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“Ventimiglia Alta è solo dei calabresi”: picchiati a sangue cinque immigrati turchi

Quattro dei colpevoli dell’aggressione xenofoba sono già in carcere grazie ad una brillante operazione dei Carabinieri di Ventimiglia Alta che in poche ore li hanno assicurati alla giustizia

“Ventimiglia Alta è solo dei calabresi”: picchiati a sangue cinque immigrati turchi

Ventimiglia Alta è uno dei tanti caratteristici centri storici della Liguria, anzi dopo quello di Genova, ed al pari di quello di Albenga, senza alcun dubbio è quello artisticamente più valido. Sino a non molto tempo fa vi sorgeva la Curia Vescovile e la più antica Scuola Media inferiore della città di confine. Con il nuovo Vescovo Mons. Careggio alcuni anni fa la prima è stata trasferita nella più popolosa Sanremo, mentre la seconda verrà soppressa con il nuovo anno scolastico 2010/2011.
 
Ventimiglia Alta dunque è rimasta sola con i suoi enormi problemi di emarginazione e criminalità organizzata. Non è infatti un mistero che in città la ’ndrangheta, cioè la più potente organizzazione mafiosa europea, originaria della Calabria, abbia floridamente attecchito, trapiantandosi qua al seguito della biblica immigrazione degli anni sessanta che ha trasformato Ventimiglia da una tranquilla cittadina di confine di quindicimila abitanti in una conurbazione urbana che conta circa il doppio degli abitanti di cui un terzo proprio di origine calabrese e, nello specifico, della piana di Gioia Tauro. Di origine calabrese sono molti amministratori locali ed anche i “ leader” dell’opposizione “democratica” come quel Sergio Scibilia oggi candidato per il Pd al Consiglio regionale della Liguria e che, più di una volta privatamente, ci ha confidato proprio come “i figli dell’emigrazione degli anni sessanta oggi sono i più razzisti contro i nuovi venuti da paesi stranieri”.
 
Così ieri l’altro nell’unica struttura sportiva del centro storico proprio i figli di quell’immigrazione proveniente dal Sud in disperata ricerca di lavoro nella vicina Francia hanno, senza altro motivo che non fosse quello xenofobo, sprangato e picchiato a sangue cinque immigrati curdi, tutti in regola con il permesso di soggiorno, procurando loro lesioni guaribili in un periodo compreso tra venti e trenta giorni. Unica loro colpa quella di aver frequentato un bar della principale strada della città alta ventimigliese, Via Garibaldi, da sempre punto di ritrovo solamente di certe famiglie calabresi e di aver mancato di rispetto ad un vecchio “capobastone”. “Via gli stranieri dai nostri bar e dalle nostre strade. Ventimiglia alta è solo calabrese” li avrebbero apostrofati gli aggressori.
 
Grazie alla presenza nel quartiere della Stazione dei Carabinieri, unica istituzione pubblica ad avere avuto il coraggio di non abbandonare il territorio, e ad una loro brillante operazione nel giro di poche ore quattro degli aggressori sono stati arrestati ed ora si trovano in carcere in attesa del processo. Sono pregiudicati molto noti in città. I curdi aggrediti e gli altri immigrati stranieri residenti a Ventimiglia, invece, ora hanno paura e sperano di potersene andare via al più presto. “Ventimiglia è come Rosarno, ma forse un po’ tutta l’Italia è così” ci dicono i tanti curdi, romeni e sudamericani che incontriamo nella città di confine e, poi, aggiungono: “ma crediamo che a voi italiani piaccia vivere così, tra di voi, con i vostri mafiosi ed i vostri criminali”. Intanto l’unico uomo politico a parlare apertamente di razzismo è l’ex Sindaco di sinistra Claudio Berlengiero, medico e rampollo di un’antica famiglia ligure, che a Ventimiglia Alta vive e che conosce personalmente gli aggrediti per averli accolti, come primo cittadino, quando, profughi, nella seconda metà degli anni novanta arrivarono in città. Altri, tra cui il Sindaco Gaetano Scullino invece hanno parlato genericamente di “ atti di bullismo”. E’ la solita storia: lo struzzo continua a nascondere la testa sotto la sabbia. Per fortuna esiste ancora una Magistratura libera ed indipendente appoggiata da Forze dell’Ordine con ancora un forte senso del dovere. Sono garanzia di democraticità. 

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