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Umbria: a piedi o in bici per riscoprire il territorio dopo il sisma

Il turismo sostenibile è la chiave per esplorare regioni e paesi che nel loro patrimonio naturalistico e paesaggistico hanno la ricchezza più grande.

di Eleonora Degano

ATTUALITÀ – Mobilità dolce, risorse ambientali, eventi a misura di territorio: sono queste le parole chiave del turismo sostenibile, il motore delle regioni e dei paesi che nel loro patrimonio naturalistico e paesaggistico hanno la ricchezza più grande. Se ne è parlato a Spoleto il 12 maggio al convegno “Ambiente e mobilità dolce motori per l’Umbria”; sullo sfondo la situazione post-sisma, con un terremoto che dovremmo iniziare a percepire non come evento catastrofico, ma come fenomeno naturale. Con il quale convivere in sicurezza grazie a interventi appropriati, proprio come si fa in molte altre aree del pianeta.

Ma cosa si intende per mobilità dolce? Preferire la bicicletta o i piedi all’automobile e ai vari mezzi di trasporto, per essere più environmental-friendly e scoprire quelle aree del territorio che sulle quattro ruote difficilmente si possono raggiungere e apprezzare. Nella regione Umbria si punta ora alla ciclovia Assisi-Spoleto-Norcia, l’unione di vari itinerari ciclabili tra i quali l’ex ferrovia che univa Spoleto e Norcia, per anni lasciata in condizioni di abbandono e oggi recuperata per valorizzarne il percorso suggestivo. Il settore della cosiddetta “economia della bicicletta” ha margini enormi per svilupparsi, ha spiegato Mauro Agostini, direttore generale di Sviluppumbria, l’agenzia per lo Sviluppo regionale che ha deciso di puntare proprio sulla mobilità dolce.

I dati europei lo confermano. “Già oggi il 7% dei cittadini europei sceglie le due ruote come mezzo di trasporto principale e i costi delle infrastrutture necessarie sono molto bassi: con i fondi necessari a realizzare un chilometro di autostrada si possono costruire 150 chilometri di percorsi ciclabili protetti”.

Secondo il monitoraggio dell’Ufficio Statistico sul Turismo della Regione, il sisma ha avuto un enorme impatto sul turismo, con una diminuzione degli arrivi in Umbria del 30% e il quasi azzeramento (-96%) in zone come la Valnerina. A preoccupare è stato riscontrare questo calo anche nelle aree non interessate dal terremoto, percepite come non sicure, ed è per questo che “vogliamo restituire la normalità alla regione, affinché il terremoto sia un evento naturale che arriva su un territorio pronto a sostenerlo, un territorio preparato”, ha continuato Agostini. “Anche questa è sostenibilità”.

Biciclette in città

Ma promuovere l’uso della bicicletta e la bike economy, soprattutto negli ambienti urbani, non vuol dire solo costruire piste ciclabili. “Le città acquistano un valore, anche turistico, quando i cittadini vivono bene. Chi le visita vuole vivere un’esperienza, sentirsi come se fosse un abitante del luogo, ma non può farlo dove mancano i servizi”, ha spiegato Alberto Fiorillo, responsabile Aree Urbane di Legambiente.

L’associazione ambientalista ha da poco presentato il 1° rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città, che fotografa la situazione nostrana. Il “reparto bici” italiano, come emerge dal rapporto, ha molto da imparare. Se città come Bolzano e Pesaro hanno delle performance a tutti gli effetti europee (il 28% della domanda urbana di mobilità è soddisfatto dalla bici), altrove chi volesse inforcare la due ruote troverebbe condizioni diverse: piste ciclabili “a ostacoli”, pali della luce, superficie dissestata. A mancare è spesso l’elemento chiave, la sicurezza.

“Il cicloturismo non vive di infrastrutture ma di qualità territoriale”, ha continuato Fiorillo, “per questo è necessario re-distribuire lo spazio urbano, per vivere meglio e ricreare le condizioni affinché la gente riprenda a vivere il territorio”. In Italia, infatti, aumentano i chilometri di piste ciclabili ma non le utenze. Tra il 2008 e il 2015 sono stati realizzati oltre 1.300 chilometri di percorsi cicla­bili urbani nelle città capoluogo di provincia e l’insieme delle cicla­bili urbane è passato da neanche 3.000 chilometri a oltre 4.000 nel giro di otto anni. Eppure questo incremento non ha spinto più italiani a salire in bici: nello stesso periodo la percentuale di persone che ha scelto le due ruote è rimasta la stessa. Il 3,6% nel 2008, ancora il 3,6% nel 2015.

La nota dolente è soprattutto la qualità delle infrastrutture e le foto delle piste ciclabili nel Lazio mostrate da Fiorillo, tra barriere, radici e pali della luce, dicono più di mille parole

(Alberto Fiorillo di Legambiente presenta il nuovo rapporto sulla bici in Italia. In foto, alcune delle disastrate piste ciclabili tra Roma e dintorni)

Paesaggio e biodiversità

In Umbria ci sono 105 siti appartenenti alla Rete Natura 2000, la rete ecologica istituita nell’Unione Europea per tutelare habitat naturali, fauna e flora rari o a rischio di estinzione. In queste zone l’attività umana non è vietata, il che le rende opportunità straordinarie per rendere la mobilità dolce un’occasione di scoperta della biodiversità e per ricordare che la tutela della diversità biologica è parte imprescindibile dello sviluppo economico e sociale. “Il turismo sostenibile protegge e valorizza queste aree”, ha commentato Vincenza Campagnani, Assessore all’Ambiente Trasporti e Mobilità alternativa del Comune di Spoleto.

Nei circa 50 chilometri racchiusi nel comune di Spoleto, dove si è tenuto il convegno, il paesaggio naturale occupa quasi il 60% dell’intero territorio, a fronte di meno del 4% di aree urbanizzate. Circa 4500 ettari ricadono sotto la protezione della Rete Natura, con otto siti tra i quali è possibile incontrare istrici, gatti selvatici, volpi e lupi ma anche lepri, gheppi, cinghiali, varie specie di chirotteri nonché pozze, corsi d’acqua e fontanili ricchi di ululoni appenninici, rospi e salamandrine dagli occhiali.

Parte della ciclovia Spoleto-Assisi consiste della Greenway Valle Spoletana, circa 50 chilometri di ciclabile che percorrono l’eco-corridoio lungo i fiumi Tessino e Marroggia. Questo tratto è molto importante per le specie locali, poiché unisce gli ecosistemi montani dell’area spoletina con la pianura alluvionale della Valle Spoletana. Il lavoro sul territorio dei professionisti e degli scienziati, coinvolti anche nel progetto Greenway, ha permesso di ripristinare dieci chilometri di corridoio ecologico, di mettere a dimora 21 specie (rigorosamente autoctone) e di restituire, anche in questo caso, degli ambienti preziosi ai cittadini.

Il messaggio da portare a casa è semplice quanto efficace, ed è qualcosa sul quale si dovrebbe lavorare in tutta Italia: è permettendo ai cittadini di vivere davvero il territorio, in modo rispettoso e sostenibile, che li si motiva a mettersi in gioco per tutelarlo e a capire cosa è davvero la biodiversità. Quindi zaino in spalla e pedalare (o camminare) per scoprire quei tesori che spesso si trovano fuori dalla porta di casa.

@Eleonoraseeing

Fotografia di Emanuele Caposciutti, Rocca Albornoziana, Spoleto

Questo articolo è stato pubblicato qui

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