• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Vorrei ma non Pos: tra cashless e brainless

Vorrei ma non Pos: tra cashless e brainless

Come ogni anno, impazzano le “soluzioni” da inserire nella legge di bilancio per raggiungere la felicità. Quest’anno, un gradito ritorno: lotta all’evasione e criminalizzazione del contante. Leggiamo di “proposte” che durano lo spazio di un mattino ma sono comunque suggestive perché illustrano vividamente a cosa può arrivare un paese profondamente malato. Un vero brainstorming ma senza il cervello, in pratica.

Abbiamo letto ad esempio di moltiplicazione delle aliquote Iva, in modo da aumentare gli incassi per quella via ma lasciando invariata l’aliquota ordinaria al 22%, e poter dire che “L’Iva non è aumentata, tiè!”. Ipotesi rapidamente smentita ma che, come ogni zombie che si rispetti, continua a zompettare di notte tra le lapidi del cimitero dei neuroni. L’aliquota del 4% avanzi all’8%, quella del 10% vada al 12%, sembra il Monopoli dei falliti.

E poi c’è il leggendario contrasto d’interessi, al grido di “scarichiamo tutto, come gli ammerigani“, come si può leggere sul giornalone per definizione. In pochi, pochissimi, hanno preso consapevolezza che questa è la strada per causare voragini di gettito, stante la fallacia della misura. Ma tra quei pochi ci sono gli specialisti in accrocchi barocchi. Del tipo “ti tolgo parte delle detrazioni per lavoro dipendente, figli a carico e sanità ma potrai usarle se ti fai fatturare dall’idraulico, dal medico in libera professione e dal prof che dà ripetizioni in nero a tuo figlio. Che dici, affare fatto?”

Misura di una semplicità disarmante, non trovate? Ogni anno, tutti a contare il credito da ex detrazioni e deduzioni e poi via, a caccia di artigiani a professionisti a cui fare fatturare. Alla fine, è molto probabile che il metafisico credito d’imposta da eliminazione delle tax expenditures resti in ampia misura non speso, e quindi tutto si risolverebbe in un aumento di gettito per l’erario. Oppure, in caso avesse successo ma così facendo mettesse a rischio i conti per eccesso di richieste di “scarico”, potremmo plafonarlo organizzando una bella lotteria.

 

La strada maestra è e resta la lotta al contante. Occorre sviluppare una forte corrente di riprovazione sociale per chi maneggia questi orribili foglietti di carta colorata, peraltro vere bombe batteriche. E poiché ora il jukebox italiano è settato sulla greatest hit “In galera!”, mettiamo il carcere per gli esercenti che non accettano pagamenti elettronici.

Poi arriverà la provvidenziale Gabanelli a dire che così facendo “la misura resta monca”, e proporrà la carcerazione anche per chi utilizza il contante. Non solo: gli esercenti potranno costringere fisicamente i consumatori a pagare con carta, e per garantire l’efficacia di questa misura saranno modificati gli articoli del codice penale che sanzionano violenza privata e lesioni personali, depenalizzandole purché compiute da esercenti nell’esercizio della funzione sociale di contrasto al contante. Il numero 117 della Guardia di Finanza sarà utilizzato anche per denunciare i vicini di casa sorpresi a maneggiare banconote e monete metalliche.

Poi abbiamo letto la notizia, smentita anch’essa, dell’aumento Iva “sui settori a rischio evasione, come la ristorazione”. In pratica, aumentiamo l’Iva su tali esercizi ma il consumatore potrà avere un cashback (termine ormai usato anche nelle portinerie) pari alla differenza Iva rispetto alla aliquota del 10%, ma solo per chi paga con moneta elettronica.

Si, ma i non residenti, che fanno? Creiamo un canale di rimborso dedicato a loro? E gli incapienti? E alla fine avremmo, nella sostanza pur se non nella forma, imposizione indiretta differenziata in funzione dello strumento di pagamento utilizzato e non solo per tipologia di beni?

Suggestiva anche l’idea di fare dell’Italia una specie di paese scandinavo o baltico, tutta cashless e digitale. Trasformiamo la carta d’identità in card, la accorpiamo con la tessera sanitaria e la rendiamo anche carta di credito e debito, con IBAN incorporato, magari dotandola di taser o spray al peperoncino, per renderla ancor più sicura. E tutto questo entro il 2020, presto ché è tardi!

Poi scopriamo che siamo un paese di anziani, deprivati a vario titolo, analfabeti non solo digitali, soggetti a basso reddito (ehilà), e che non ce la faremmo comunque. E lo scopriamo non prima di aver controllato che i tempi medi per avere una cazzo di carta d’identità elettronica sono dell’ordine di parecchi mesi, alle anagrafi delle nostre maggiori città, e ci giriamo dall’altra parte, dopo aver spento la sveglia. Te la do io l’Estonia.

Vorrei ma non posso. O anche non Pos, visto il tema. Ma ho una fantasia spigliatissima, che mi aiuta a sopravvivere facendomi fare dei viaggi meravigliosi. E ancora una volta mi sovvengono gli immortali versi di Gioânn Brera fu Carlo, sommo poeta italiano del ventesimo secolo:

Noantri semo poveri e gite nun ne famo. La domenica si sta a casa. Nostro padre legge il giornale. Ogni tanto tira du’ scorregge e noi tutti intorno a ride.

Ah, a proposito: ma voi lo avete capito perché i consumatori finali non possono “scaricare” i costi di quello che comprano? No? Un aiutino:

 

Perché una cosa sono le spese di produzione del reddito, che va tassato per quanto possibile al netto, altra cosa sono le spese che rappresentano erogazioni di reddito (consumi). Non è difficile, ci può arrivare https://twitter.com/francocibin/status/1176750216906780672 …

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità