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Vinitaly 2009, fiducia sul futuro del vino

La rassegna enologica, nonostante la crisi, apre all’insegna dell’ottimismo. Italia primo produttore mondiale. Gli Usa grande opportunità per l’export italiano. Promettenti i mercati asiatici. E per l’inaugurazione della kermesse salta perfino la seduta del consiglio regionale veneto.

VERONA – Si è aperta giovedì mattina alla Fiera di Verona la quarantatreesima edizione di Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati. Agli organizzatori del tradizionale appuntamento è arrivato pure il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “I più sentiti auguri di successo – ha scritto in una lettera il capo dello Stato – a questo importante appuntamento non solo del settore produttivo vitivinicolo, ma anche della ricerca scientifica connessa alla vite e vino e del recupero culturale delle tradizioni del sistema agroalimentare italiano, in particolare delle produzioni d’eccellenza. Il difficile momento in cui si tiene la vostra iniziativa sottolinea ancor più nettamente il valore di tutto il comparto vitivinicolo per un più generale rilancio dell’economia italiana, e richiama l’attenzione di tutti gli operatori sulle grandi potenzialità di sviluppo e di crescita del settore, nelle migliori tradizioni del made in Italy”.

 

Presenti all’inaugurazione il ministro per le politiche agricole, Luca Zaia, il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e il presidente di Veronafiere, Luigi Castelletti. “L’Italia - ha affermato il ministro - è stata negli ultimi cinque anni il secondo produttore mondiale di vino, ma nel 2008, secondo le ultime stime dell’Oiv, ha conquistato il primo posto fra i produttori mondiali: è primo Paese esportatore in volume, con una quota del 19%, e secondo Paese esportatore in valore dietro la Francia”.

Nella rassegna fieristica, per coniugare business e promozione dei prodotti, vi sono concorsi, degustazioni e convegni su consumatori e nuovi mercati.

L’anno scorso l’Italia, registrando la prima battuta d’arresto, ha esportato il 7% in meno in termini di quantità ma con una crescita dell’1,7% in valore: la qualità è sempre più apprezzata sui mercati esteri. Si è trattato di 3,6 miliardi di euro su un totale dell’export agroalimentare italiano di 24 miliardi di euro.

Sono vari i motivi della riduzione dei consumi, dalla più frequente concorrenza sui mercati mondiali alla crisi economica fino alla trasformazione dello “status” del vino che, da alimento, è diventato un prodotto di lusso. In Italia i consumi pro capite si sono dimezzati.

I maggiori Paesi importatori a livello mondiale sono Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Russia.

Il mercato americano negli ultimi 10 anni ha visto crescere il consumo di vino del 30% e si prepara a diventare, entro il 2012, la piazza enologica più grande nel mondo. Il vino in America non sembra avvertire segni di crisi e continua a rappresentare una grande opportunità per l’export italiano. Nei ristoranti americani il prodotto italiano è la scelta prediletta tra i vini importati. Gli Stati Uniti, dove il vino rosso è il più amato, costituiscono sempre il primo mercato per le esportazioni di vino italiano.

Promettenti i mercati asiatici, in particolare India, Singapore e Cina. In Giappone il consumo di vino, entro il 2011, dovrebbe aumentare di un ulteriore 7% per giungere ad un volume di 335 milioni di bottiglie. Il vino italiano punta con fiducia anche sul mercato russo.

Cala l’export italiano di vini sfusi (-16%), tiene il fatturato dei vini imbottigliati, e continua il successo dei vini spumanti.

Ai padiglioni fieristici, che ospitano più di 4.200 espositori provenienti da America, Europa, Africa e Oceania, è previsto l’arrivo di circa 160mila operatori da oltre 100 Paesi.

La prima giornata si è chiusa con 21mila visitatori, il 45% dei quali esteri. Cresce del 5% rispetto al 2008 il dato degli operatori stranieri. La manifestazione si concluderà lunedì 6 aprile.

Nel giorno dell’inaugurazione, però, c’è da registrare anche una coda di polemica politica. Al taglio del nastro si sarebbero recati a Verona diversi consiglieri di maggioranza della regione Veneto, provocando di fatto il rinvio della seduta in programma a Venezia, tra le critiche dell’opposizione. Giovedì, Nicola Atalmi, consigliere regionale dei Comunisti italiani, ha infatti affermato: “Oggi il Consiglio regionale, regolarmente convocato per le 10,30, è stato disertato da tutta l’opposizione perché i consiglieri di centrodestra e gli assessori hanno preferito andare al Vinitaly. Questo è l’ennesimo esempio di senso delle istituzioni e della responsabilità dei ben pagati consiglieri di maggioranza”.

Nemmeno alle 14,45 il centrodestra ha saputo garantire il numero legale a Palazzo Ferro Fini.

Per il veronese Gustavo Franchetto, consigliere regionale dell’Italia dei Valori, “è stato sconfortante arrivare puntuale a Venezia, dopo aver sopportato tre quarti d’ora di colonna per uscire dalla città di Verona, e constatare che i colleghi delle altre città del Veneto avevano preferito la rassegna del vino.E’ proprio una questione di serietà, di rispetto degli elettori e delle istituzioni” aggiunge Franchetto. L’esponente dell’IdV fa sapere che in aula, al mattino, erano presenti solo 10 consiglieri su 60.

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