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Viaggio nei Balcani fra sorprese e imprevisti

In macchina da Trieste a Dubrovnik (via Serbia, Bulgaria, Grecia, Macedonia, Kosovo, Montenegro) alla scoperta di incantevoli luoghi e di storiche città, ma anche di tensioni e conflitti.

Girovagare per i Balcani.

Tre uomini, una grande Punto, una valigia a testa perché bisogna viaggiare leggeri. Arrivi a Trieste e già cominci a respirare.

In serata dobbiamo arrivare a Lubiana. La strada è perfetta, arriviamo facilmente a destinazione. Unico hotel prenotato, da domani quel che troveremo. L’atmosfera è calma e tranquilla, molto ordine, si nota la vicinanza con l’Austria, non solo dal punto di vista architettonico. Lubiana è solo una tappa volante, domani saremo di nuovo in macchina. Destinazione Belgrado.

Belgrado ci accoglie con la vista di edifici squarciati dalle bombe, lasciati a futura memoria dei bombardamenti Nato durante le atrocità della guerra balcanica. Troviamo un ostello in centro, San Mara’s hostel. Molto carino e accogliente, gestito da un ragazzo che alla mattina ti accoglie con la tipica colazione serba: caffè e rakia. All’interno dell’ostello troviamo un pazzo australiano e una ragazza italiana. Posiamo i bagagli e via.

Belgrado è una città molto occidentale, puntellata di edifici che ricordano comunque la maestosità comunista della ex Jugoslavia. I serbi ci incutono un po’ di timore, per cui decidiamo di adottare un profilo basso, anzi bassissimo. Ma ci rendiamo subito conto che comunque verremo spennati. Il primo taxi ce ne dà la conferma, da allora si contratta prima si salire. Ci scarica comunque sul lato destro del Danubio.

Belgrado è una città con una gran bella vita notturna. Sulla sponda dove ci troviamo ci sono tantissimi locali sulle barche in stile tipicamente occidentale. Ben presto però capiamo che è sul lato sinistro che ci aspettano le sorprese migliori. Ci indicano un posto, ma ci sconsigliano di andarci da soli, non ci sono turisti in quella zona. Noi ci andiamo. All’ingresso troviamo cinque o sei buttafuori che ci chiedono, prima, se abbiamo una pistola e, poi, da dove veniamo.

Alla risposta Italia la conclusione è stata ovvia: "Mafia!".

Sentiremo ancora di queste reazioni, una al confine con la Macedonia e l’altra da un benzinaio montenegrino che aveva lavorato con i nostri contrabbandieri. In generale però l’Italia è ammirata, a Belgrado ci si saluta dicendo ciao. Scostiamo la tenda e la musica balcanica ci accoglie, un posto stupendo, non ne vedremo altri.

Belgrado però è molto bella anche di giorno. La città è alla confluenza di due fiumi e un imponente castello la domina. Da lì parte un percorso pedonale che, passeggiando, ti porta nel centro della città. Se gli uomini serbi ci incutono timore, le donne serbe suscitano incanto e stupore. Qualcosa di strano qui deve essere accaduto. Le chiese ortodosse ti colpiscono, non solo dal punto di vista architettonico e artistico, ma per la numerosa presenza di icone raffiguranti volti sacri poste in una sorta di percorso che i fedeli fanno, fermandosi e baciandole. Gli edifici istituzionali ricordano invece una maestosità che non c’è più.

Belgrado è alle spalleSiamo sulla strada, in direzione di Sofia, altra tappa volante. Uscire dalle città ti permette di vedere la vita delle campagne, carretti carichi di paglia trascinati da buoi, bambini a cavallo di asini, Mig dell’aviazione abbandonati sui cigli della strada.

Arriviamo a Sofia molto tardi. Se qualcuno vuole avere una vaga idea di come potessero essere le città comuniste, Sofia gli offre la sua visione. Cupa, poca illuminata, ti lascia una strana sensazione. Ma dobbiamo trovare un albergo e un pasto. Il posto in albergo lo troviamo dopo aver terrorizzato il portiere, non abituato a vedere turisti piombargli addosso alle 23,00. Riusciamo in qualche modo a mangiare. L’indomani le nostre prime impressioni notturne trovano conferme.

Sofia sembra sospesa nel tempo, tra il suo passato e il suo possibile futuro. La sua cattedrale è però maestosa.

Lasciamo la Bulgaria dopo tre ore di dogana, cambio turno e posto perfetto per mangiare a due lire, nel senso letterale del termine. Ci dirigiamo verso la Grecia. Siamo in ritardo, la tappa monte Olimpo viene saltata, direzione mare, dobbiamo riposare. Tre giorni a Pefkochori. Cittadina balneare situata su una delle tre dita che compongono la penisola calcidica.

Riposati dalle fatiche della prima tappa del viaggio, arriviamo a Skopje, Macedonia. Ricorderemo sempre l’ingresso in questa città. Un mare di bambini intorno alla nostra macchina. Edifici fatiscenti ovunque e poi il centro in perfetto stile occidentale con una rocca splendidamente illuminata sulle acque del fiume Vardar. Ma anche Skopje è una tappa volante e noi dobbiamo affrontare il Kosovo.

Una cosa che non comprendi subito quando girovaghi per i Balcani sono i cartelli situati in prossimità dei ponti. Mostrano un carro armato e il peso che il ponte può sostenere. Quando arrivi in Kosovo capisci il perché. Tutto militarizzato, non solo alle dogane, le strade non esistono o sono in ricostruzione, come il resto del paese. Bandiere albanesi sventolano dalle finestre e puntellano il paesaggio accompagnate da una marea di sfasciacarrozze di cui non ti spieghi il perché.

La strada che avevamo scelto è minata. Dobbiamo tornare indietro, saliamo a nord ma non ci accorgiamo che c’è un piccolo tratto di Serbia che dobbiamo attraversare per entrare in Macedonia. Lo avvertiamo quando ci si stagliano contro i primi blindati della Kfor, missione Onu in Kosovo. Arriviamo alla dogana serba, l’ufficiale che con un dito ci indica di tornare indietro dice che abbiamo un problema. Un camionista che parla inglese e ci spiega che abbiamo sul nostro passaporto il timbro della Repubblica kosovara e non possiamo entrare. La Serbia non riconosce il Kosovo.

Si ritorna indietro, dobbiamo scendere verso sud e piegare a ovest per entrare in Montenegro. Dubrovnik è lontana e si allontana ancora di più quando, in preda a un attacco di fame incontrollabile, l’autista di turno decide che dobbiamo mangiare. Immaginate quella poveretta che si è vista piombare dentro il suo misero negozio di alimentari due pazzi in cerca di cibo e che alla fine, non trovando nulla di cui si fidassero, optano per il carte d’or. Povera! Fortuna che si paga in euro.

Usciti dal Kosovo, siamo in Montenegro. Boschi e scorci mozzafiato su tornanti e strade sospese su una costa e un mare fantastico. Tappa volante a Podgorica, siamo costretti dal ritardo kosovaro, ma dobbiamo vedere Dubrovnik, città bellissima, la Venezia croata, when the music is over.

 

GIUSEPPE LAVALLE
Questo articolo è stato pubblicato qui

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