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Urban Legends: il Web e le Leggende Metropolitane

La Rete è un contenitore immenso di notizie, in cui verità e finzione spesso si fondono e si confondono creando un mix di autenticità e invenzione, che sfocia in bufale o leggende metropolitane, il tutto alimentato dalla rapida circolazione della comunicazione nel web.

La Rete è un magazzino straordinario di notizie vere, false, buffe, curiose, ironiche, nobili, ignobili.

Tra Viagra in offerta speciale, appelli, promozioni di casinò che promettono vincite milionarie, pornografia, catene benefiche, leggende metropolitane, petizioni, allarmi vari ci si perde, letteralmente.
Nel Cyberspazio prendono forma dei meccanismi di diffusione di questi fenomeni che per certi versi sono simili a quelli del mondo reale, ma Internet gode di una platea infinitamente più vasta.
Noi cybernauti abbiamo quindi da una parte la possibilità di "sapere" molto di più, ma dall'altra il grande rischio di andare oltre l'indispensabile, deviando la nostra attenzione sull' "inutile", ma anche di credere (e rafforzare) strani e perversi meccanismi di diffusione di notizie false e, a volte, dannose, spesso per una mancanza di esperienza o di criteri a cui affidarci per "scegliere bene". 

La stragrande maggioranza delle bufale online si è diffusa, e continua a diffondersi, attraverso l'utilizzo della posta elettronica, le famose catene di Sant’Antonio digitali, contenenti storie più o meno strazianti aventi per oggetto appelli medici, umanitari, antirazzisti, antitruffa, l'elenco continua, e la fantasia non manca. Invitano gli utenti a eseguire una semplice azione: basta cliccare su "INOLTRA" per dare un aiuto concreto alla nobile causa. 

Adesso la domanda sarebbe: cosa spinge le persone a cliccare su quel tasto dando per vero quello che a volte appare anche come una palese bufala? Si tratta solo di inesperienza "tecnica"?

Io non credo.
Secondo me è una questione di fiducia, di legami, di pregiudizi, di convinzioni, di appartenenza a determinati gruppi, reali o anche solo virtuali. Capita molte volte, infatti, che per quanto strana, buffa o terribile sia da leggere una notizia, all'utente passi come vera solo perché gli era stata inoltrata da un amico "di fiducia" o semplicemente perché questi aveva notato nel testo dei riferimenti a fonti autorevoli/conosciute, o ancora perché ci aveva letto riferimenti pratici, come numeri di telefono e indirizzi.

Storico, in questo senso, è il caso di una bimba da salvare, Rachele, che partendo da una fonte autorevole, quale il comune di Savona, trovò ampia diffusione a discapito di alcune persone i cui riferimenti (indirizzi e numeri di telefono) sono stati per anni assediati, al punto tale che anche dopo la smentita della mail, che ormai era già partita verso un lungo viaggio. La storia è diventata esemplare, tanto che basta digitare su qualsiasi motore di ricerca le parole "Rachele+leucemia" o simili per trovarla ovunque. 

La voglia di partecipazione a questo condividere e inoltrare può anche essere un voler fare parte di una élite di "coloro che sanno" o di "coloro che fanno", come succedeva nelle piccole tribù (reali), ma anche nei paesini, realtà che molti di noi, me compresa, avranno sicuramente vissuto almeno una volta nella vita.
L'esempio classico è quello della "colletta" per un componente di un gruppo sfortunato. Solo che qui a fronte di un numero così elevato di persone e un luogo non fisicamente definito, si perde quel principio di fiducia assoluta basato sulla conoscenza, sui rapporti reali, e si da' per scontato che il messaggio veicolato dai media sia autentico e quindi in quanto appartenente a una comunità virtuale, in base ai principi di partecipazione, solidarietà, cooperazione "si da quel che si può". 

Come diceva M. McLuhan nel "villaggio globale" è una specie di ritribalizzazione ma di portata mondiale.



Oggi ovviamente tutti questi fenomeni già diffusissimi li vediamo ampliarsi ancora e ancora attraverso i social network, in particolare facebook, dove ci sono da aggiungere anche nuovi contenuti, mi riferisco ai gruppi che promettono applicazioni, feedback o servizi particolari in cambio di iscrizione e condivisione dei contenuti alla lista dei propri amici. Si promettono statistiche sul proprio profilo o le proprie pagine, l'albero genealogico automatico, la fotografia del sosia, trucchi e soluzioni di giochi online, notizie o fotografie inedite, funzionalità particolari e segrete di fb, il tutto sempre accompagnato da link pubblicitari o dalla richiesta di dati personali o come per le e-mail la voglia di diffusione, spesso ingannevole, di un messaggio, anche e soprattutto, a scopo di lucro. 

Altre volte sono delle beffe organizzate e pianificate da troll come strategie o campagne da affrontare attraverso forum riservati. Ricordo bene il gruppo nato come “Difendiamo Emergency” che dopo aver raggiunto gli oltre trecentomila utenti, fu rinominato “Togliamo la scorta a Saviano” per iniziare una violenta campagna contro lo scrittore di Gomorra.

Come non citare tutti i gruppi/messaggi contenenti le varie profezie sulla fine del mondo datata 2012? Messaggi che fanno tanto leva sulla grandissima influenza che TV e film hanno su un pubblico postmoderno che vede un confine sempre più labile tra finzione e realtà.

Con internet e la possibilità di utilizzare posta elettronica, mail list, forum, con l'avvento dei social network e la voglia sfrenata di condivisione che ne deriva, nascono nuovi tipi di leggende metropolitane, quelle che vengono definite leggende contemporanee, o voci virtuali, nuove forme di diffusione di false notizie.

Un tempo erano il riflesso di un bisogno di abbellire e "completare" in qualche modo la realtà modificandone la storia, creando dei miti.

Ormai si tratta di storie totalmente inventate e con scopi ben precisi, e tutto ciò credo faccia perdere quell'alone di mistero/dubbio che c'era nelle "voci" di una volta, sfociando quasi sempre alla fine nella beffa.

Questo credo sia un aspetto da approfondire, analizzare meglio e di esempi e di studi ce ne sarebbero tanti... 

La rete oltre ad essere stracolma delle suddette beffe pare comunque abbondare anche di siti e blog "anti bufala" creati prorio per riconoscere certi inganni diffusi nel web per studiarli, capirne la dinamica o elencarli. Un esempio può essere il blog de "Il disinformatore" che apre il proprio sito citando Marc Bloch,"Gli uomini esprimono inconsapevolmente i propri pregiudizi, gli odi, le paure, tutte le proprie forti emozioni", (da "Riflessioni sulle false notizie della guerra" del 1921).

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