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Varianti coronavirus: quanto sono preoccupanti?

Il Sars-Cov-2 muta costantemente, ma le varianti più importanti sono due: l’Alpha e la Delta.

di Lorenzo Ruffino e Mattia Marasti

Il Sars-Cov-2 da quando si è diffuso in tutto il mondo è mutato innumerevoli volte, ma la maggior parte delle varianti non hanno destato preoccupazione. Quelle più importanti sono infatti poche e quelle che hanno ricevuto più attenzione sono due: la variante Alpha originatasi nel Regno Unito e la variante Delta proveniente dall’India.

Ma cosa sappiamo delle varianti? I vaccini funzionano anche su di loro? Quali conseguenze hanno per l’immunità di gregge?

 

La variante Alpha

La variante Alpha (B.1.1.7) è stata identificata per la prima volta in autunno nel Regno Unito e in breve tempo è diventata la variante dominante nel Paese e poi in tutto il mondo. L’ultima indagine sulla prevalenza delle varianti condotta dall’Istituto superiore di sanità (Iss) ha rilevato che in Italia questa è la variante oggi prevalente.

In breve tempo è diventato chiaro come fosse maggiormente trasmissibile rispetto alle altre varianti: ci sono varie stime su quanto si diffonda più velocemente e si va dal 40 all’80%. Una ricerca italiana ha evidenziato una maggiore trasmissibilità del 37% (con ampio margine di incertezza): inizialmente le stime erano maggiori e poi sono state riviste al ribasso.

La variante Alpha è anche maggiormente letale, in particolar modo perché porta più persone ad essere ricoverate in ospedale. Una serie di paper a marzo ha stimato un aumento del 60% nella letalità; nel Regno Unito, invece, ricerche svolte da vari gruppi hanno stimato un aumento della letalità, tra il 55 e il 65%. Alcune ricerche hanno stimato un rischio raddoppiato di entrare in terapia intensiva, ma i pazienti che stanno già ricevendo cure non sembrano essere influenzati dalle varianti.

Va comunque osservato che fuori dal Regno Unito questa maggiore letalità della variante non si è osservata in modo particolare. Per esempio, in Italia non ci sono stati segnali di una letalità maggiore.

Nonostante la maggiore trasmissibilità, è evidente che le misure restrittive funzionano, come funzionavano con le altre varianti. Nel Regno Unito, ad esempio, il picco si è toccato a inizio gennaio dopo che per tutto dicembre i casi erano aumentati rapidamente su una traiettoria esponenziale. Il governo di Boris Johnson aveva infatti messo la maggior parte del Paese in lockdown nella seconda metà di dicembre. 

 

Variante Delta

La variante Delta, il cui nome scientifico è B.1.617.2, è l’ultima variante importante ad essere apparsa. Ci sono diverse prove che potrebbe essere maggiormente trasmissibile e leggermente migliore nell’evadere l’immunità rispetto alle altre varianti esistenti.

In poche settimane, la variante è diventata quella dominante in tutta l’India e si è diffusa in una decina di nazioni, tra cui Regno Unito, Singapore, Israele e Russia. Il fatto che si sia sostituita alle altre indica che ha una maggiore velocità di diffusione. 

L’Organizzazione mondiale della sanità ha designato diverse settimane fa la B.1.617 come “variant of concern”. Le varianti che vengono classificate in questo modo sono quelle maggiormente trasmissibili, quelle che causano forme più gravi della Covid-19 o quelle che eludono i vaccini e l’immunità.

Nel Regno Unito ha causato un rapido aumento dei contagi, che sono ora su un andamento esponenziale, ma al momento non sta portando a un forte aumento delle ospedalizzazioni. La variante si è infatti diffusa principalmente tra i più giovani, che nel Regno Unito non sono ancora stati vaccinati perché il governo ha adottato un severo criterio anagrafico.

La diffusione in Gran Bretagna ha però permesso di avere moltissimi dati, in quanto è il Paese che più lavora sul sequenziamento e sulla sorveglianza genomica. Ad esempio, basandosi sul tasso di attacco secondario, cioè il numero di persone infettate in media da un positivo, possiamo intuire che la variante Delta è tra il 40% e il 50% più trasmissibile di quella Alpha. Altre stime portano la maggiore trasmissibilità anche al 60%. Va anche considerato che la Delta probabilmente causa forme della Covid-19 più gravi, che aumentano il rischio di dover essere ricoverati in ospedale. 

