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Under 19 e Beach soccer due finali impossibili

Le formazioni italiane prendono due scoppole onorevoli all’ultimo atto dei rispettivi tornei

Il weekend ha visto gli atti finali di due interessanti tornei: il campionato europeo under 19 di calcio e il campionato mondiale di beach soccer. In entrambe le competizioni l’Italia è arrivata in finale, ma ha trovato sulla sua strada scogli troppo difficili da superare.

L’under 19 si presentava con il morale alto all’appuntamento finale contro la Germania guidata in panchina dal “pachiderma d’assalto” Hrubesch. Nelle partite di qualificazione aveva puntato molto sull’attacco, riuscendo ad avere in proporzione solo da Paloschi, che ha realizzato il rigore del pareggio contro la Grecia e un altro rigore contro i padroni di casa della Repubblica Ceca. Okaka, Zamblera ed Eusepi hanno inciso pochissimo. 

Già nella partita decisiva contro i cechi e in misura
maggiore nella semifinale contro l’Ungheria, l’Italia ha basato tutto il suo gioco su un ottimo centrocampo, formato da ragazzi già maturi: il “De Rossetto” Raggio Garibaldi, il “Tardellotto” Poli, il “Perrottone” Bonaventura, l’”Ambrosinaccio” Mazzarani e il “Sivorino” Forestieri. Grande prova contro l’Ungheria e goal in contro tempo di Forestieri entrato nella ripresa. 

La finale era contro una Germania imbattuta, capace di regolare senza grandi sforzi anche la Spagna campione in carica. 

Iniziata la partita, si è subito capito che i tedeschi avevano un passo diverso. Il ritmo delle manovre era imbambolante per Poli e Mazzarani e Raggio Garibaldi si sfiancava troppo nel coprire gli spazi spalancati. In uno di questi si è inserito Lars Bender, che ha fiondato un vellutato sinistro all’incrocio dei pali. 

Nonostante l’espulsione del miglior difensore tedesco, Jungwirth, non siamo mai stati pericolosi nel primo tempo, anzi i contrattacchi tedeschi con Naki e Latza mettevano paura. 

Nella ripresa, il numero 10 tedesco, Gebhart, ha rotto gli argini e ha sfrecciato incontrastabile tra i difensori italiani, servendo un goal facile al cammellone di colore Sukuta Pasu e sfiorando altre volte la marcatura. Lo scatto di puro orgoglio di Raggio Garibladi è servito a poco. Dopo un minuto Gebhart sovrastava Tagliani e Bruscagin e infiocchettava di testa un goal su cui Fiorillo avrebbe anche potuto. 

La gara terminava, dopo l’espulsione di Gentili per doppia ammonizione, nella più assoluta ovvietà: vittoria meritata della Germania. 

Per il futuro italiano si prospetta un grande centrocampo, pieno di tuttofare che sanno anche segnare, e una pessima difesa, con bamboccioni che non sanno tenere l’attaccante fisicamente né in velocità né di forza. 

L’altra finale ancora più impossibile era quella contro il Brasile di beach soccer. Sfidavamo i due volte consecutive campioni del mondo e gli inventori di questo sport con la pancia piena di chi ha già avuto abbastanza. Il primo tempo scorre veloce e prendiamo solo un goal di Bruno perché Leghissa è troppo perticone per anticiparlo. 

Nel secondo non capiamo un tubo: velocità e destrezza tecnica sulla sabbia infida, il peggio che poteva capitarci. Noi cerchiamo di scartare di lato e tirare in porta con tutta la forza che abbiamo. Loro ci giocano di tacco, pallonetto, finte e passi doppi: uno show marittimo. I goal sono tre, ma i brasiliani ne sbagliano a bizzeffe. Bruno e due volte Sidney o fanno goal al volo da bocca aperta o entrano con la palla in porta. 

Il terzo tempo è accademia brasiliana (quinto goal di André, con i baffetti alla Videla, che finisce in porta con la palla) e ultime energie dell’Italia che scaraventa in porta tre goal scavati nel nulla. Palmacci a porta vuota, Pasquali con bolide su punizione e Maradona jr, dimenticato dai brasiliani che guardavano i balletti in tribuna distogliendo le attenzioni dal campo. 

Il fischio finale sancisce una disparità culturale prima che tecnica o tattica: i brasiliani giocano da decenni con il pallone sulla sabbia per dimostrare abilità, noi spariamo i supersantos in acqua per attaccare bottone con le ragazze.

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