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Un quadretto gradevole: la sposa di Andrano

Mi sia permesso di partecipare e diffondere una semplice, piacevole e in certo qual modo dolce immagine, giunta, stamani, a riempire i miei occhi e, insieme, a penetrarmi dentro.

Mi trovavo occasionalmente ad Andrano, un paese vicino al mio, per sbrigare alcune commissioni, quando, percorrendo lentamente in scooter una strada di quel centro abitato, la mia attenzione è stata catalizzata da numerosi piccoli gruppi di persone, stazionanti, uno dopo l’altro senza soluzione di continuità, fuori dagli usci o seduti sui gradini dei terranei.

I loro volti sembravano emanare un’insolita aria di tranquillità, di speciale ma non assillante attesa, una volta tanto non si scorgevano in giro furgoncini d’ambulanti o propagandisti porta a porta. Si avvertiva solo una sorta di naturale connubio fra tali espressivi frammenti di popolo e il soffio, altrettanto naturale, dell’aria frizzantina dell’attuale periodo.
 
Bloccato il motorino, ho chiesto ad un gruppetto: ”Cosa c’è, che sta succedendo a spiegare una così insolita partecipazione di gente?”

 
La risposta: “Signore, c’è la sposa, che proprio ora s’appresta a lasciar casa sua lì più avanti e a raggiungere a piedi – con il corteo di familiari, parenti, amici e invitati – la parrocchia. Noi, vicini di casa, sentiamo il bisogno di onorarla e farle festa”.
Una risposta fra visi sorridenti, quasi che chi la porgeva parlasse a nome e per conto della generalità degli astanti.
 
Appagato, ho rimesso in moto lo scooter e, passando pian piano davanti alla casa della protagonista dell’evento, ho notato l’arco della porta ornato e infiorato e, intorno, tante eleganti e aggraziate toilette; infine, molti uomini recanti in mano gli “antichi” cartocci, riempiti, verosimilmente, con confetti o riso bene auguranti per la novella coppia.
 
Non c’è che dire, il mondo va stravolgendosi e capovolgendosi fra mille cambiamenti, ma determinati “spettacoli”, tradizionali e genuini, a mio parere, non diverranno mai demodé.

 

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