Nel nostro paese i campioni sequenziati nel mese di giugno presentavano nel 17% dei casi la variante Delta. Per avere dati dettagliati bisogna però aspettare la nuova indagine di prevalenza basata su un campionamento casuale. 

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la Delta arriverà ad essere pari al 70% dei nuovi casi in Europa entro inizio agosto.

Fonte: ISS

 

Il governo italiano ha recentemente imposto la quarantena di 5 giorni per chi arriva dal Regno Unito e il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato la sua perplessità circa il disputare la finale degli europei in un Paese che sta avendo una forte crescita dei casi. 

Recentemente il ministro della Salute indiano ha dichiarato di aver individuato una nuova mutazione della variante Delta, ribattezzata variante Delta plus. La struttura della variante, pur essendo mutata dalla variante Delta, assomiglia alla variante Beta. Secondo i primi dati parziali, la variante risulta più trasmissibile: in India ad alcuni pazienti è stato somministrato un cocktail di anticorpi monoclonali, ma la variante sembra essere resistente a questo trattamento. Essendo, appunto, dati parziali, non possiamo dedurre nulla da questi. Solo qualora la variante diventi prevalente si potranno avere stime più attendibili. 

 

Le altre varianti

Variante Beta

La variante Beta (B.1.351) è stata identificata per la prima volta in Sud Africa a ottobre, ma ci sono indizi che circolasse già da luglio o agosto. Si tratta di una variante che presenta due mutazioni che la rendono più trasmissibile e che complica il lavoro del sistema immunitario

Non vi sono comunque prove che questa variante porti a forme più gravi della Covid-19. La variante è stata riscontrata in almeno 20 paesi, tra cui Austria, Norvegia e Giappone. In Italia è praticamente inesistente: su oltre 2000 campioni analizzati, solo in 4 è stata trovata. 

 

Variante Gamma

La variante Gamma (P.1) è stata rilevata per la prima volta a gennaio dei viaggiatori giapponesi che erano stati in Brasile. La variante ha preoccupato in particolar modo proprio per quanto accaduto a Manaus, città dell’Amazzonia: una ricerca aveva infatti stabilito che fino al 70% dei 2,2 milioni di abitanti della città si fossero contagiati entro ottobre, anche se poi il numero di ospedalizzati aveva superato a gennaio quello della prima ondata, alimentando l’idea che la variante potesse eludere la protezione indotta dall’infezione. 

Uno studio su Manaus ha stabilito che la P.1 potrebbe essere contagiosa fino al doppio ed evadere al 60% l’immunità esistente. Lo studio ha anche stimato un maggior tasso di mortalità, anche se questa potrebbe essere una conseguenza delle enormi difficoltà che ha affrontato il sistema sanitario del Brasile. 

In Italia però i ricercatori sono arrivati a conclusioni diverse, basandosi sulle indagini di prevalenza dell’Iss. Uno studio ha concluso infatti che la variante Gamma non è in grado di sostituirsi a quella Alpha. Rispetto ai lignaggi storici, infatti, la variante Alpha ha una maggiore trasmissibilità del 55-57%, mentre quella Gamma tra il 12 e il 39%. 

 

Fonte: Economist

 

I vaccini funzionano

La maggior parte di queste varianti sembra non avere particolari effetti sui vaccini attualmente in uso nell’Unione Europea, in particolar modo su quelli a mRna (Pfizer e Moderna). 

Una recente ricerca condotta in Qatar ha ad esempio evidenziato come il vaccino Pfizer funzioni contro la variante Alpha senza problemi, mentre contro la variante Beta si è dimostrato efficace, anche se a livelli leggermente minori.

L’unica variante che suscita qualche preoccupazione è quella Beta. In particolare, il vaccino AstraZeneca sembra essere quello messo in maggiore difficoltà, cosa che ha portato il governo sudafricano a sospenderne l’utilizzo. Il vaccino non sembra infatti efficace nel prevenire le forme lievi e moderate della Covid-19, anche se vi è un elevato grado di incertezza per quanto riguarda i risultati delle ricerche.

