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Voci di donna 2010, strepitosa Orietta.

A Sassari l’interprete emiliana ha ripercorso la lunga carriera, interpretando i grandi autori della musica italiana.

"...Arrivederci dammi la mano e sorridi senza piangere arrivederci...". Sulle note di Umberto Bindi, il congedo dal palco del teatro Verdi, si trasforma in una ovazione affettuosa che accompagna l’elegante e sempreverde "ragazzina" in un prologo di una notte da incorniciare. Il bagno di folla nel foyer con la dedica autografa sulle decine di c.d. che passano di mano in mano. Passa anche la mezzanotte e Orietta è ancora fra gli affezionati che la stringono per l’ultimo saluto con lo scatto al videofonino.

Un grande successo, la prima serata della rassegna Voci di Donna 2010, organizzata dalla cooperativa Teatro e/o Musica. La serata (la Berti come i grandi interpreti della musica italiana raccontando di sé non usa mai il termine "concerto") parte con una formazione swing tipica degli anni sessanta, rivisitata da sei ottimi strumentisti in completo nero e sistemati sulle classiche pedane orchestrali di epoca. L’avvio ricalca lo standard di tutto lo show: un’osmosi perfetta fra i grandi brani dei Sessanta con l’omaggio ai principali autori di riferimento e l’arrangiamento di classici neo latini in chiave swing. Bruno Martino ("E la chiamano estate"), Renato Carosone ("Tu vuò fa l’americano", "Mambo Italiano"), Sergio Endrigo e Sergio Vandotti ("Canzone per te"), Mogol rivivono in interpretazioni autentiche ed esemplari. La Berti si esalta in una voce immutata nel tempo dalle straordinarie estensioni. Le corde vocali crescono con la rassegna dei brani sino a raggiungere livelli di intensità elevati. Veri capolavori come l’Estate di Bruno Martino e "Tu sei quello", il brano che le arrise il primo premio a S.Vincent nel giugno del ’65. Anno di grazia come tutti i sessanta: al 1966 risale la sua prima partecipazione a Sanremo con la canzone "Io ti darò di più", scritta da Alberto Testa e Memo Remigi. Il remake al Verdi dà i brividi e gli applausi scrosciano, grazie anche all’apporto della band. La coppia ai fiati con Luca Giardini (tromba) e Carlo Piermartire (trombone) esalta i passi caraibici del cha cha cha. Il sudamericano è l’idioma ultimo e preferito da Orietta che confessa il suo amore messicano. Celebrato nel suo ultimo album "Exitos latino", realizzato con Demo Morselli. Da questa raccolta la Berti trae gli intemezzi di salsa e merenghe che alternano la melodia classica: Besame mucho", "Quizas quizas, quizas"

"Amado mio". Per tornare con iperbole struggenti e nostalgiche ai classici che la resero fra le più amate regine della canzone italiana. "La via del silenzio", "Quando l’amore diventa poesia", "Io tu e le rose" mandano le prime file, abbastanza imbiancate nelle chiome, in un incantesimo collettivo. Meritano una presentazione dedicata tutti i musicisti, bravi a concedere gli spazi giusti alle ottave della Berti. Stefano Raina alla chitarra e Valerio Ricci al basso elettrico completano l’assetto orchestrale con il batterista Aldo Leandro e Maurizio De Nicola al piano. La cantante sciorina dediche al alcuni spettatori in platea che conosce e con fine disinvolto, promuove l’ultimo suo disco ricordando in più occasioni i suoi recenti impegni televisivi a Mediaset (Buona Domenica). E’ un compendio che fa giustizia agli autori più grandi in maniera equa: "Amami per sempre" omaggia Amalia Grè, "Tu si na cosa grande" ricorda il grande Modugno. Nè dimentica l’amico napoletano Ranieri con il quale duettò nel ’69 a Sanremo in "Quando l’amore diventa poesia". Difficile evitare il dejà vu con una sintesi efficace di voci e musiche. Brava anche nello stemperare il patos con le immancabili "Finchè la barca va" (terzo posto al disco per l’estate 1970) e "La via dei ciclamini" (stessa gara del 1971). Una notte da gran finale con "Il nostro concerto". La voce sale e ripete "..ovunque sei se ascolterai accanto a me mi troverai.." Chapeau: la Berti c’è e ritrova la grande canzone italiana.

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