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Un altro Nobel vittima del..."populismo"?

Anche il prof. Oliver Hart, economista di Harvard e vincitore, con Bengt Holmstrom, del premio Nobel per l'economia nel 2016, si colloca, a quanto pare, fra le fila dei...”populisti”: ossia fra coloro che, secondo la neolingua imposta dal potere finanaziario, si dichiarino contrari all'adozione della moneta unica europea e alla globalizzazione. A suo avviso, l'Unione Europea, avendo eccessivamente accentrato i poteri, “se non cambia, potrebbe fallire”.

Secondo l'economista di Harvard, l'adozione dell'euro, sarebbe stato “un errore”: perciò, per poter sopravvivere, l'Europa Unita dovrebbe restituire il potere, e quindi la sovranità, ai singoli Stati. Diversamente, sarebbe destinata al fallimento. Le sue critiche nei confronti dell'odierno assetto europeo, Hart le ha affidate a una intervista rilasciata all'agenzia spagnola Efe, nella quale precisa che, sin da quando si cominciò a parlare di moneta unica, lui era convinto del fatto che l'introduzione dell'euro sarebbe stato un errore. Al riguardo, egli si sofferma sulla scaltrezza dimostrata allora dai britannici, i quali decisero subito di rimanere fuori dall'euro. Con la scomparsa della moneta unica, i singoli Stati tornerebbero a svolgere il loro più autentico ruolo, perché significherebbe per essi ritornare ad avere la necessaria autorità nei termini di sovranità nazionale e in materia di politica monetaria. Quel che Hart rimprovera in particolare all' Europa, è di aver eccessivamente accentrato il potere. “Credo che la parola chiave sia decentralizzazione”, ha dichiarato durante la sua intervista. A preoccupare maggiormente dell'Europa dei burocrati, sono i diritti di decisione, i quali sono stati trasferiti dai singoli Paesi verso il centro. Verso Bruxelles, per intenderci. Per cui, è giunto il tempo di “devolvere questa capacità di decisione ai singoli Paesi”. Solo procedendo in questo modo, l'Europa, a suo avviso, potrà sopravvivere. Nel caso contrario, la attenderebbe soltanto un misero fallimento. Atteso che, a suo avviso, gli Stati dell'Europa Unita “ non sono sufficientemente omogenei per essere una sola unità”. Ecco perché, è “un vero errore tentare di crearla”. Un altro premio Nobel per l'economia infoltisce quindi le fila dei “populisti”. Ciò vuol dire che sarebbe ora, da parte degli oligarchi europei, di cominciare a rivedere le loro farneticanti teorie riguardanti la globalizzazione e l'adozione della moneta unica. Sarebbe ora che costoro cominciassero a capire che, in ultima analisi, la fine dei singoli Stati, e quindi dei singoli popoli e delle singole culture, altro non sia che l'inizio del loro stesso declino. Di fronte a una così macroscopica evidenza, viene da domandarsi: ma ci voleva un Nobel, anzi ben sette premi Nobel, visto che Hart viene dopo Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Amartya Sen, Milton Friedman, James Mirrless e Christopher Pissa, per capire la pletora di fesserie propinate dalla finanza mondiale a un coacervo di grulli? Ma forse questa anomalia si spiega considerando come l'onorificenza del Nobel, anche in ragione della dilagante neolingua, sia ormai scaduta tanto in basso da non essere più conferita a scienziati e letterati, ma a giullari e cantastorie

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