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Un fisco da stato di guerra. In Ucraina e non solo

Approvazione notturna per la legge di bilancio 2015 della martoriata Ucraina. Non è neppure certo che esista un documento ufficiale, a dirla tutta, e lo stesso premier Arseniy Yatseniuk ha segnalato che entro febbraio vi saranno ritocchi e revisioni, ma Kiev tenta disperatamente di riprendere il filo con il Fondo Monetario Internazionale, che dovrebbe proseguire le erogazioni al paese, pari a 17 miliardi di dollari complessivi. A cui dovranno aggiungersene un’altra quindicina, secondo stime della Ue, per evitare (forse) il collasso. Ma in questo budget da stato di guerra c’è una misura che fa sorridere noi italiani. Diciamo così.

Prima, la big picture: per il 2015 il governo ucraino prevede un Pil in contrazione del 4,3%, un’inflazione al 13%, ed un deficit di bilancio pubblico di circa 4 miliardi di dollari, che dovrebbe portare il deficit-Pil per il prossimo anno al 3,7%. Tra le misure fiscali adottate, come segnala il Financial Times, ci sarebbe una stretta sui prezzi di trasferimento, per contrastare la fuoriuscita di capitali dal paese per opera degli oligarchi (auguri); l’introduzione di dazi temporanei del 5-10%, della durata di un anno, su beni considerati non prioritari, e che dovrebbe produrre un gettito da un miliardo di dollari. Tutto dipenderà dalla elasticità della domanda al prezzo, ovviamente. Poi ci sono le solite misure pro-contrabbando, come accise su sigarette ed alcolici, e maggiore imposizione sui beni di lusso quali auto. Aumenta la tassazione sui dividendi ricevuti da entità offshore e questa cosa non riusciamo a capirla, visto che al paese servono capitali in entrata, oltre che “scoraggiare” quelli in uscita. Ma tant’è.

Brutta sorpresa per gli esportatori di grano, che non saranno più rimborsati dell’Iva. Viene introdotta una tassa del 10% sulle lotterie, ed una imposizione sulle case di grandi dimensioni, oltre a nuovi balzelli sulla produzione di idrocarburi. Il budget della Difesa cresce, come ci si aspetterebbe in una situazione come quella ucraina, e vengono tagliate altre spese, civili e sociali. Ad esempio, l’agenzia russa Itar-TASS sostiene che centomila insegnanti verranno licenziati nel prossimo biennio e 400 scuole in aree rurali saranno chiuse.

Come si nota, non si inventa nulla. Ma nel nuovo budget ucraino c’è anche una novità: la tassazione sui contributi dei lavoratori ai fondi pensione scende da circa il 41 al 16,4%. La motivazione ufficiale è quella di fare emergere il nero con cui spesso le aziende pagano i lavoratori. Ora, tralasciando la non elevata coerenza di misure che da un lato agevoleranno il sommerso (tassazione su alcolici e sigarette su tutte) mentre dall’altro tentano lafferianamente di contrastarlo, ci è gradita l’occasione per segnalarvi che, persino in un paese devastato dalla guerra e sul ciglio del default come l’Ucraina c’è qualcuno che pensa che il risparmio previdenziale sia meritevole di una tassazione leggera. Una tassazione che sarà inferiore a quella italiana. Perché da noi si tratta di colpire le “rendite finanziarie”, lo sapete, no? Incluso il risparmio previdenziale.

Siamo paesi in guerra, noi e l’Ucraina. Noi lo siamo soprattutto col senso comune, e di conseguenza abbiamo ben poche probabilità di uscire vittoriosi. E se vi sembra che stiamo esagerando, aspettate fiduciosi gli eventi.

 

Foto: TarasTarasov/Flickr

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