Wikileaks: l’Italia esempio per la Cina per la censura in Rete
«Un decreto che sembra essere stato scritto per dare al governo abbastanza margine d’azione per bloccare o censurare qualsiasi contenuto in Rete». Ecco come la diplomazia statunitense, come rivelato da Wikileaks, vede l’atteggiamento del governo Berlusconi nei confronti della libertà di espressione in Rete. In particolare, definendo il decreto Romani «Un precedente che nazioni come la Cina potrebbero copiare o addurre a giustificazione per i loro stessi provvedimenti restrittivi della libera espressione».
Questo il passagggio del cable in cui l’ambasciatore statunitense a Roma, David Thorne, dopo aver illustrato il parere del governo e quello dei detrattori del provvedimento, esprime il suo giudizio sulla vicenda:
In sostanza, l’Italia potrebbe essere un esempio per la censura cinese della rete.
Un altro cable, poi, rivela che il presidente del Consiglio, pur considerandoli «importanti per la libertà», «sente il bisogno di controlli meglio calibrati per prevenire gli usi più estremi dei nuovi media, e in particolare di Facebook. Che aveva «irritato il governo italiano» permettendo la realizzazione del No Berlusconi Day e continuando a ospitare pagine come “Uccidiamo Berlusconi“:
Anche gli americani si erano accorti del medioevo digitale in cui siamo finiti.
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