I problemi con la variante Delta, invece, derivano dal fatto che sembra essere meno efficace con una sola dose di vaccino. L’efficacia con una sola dose è ora stimata al 35% nel prevenire forme sintomatiche, mentre con due dosi è pari al 79%. L’efficacia contro l’ospedalizzazione è dell’80% con una dose e del 96% con due dosi. Guardando alla tipologia di vaccino si ha che l’efficacia, contro la possibilità di contagiarsi è dell’79% per Pfizer e del 60% per AstraZeneca. Guardando all’ospedalizzazione, due dosi Pfizer hanno un’efficacia del 96% e due dosi AstraZeneca del 92%.

Tuttavia, la situazione nell’immediato potrebbe non essere semplice. Come ha fatto notare Adam Kucharski, i vaccini procedono con un andamento di fatto lineare, mentre la diffusione del contagio segue un andamento esponenziale. Poiché l’esponenziale “vince” sul lineare e poiché i vaccini hanno comunque quattordici giorni per essere efficaci, non è possibile combattere solo con le vaccinazioni l’emergere di questa nuova variante. 

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il rischio rappresentato dalla Delta per la popolazione generale è basso per chi è completamente vaccinato mentre è alto per chi è parzialmente vaccinato o non vaccinato.

 

Le conseguenze per l’immunità di gregge

Nonostante le varianti non evadano l’immunità indotta dal vaccino, possono esserci delle conseguenze per l’immunità di gregge a causa della maggiore trasmissibilità. 

Come avevamo spiegato in un precedente articolo, con immunità di gregge intendiamo quel livello di individui immuni (tramite vaccino o infezione) dopo il quale l’indice di riproduzione effettiva Rt va al di sotto di 1 e quindi a ogni ciclo di riproduzione (circa 5-6 giorni) il numero di nuovi casi si riduce.

Per calcolare la soglia di individui da vaccinare affinché si raggiunga la soglia dell’immunità di gregge si utilizza una semplice formula: p=1-1/R0, dove R0 è il numero di riproduzione di base. Più questo sale e maggiore è il numero di persone che è necessario vaccinare. 

Inizialmente l’R0 del Sars-Cov-2 era stato stimato intorno a 3 e quindi la soglia era pari al 65% della popolazione. Con una maggiore trasmissibilità del 40-50%, quella che sembra avere la variante Alpha (quella attualmente dominante), bisogna vaccinare fino al 75-80% degli individui. Con la variante Delta, che diventerà dominante nelle prossime settimane o mesi, si sale all’85-90%. 

Questo è problematico per via del tasso di adesione alla campagna vaccinale. In alcuni stati americani si sono provati incentivi come lotterie e regali di birra a chi si vaccina perché l’adesione era troppo bassa. Ancora oggi nei principali paesi europei non si è raggiunta in certi casi l’intera copertura delle fasce d’età più a rischio. 

Bisogna comunque ricordarsi che arrivare all’immunità di gregge non sarà semplice ed è sostanzialmente impossibile finché non si potranno vaccinare anche bambini. Nonostante questo, non si tratta di un grosso problema perché vaccinando le fasce più a rischio si può evitare la quasi totalità dei decessi e degli ospedalizzati e tornare progressivamente alla normalità. 

Allo stesso tempo vi è un lato da non sottovalutare: a oggi la maggior parte dei vaccini sono stati somministrati nei paesi sviluppati. Nei paesi in via di sviluppo, invece, il virus ha più spazio e può mutare in forme che potrebbero eludere i vaccini. Questo ha portato esperti ed esperte a sostenere un’equa distribuzione dei vaccini. Il programma Covax, ad esempio, puntava proprio a questo. Ma come ha titolato recentemente la rivista The Lancet, il progetto si è trasformato in un fallimento in quanto gli stati occidentali si sono dimostrati peggiori rispetto anche alle peggiori aspettative. 

Fonte: BBC

 

Conclusioni

In conclusione, emergono costantemente nuove varianti del Sars-Cov-2, ma per ora quelle che preoccupano di più sono solo alcune. La variante Alpha è quella che si è diffusa globalmente, ma è probabile che nei prossimi mesi sarà sostituita dalla Delta. 

I vaccini funzionano contro le varianti, seppur è vero che in alcuni casi l’efficacia viene leggermente ridotta. È quindi fondamentale vaccinare rapidamente le persone più anziane e i più fragili per evitare un nuovo aumento delle ospedalizzazioni o dei decessi. 

È anche importante continuare a monitorare le varianti senza sottovalutare la situazione, per poter essere preparati e tornare progressivamente alla normalità. 

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