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Voto di preferenza, liste bloccate .... o che altro

Sabato 15 c.m. si è tenuta, presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina una Tavola Rotonda sul tema “Voto di preferenza, liste bloccate ….. o che altro ?”, organizzata dall’Ateneo Peloritano e dall’Associazione Culturale Mondo Nuovo, introdotta dal Preside della Facoltà prof. A. Romano.

Moderatori il prof. Alberto Russo, docente di Diritto Costituzionale Comparato, ed il dottor Giovanni Frazzica di Mondo Nuovo.
 
Importante la partecipazione fra i relatori di personalità appartenenti al mondo della politica: i deputati regionali Sicilia Maurizio Ballistreri ed Antonello Cracolici, il deputato europeo Nello Musumeci, i senatori Giampiero D’Alia e Domenico Nania.
 
L’argomento non poteva essere di maggiore attualità, e ciò anche per l’avvicinarsi della consultazione referendaria sulla legge elettorale, il cui accorpamento ad altre consultazione è attualmente causa di polemiche fra le varie forze politiche.
 
Ben diverso il clima in cui si è svolta la Tavola Rotonda: tutti gli interventi sono stati caratterizzati da un lato dall’interesse e dall’impegno profuso dai relatori, dall’altro dall’assoluta assenza di faziosità, felicemente coinvolgendo la folta platea dei presenti, anch’essa qualificata da ulteriori importanti partecipazioni di personalità della politica.
 
Un primo dato di fatto: l’attuale sistema elettorale, volgarmente denominato porcellum (o toscanellum dal vice-Presidente del Senato Domenico Nania perché introdotto per la prima volta nel sistema elettorale della regione Toscana dalle sinistre) non è visto di buon occhio da nessuno dei relatori.
 
Esso determina di fatto un’imposizione dall’alto dei soggetti chiamati a far parte del Parlamento e, per converso, un fortissimo condizionamento di quest’ultimo da parte delle Segreterie dei partiti politici.
 
Il professore Alberto Russo ha apertamente indicato alcune ipotesi di violazione della Carta Costituzionale da parte dell’attuale normativa, sia in ordine alla prescritta assenza di vincoli sul mandato parlamentare (art. 67) sia in ordine alla ripartizione dei seggi fra le varie circoscrizioni (art. 56), la quale viene meno se la scelta dei parlamentari è di fatto staccata dal territorio, che essi sono chiamati a rappresentare.
 
Il dottor Giovanni Frazzica, da parte sua, ha indicato nella lesione della sovranità popolare, tutelata dall’art. 1 della Costituzione, il punto a suo avviso di maggiore discrasia.
 
E la conferma dell’ancora attuale bontà del dettato costituzionale è stata rilevata dai vari relatori, concordi nell’indicare nell’impropria formazione di una vera e propria oligarchia la prima conseguenza negativa dell’attuale legge elettorale, vista come una regressione verso forme della politica arcaiche.
 
Brevis verbis risulta oggi fortemente alterato il rapporto fra elettori ed eletti e, pertanto, la partecipazione popolare alla politica.

 
Dunque tutti concordi sulla necessità di modifiche all’attuale normativa; anche nella consapevolezza delle difficoltà di perseguirla (almeno in tempi brevi), sia per l’ovvia tendenza del sistema alla sua auto-conservazione sia per l’oggettivo inesorabile intrecciarsi fra riforme elettorali e riforme istituzionali.
 
Il ritorno al sistema del voto di preferenza è stato indicato come auspicabile dal senatore Giampiero D’Alia per restituire con immediatezza all’elettore le sue prerogative.
 
Questa via è stata, invece, indicata come inopportuna da altri relatori per le stesse ragioni che hanno portato alla riforma referendaria del 199, ossia perché il voto di preferenza comporta la possibilità di controllo del voto, mettendo in serio pericolo il requisito della sua segretezza.
 
Anche l’onorevole Antonello Cracolici si è dichiarato favorevole ad un ritorno al passato, ma limitatamente al sistema vigente prima del porcellum, vedendo di buon occhio anche una modifica del modello uninominale con l’introduzione del doppio turno.
 
L’onorevole regionale Nello Musumeci ha, invece, fortemente criticato lo sbarramento del 4% introdotto per le elezioni regionali, del tutto incongruente perché non dettato da esigenze di stabilità di governo: sono ben 120 le sigle partitiche presenti nel Parlamento europeo, raggruppate in sette gruppi parlamentari, e ciò non ha mai portato problema alcuno al funzionamento dell’Istituzione.
 
Particolarmente interessante l’intervento del vice-Presidente del Senato Domenico Nania, il quale ha innanzitutto fatto presente che le scelte del Parlamento in tema di legge elettorale hanno avuto anche il consenso ed il sostegno dell’opposizione di sinistra, al punto di indicare lo sbarramento del 4% per le prossime elezioni europee come un venir incontro dell’attuale premier a richieste del PD.
 
Riguardo il sistema elettorale, il senatore Nania ha indicato come priorità quella di consentire agli elettori di indicare automaticamente la scelta del premier, come già accade con svariati sistemi in tanti altri Paesi (es. Germania, Inghilterra, etc.).
Sia per la guida del Governo sia per la rappresentanza in Parlamento, l’elettore deve indicare sia chi vince le elezione sia chi le perde.
 
Dunque un sistema uninominale con primarie; ed una legge di regolamentazione per la partecipazione dei partiti ai processi della democrazia.
 
Il tutto inserito all’interno del federalismo, oggi in procinto di divenire anche fiscale, all’interno delle previsioni dalla Costituzione, che all’articolo 117 ha conferito la funzione legislativa sia allo Stato sia alle Regioni.
 
Insomma, su una cosa tutti d’accordo: bisogna intervenire in maniera incisiva sull’attuale legge elettorale e riportare nella politica la partecipazione popolare.

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