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Un’altra rete è possibile

Per i vent'anni di Genova 2001 vi saranno delle iniziative culturali. Sarebbe coerente e importante realizzarle con piattaforme di condivisione coerenti con gli ideali che animarono il movimento di allora.

di Laura Tussi

Questo incontro webinar vuole unire esigenze con competenze. L’esigenza di predisporre servizi in videoconferenza simili a quelli utilizzati per il Genoa Social Forum.

Quest'anno ricade il ventennale del movimento che ha segnato la nostra generazione.

Da qui nasce l’idea di predisporre strumenti per la condivisione online con le competenze di PeaceLink - telematica per la pace e i diritti umani al cui interno operano anche ingegneri, informatici e tecnici per dare un uso politico e sociale alle nuove tecnologie. Esisteva un arcipelago di realtà associative di volontariato della società civile vent’anni fa contro le multinazionali alimentari, del tessile e così via e oggi questi movimenti sono contro le multinazionali informatiche.

Mettiamo a disposizione tecnologie con le videoconferenze per trovarci a vent’anni dal G8 di Genova. Vent’anni fa ci occupavamo di molte istanze tra cui il consumo critico e uno stile di vita sobrio. Le elezioni vinte da Trump, Brexit, Bolsonaro sono state vinte appunto perché si sono usati i profili delle migliaia di persone che apprezzano questi personaggi politici di carattere molto discutibile.

I nostri profili Facebook si trovano tutti in big data.

Il consumo critico coinvolge realtà che abbiamo in rete.

Il forum sociale online si è tenuto su Zoom, Google, Facebook.

I movimenti oggi usano queste piattaforme.

Nel ventennale di Genova 2001 si terranno iniziative con streaming e videoconferenze.

Esiste un’alternativa a tutto questo?

Alternativa è proporre a coloro che organizzano questi eventi per il ventennale di Genova una visione più etica dei social meno legata alle multinazionali. Ossia usare l’informatica in modi corretti: in modo etico e consapevole.

La questione della profilazione è presente nella nostra vita quotidiana.

Dare i nostri dati a disposizione di aziende ha costi sociali, economici, politici. Per esempio l'uso di Facebook per Brexit ha fatto propaganda politica.

Quando siamo nelle mani di queste aziende offriamo informazioni sulle nostre interazioni.

Questi sono tutti dati anche per la realizzazione di campagne politiche molto discutibili.

Tutto ciò che è online viene registrato da chi ci offre il servizio, quindi riguarda tutti noi dal punto di vista della privacy. E di certo tutto questo non è etico.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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