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Ultimo ritrovato dell’usa e getta: “La Carta Costituzionale”

Pare che anche la nostra Carta Costituzionale sia divenuta un prodotto “Usa e getta”. La si usa a proprio piacimento,  interpretando a proprio favore quello che più ci aggrada e disconoscendo ciò che invece impedirebbe un nostro recondito disegno di strategia politica, in poche parole un utilizzo interpretativo che possa accaparrare, rafforzare e legittimare il proprio potere. L’appartenenza ai livelli alti della gerarchia politica del nostro Paese ed è già di per se elemento sufficiente per rendersi  interpreti autorevoli e disinvolti del dettato costituzionale. 

La confusione, che spesso ben si accompagna con l’ignoranza del testo costituzionale, unitamente all’arrogante sensazione di onnipotenza, porta a ingenerare altrettante prese di posizioni che non trovano alcun fondamento giuridico. Basta urlare, basta arroccarsi dietro il precedente voto popolare, dimenticando che la nostra è una democrazia parlamentare a rappresentanza indiretta. Cosa vuol dire? E’ semplice: il popolo elegge i propri rappresentanti al Parlamento, quest’ultimi eleggono il Governo. Non è il popolo che elegge il governo, bensì è il Parlamento. La consultazione elettorale esprime una indicazione su chi dovrà formare e dirigere il futuro governo, il cui incarico verrà, a consultazioni elettorali concluse,  formalizzato dal capo dello Stato e dopo che il designato Premier o Capo del Governo, avrà provveduto alla composizione della squadra ministeriale,  questa,  unitamente al suo capo si presentano al Parlamento, Camera e Senato,  per chiederne la “Fiducia”. In assenza di quest’ultimo atto, nessun Governo può ritenersi legittimamente eletto. Una maggioranza parlamentare, sostenitrice del governo in carica, se entra in crisi, facendo registrare al conteggio dei voti la venuta meno della rappresentanza parlamentare di almeno il 50% + uno, autorizza per dispositivo legislativo, non per interferenza, il Capo dello Stato ad iniziare le consultazioni per verificare se “In Parlamento” esiste una maggioranza, solo dopo aver accertato l’inesistenza di maggioranze qualificate che a loro volta esprimono un loro rappresentante per la formazione del nuovo governo, allora e solo allora il Capo dello Stato scioglie le Camere e indice nuove elezioni politiche.  Piaccia o no è questo quello che prescrive la nostra Carta Costituzionale.

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Parlamento - Roma

Interpretazioni estensive, empatiche, allergiche o popolari servono oggi solo a creare ulteriore disorientamento negli elettori, e peggio ancora ad esasperare i toni di un dialogo politico già particolarmente difficile.  In fondo come non dar ragione a questo fenomeno di urlatori, sembra esser ritornati agli albori degli anni ’60, dove canzonettari da quattro soldi dai capelli lunghi avevano imparato ad attrarre folle di giovani con rumori e fastidiosi ed assordanti. Così si diceva allora, solo che le loro canzoni ancora oggi la gente se le ricorda e qualcuno le canticchia pure. Ho però delle serie riserve sul fatto che questi attuali politici urlatori entreranno nella storia politica italiana.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.105) 20 agosto 2010 19:25

    Schifani ha ricordato Cossiga, ma ha dimenticato il Cossiga "picconatore" che interpretava "sopra le righe" le sue prerogative di Presidente della Repubblica. C’è solo da sperare che sia finito il maldestro tentativo di "condizionare" le prerogative di Napolitano. Sperare perchè la storia insegna che la Febbre del Tribuno cerca sempre di imporre le sue regole agli altri ... 

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