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 Home page > Attualità > Società > Una proposta per il testamento biologico

Una proposta per il testamento biologico

E’ in rete una proposta di Dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari (pubblicata anche sull’ultima pagina del manifesto in edicola oggi, 24 febbraio). Si tratta di un modulo da ritagliare e compilare, per aderire «a una campagna di libertà», pensata come messaggio da inviare al legislatore, come segnale pubblico della volontà dei cittadini, come espressione di un diritto fondamentale di cui si chiede un riconoscimento». E, naturalmente, come «atto politico». Il modulo va inviato a Luigi Manconi, presidente di A buon diritto ([email protected]), via dei Laghi, 12, 00198, Roma; fax: 06-8414268, oppure a Marco Cappato, segretario dell’Associazione Luca Coscioni ([email protected]), via di Torre Argentina, 76, 00186, Roma; fax: 06-68805396. Dette associazioni si incaricheranno di raccogliere i moduli inviati e di farli giungere ai Presidenti di Camera e Senato.

Il testo della dichiarazione permette di scegliere, attraverso la formula voglio/non voglio, di esprimere la propria volontà in merito a temi diversi, quali il desiderio di essere o non essere informat* sul proprio stato di salute e sulle proprie speranze di vita; la possibilità di delegare un’altra persona a decidere al posto proprio; la possibilità di decidere anticipatamente quali trattamenti consentire e quali no in caso di incoscienza; la possibilità di nominare un proprio fiduciario; la possibilità di scegliere se avere o meno assistenza religiosa e, in caso di decesso, se celebrare un funerale, religioso o civile; la possibilità di autorizzare l’espianto di organi e di disporre l’inumazione o la cremazione del proprio corpo. Si tratta, in sostanza, del «diritto fondamentale all’autodeterminazione del paziente», oggi più che mai messo in discussione, dallo Stato come dalla Chiesa cattolica, come dimostrano la vicenda di Eluana Englaro e la legge sul Testamento biologico che si prepara, decisamente limitante della libertà di autodeterminazione.


 
La Dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari non ha, bene inteso, alcun valore legale: si tratta solo di un atto simbolico per esprimere la propria volontà. Costutuisce però un tentativo doveroso di riappropriarsi della propria libertà di scelta e soprattutto di un testo che - letto con attenzione - obbliga a riflettere e a scegliere. Non è come per i referendum, nei quali dovrebbe vincere la scelta maggioritaria: il testo della Dichiarazione consente al singolo di decidere per sé e solo per sé e non è detto che tutte le risposte siano scontate. Io mi sono trovato assolutamente sicuro di non voler essere mantenuto "in vita" artificialmente nel caso di malattie gravi in presenza di uno stato d’incoscienza giudicata irreversibile dai medici. Non altrettanto nel caso in cui la mia "vita" dipenda da una macchina, ma io abbia ancora la consapevolezza di quanto sta accadendo e non la possibilità di comunicarlo. La lettura del testo della Dichiarazione, insomma, mi ha portato a riflettere su che cosa sia per me la vita e quali siano i limiti imposti dalla dignità umana. Evidentemente non ho avuto il tempo di giungere a nessuna conclusione, forse non vi giungerò mai, ma a volte l’essenziale è sollevare una questione. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con quell’educazione civica oggi tanto invocata, ma sicuramente non invogliata da un esecutivo (e un’opposizione) che tende a deresponsabilizzare gli individui, desiderando, sotto sotto, pensare al posto loro.
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