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Ucraina: l’ambasciatore di pace e le ragioni del no alla guerra

 

Ferma la condanna agli attacchi in Ucraina da parte del professor Francesco Barone, missionario in Africa e ambasciatore di Pace, in quanto portavoce in Europa del premio Nobel per la Pace Denis Mukwege. "Nessuno conosce l’esito finale della guerra in Ucraina", scrive. "Ma tutti conosciamo chi l’ha dichiarata e chi ha inviato migliaia di soldati a lanciare bombe e missili addosso a persone indifese e innocenti. Tv e smartphone, questa volta, ci permettono di conoscere la realtà, minuto dopo minuto. I principali responsabili del conflitto non potranno nascondersi dietro una maschera e neppure i generali e i colonnelli, complici nel concretizzare decisioni scellerate. Questa volta, le atrocità commesse non si conosceranno soltanto al termine del conflitto, come è avvenuto nel precedente secolo. Forse si prevedeva una guerra lampo, oppure si riteneva che il popolo aggredito, preso dal terrore, lasciasse entrare le truppe russe, spalancando le porte di accesso delle città ucraine. E invece no. Nulla di tutto questo". 

L’aggressione al popolo ucraino, secondo Barone, ha sollevato il disappunto da parte della quasi totale comunità internazionale, lo si è evinto soprattutto quando, i rappresentanti dell’Assemblea Onu, anno voltato le spalle al ministro degli esteri russo Lavrov, mentre iniziava il suo discorso. Lo si è evinto, quando le piazze di tutto il mondo si sono colorate di pace. Quando le scuole hanno manifestato il disappunto nei confronti del conflitto. Lo si è evinto quando migliaia di persone, soprattutto giovani, hanno affollato le piazze delle città russe, per dire no alla guerra e, in quei momenti, le forze dell’ordine procedevano con i loro arresti, mettendo in atto un’ulteriore e ingiustificato attacco alla libertà e alla democrazia. 

A circa una settimana dall’inizio delle ostilità, la brutalità della guerra si vede dalle case sventrate, dai lamenti e dai pianti delle persone, dagli ospedali colpiti, dai morti e dai feriti, dai bambini offesi, dai mezzi blindati che occupano le strade che portano a Kiev. Strade prive di semafori rossi. In guerra non c’è mai un vincitore. La sconfitta finale è quella iniziale, quando si dichiara guerra. La sconfitta è quando la violenza prevale sul ragionamento. La sconfitta è quando si dichiara di essere a favore della pace e invece si predilige la forza bruta. "La guerra", ricorda Barone, "non proviene da forze esterne. La guerra rende protagonisti negativi gli uomini che, nella maggior parte dei casi, non conoscono neanche i motivi per i quali sono costretti a uccidere altri uomini".

Il soldato Joker in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, sostiene: “Gli uomini sono nati per uccidere ma portano addosso il distintivo della pace”. Il soldato del Signorsì, Signore! E come non ricordare la dichiarazione fornita nel 1832 da Carl von Clausewitz: “La guerra è la politica dello Stato proseguita con altri mezzi”. Sete di potere mista a narcisismo ossessivo, economia, avidità, sono queste le principali cause delle guerre, perché generano divergenze di interessi, incompatibili visioni del mondo e idee diverse di pace. Oggi, le guerre si avvalgono di nuove tecniche e tattiche: guerre economiche, network centric warfare, cyber warfare. Oggi, mentre milioni di persone lottano per la pace, altri riflettono e discutono sulle caratteristiche del soldato del futuro. Il militare dal profilo culturale elevato e con forti motivazioni, dovrà essere equipaggiato di armi innovative. 

"I cosiddetti esperti del settore bellico", valuta l'ambasciatore, ritengono che "si debba essere perfetti conoscitori di strumenti tecnologici ad alta precisione, perché in futuro la guerra sarà digitalizzata. Nel contempo, a guerra conclusa, dovrà disporre di tutti i requisiti per rientrare nella vita civile. Non si sa bene di quali requisiti si tratti. Roba da brividi. Oggi, chi provoca le guerre è uno scarso conoscitore del valore della ragione, della conoscenza e della dignità umana. Nel caso specifico, se coloro che hanno dato origine al conflitto armato in Ucraina, avessero letto le pagine di “Guerra e pace”, affresco straordinario in cui traspare la grandiosa poesia e storia del popolo russo, non avrebbero offeso la dignità del popolo ucraino e​ del mondo intero. Avrebbero colto il pensiero di Lev Tolstoj e della sua simpatia per Karatev, Bragration e Kutuzov e da loro, avrebbero appreso che solo dalla buona volontà degli uomini si può realizzare un concreto mondo di pace". 

"La speranza", conclude Barone, "è che la conoscenza e la ragione abbiano definitamente il primato sugli interessi economici e sui comportamenti arroganti. Senza troppi giri di parole, finzioni e bugie sulla realtà delle cose".

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