Padova) ci mette la faccia. Lo fa con la madre delle vertenze industriali italiane: Vinyls. La scorsa settimana gli operai dello stabilimento di Porto Marghera sono saliti per l’ennesima volta sulla fiaccola alta 150 metri da terra, notizia di cui abbiamo dato in anteprima tutti i dettagli. In quel post abbiamo scritto, rivolgendoci al ministro: “Deciderà di interessarsi alla più veneta delle vertenze industriali?”. Poche ore dopo il ministro si è messo in contatto telefonico con gli operai Lucio e Nicoletta, e sabato mattina è andato ad incontrarli alla prefettura di Venezia. “Ci è sembrato un uomo molto pratico – racconta l’operaia Nicoletta Zago – abbiamo parlato soprattutto in veneto”.

Il ministro ha preso due impegni iniziali: la sentenza di fallimento, che sarebbe dovuta arrivare in questi giorni dal Tribunale di Venezia, verrà rinviata. “Ci ha detto che verrà messa in standby”. E nel caso fosse troppo tardi per questo, nel caso in cui giovedi prossimo il tribunale emetta comunque sentenza di fallimento, il ministro si impegna a fare richiesta di ‘esercizio provvisorio’, modalità che permetterebbe agli operai di continuare con la cassa integrazione ancora un anno o due in vista delle bonifiche e dello smantellamento degli impianti. “Sì, gli abbiamo detto che dobbiamo essere noi a fare questi lavori, non possono essere altri”, aggiunge Nicoletta. Si diceva, due impegni presi dal ministro: il secondo è un tavolo al ministero dello sviluppo fra 15 giorni. Per decidere se procedere col fallimento di Vinyls o no, e questo riguarda anche lo stabilimento sardo di Porto Torres.

A noi che questa vicenda l’abbiamo seguita prima di tutti sul blog vengono in mente due cose, una buona e una cattiva. La buona: se si volesse davvero, se ci fosse un ministro forte, la vertenza potrebbe essere ripresa in mano perché i compratori c’erano – la Ramco Qatar e poi il fondo Gita – ma le trattative sono saltate all’ultimo senza mai sapere perché. La cattiva: i funzionari del ministero che si sono occupati delle vertenza sono sempre gli stessi, a essere cambiato è solo il ministro. Per cui non può esserci niente di nuovo all’orizzonte, se non il fatto che Zanonato deve informarsi meglio, come ha egli stesso ripetuto più volte. Ma una volta che si sarà informato, cosa accadrà? “Gli abbiamo spiegato tutti i dettagli della nostra vicenda”, spiega Nicoletta. “Ad esempio che abbiamo ancora tante materie prime che l’Eni potrebbe comprarci, di modo da fare un po’ di cassa”.

Il ministro non ha fatto promesse. Tutt’altra pasta da quel Paolo Romani che arrivò in elicottero a Porto Torres promettendo mari e monti, o da quel Corrado Passera che in un anno e mezzo di ministero non si è interessato personalmente ad una – ma davvero una – delle centinaia di vertenze industriali di crisi sul tavolo del Mise. “Il ministro ci ha raccontato che suo padre era operaio, suo nonno operaio in Fiat e suo fratello ha lavorato al petrolchimico di Marghera”, racconta Nicoletta. I motivi ci sono tutti, insomma, perché Zanonato si interessi attivamente a Porto Marghera, tra background familiari e appartenenza geografica. Basterà? Prossimo appuntamento tra quindici giorni, dunque, al ministero di via Molise. “Speriamo sia l’ultimo viaggio, e che sia buono”, conclude Nicoletta.

di Michele Azzu | @micheleazzu
Foto: L’Huffington Post 

 

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