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Turchia, il sovrano travaso di debito

In Turchia, sta accadendo quello che molti sovranisti di casa nostra ambirebbero di realizzare: banche pubbliche che prestano a manetta e “a prescindere”, e governo che interviene per puntellare il loro capitale e rimuovere dai loro bilanci le sofferenze che esplodono. Vi piacerebbe, vero?

Ieri il governo turco ha comunicato che inietterà nelle banche pubblichel’equivalente di quasi 5 miliardi di dollari, mediante sottoscrizione di debito subordinato Tier 1 e Tier 2, che conta ai fini di capitale, e che creerà due strutture finanziarie per rimuovere alcuni bad loans dalle banche di stato.

Come noto, il paese attraversa una recessione profonda e che potrebbe tuttavia ulteriormente peggiorare. Molte aziende si sono indebitate in dollari e col crollo del cambio della lira rischiano di non riuscire a ripagare quei debiti. Il numero di aziende che ricorre a procedure concorsuali è in forte aumento, mentre lo stock di sofferenze bancarie è al massimo storico: da inizio anno l’aumento è del 13%, a 19 miliardi di dollari.

Il governo, che sta cercando disperatamente di attutire gli effetti della recessione che esso stesso ha causato, ha risposto in modi tipicamente populisti: ad esempio, contrastare l’inflazione organizzando vendite sottocosto di frutta e verdura, e spingere le banche pubbliche al classico “extend and pretend“, cioè a tenere in vita aziende dissestate e ridotte a zombie, oltre che prestare sotto il costo della provvista.

Ora, poiché la forza di gravità è una gran stronza, queste prassi portano da una sola parte: all’intervento pubblico mediante debito. E mentre il settore privato del credito ha -razionalmente- tirato i remi in barca, ecco che serve qualcuno che distribuisca soldi al popolo sovrano. Chi meglio delle banche pubbliche?

Ovviamente, l’esplosione di sofferenze minaccia di destabilizzare le banche, soprattutto quelle pubbliche. Ecco quindi che serve rafforzare il loro capitale, e sgravarle almeno in parte del fardello di Non performing loans. A tutto pensa il governo, che si è pure premurato di “indirizzare” il fondo pubblico che eroga i sussidi di disoccupazione ad investire le proprie riserve in bond bancari, dicendo che “sono sicuri”. Mentre all’orizzonte si intravvede una bella bad bank pubblica, che strapagherà le sofferenze per non far emergere nuovi buchi di capitale.

Ma questi buchi, in un modo o nell’altro, finiranno nei conti pubblici, trasformandosi in debito. Anche considerando che oggi la Turchia ha un rapporto tra debito pubblico e Pil molto contenuto, di poco superiore al 30%. Ma è solo questione di tempo, e quel dato si gonfierà. Per aiutarvi a comprendere il concetto (il travaso di debito dal settore privato a quello pubblico), vi presento i due istogrammi di debito, pubblico e privato, in percentuale del Pil, dal sito Tradingeconomics.com:

Turchia – Debito pubblico su Pil 

Turchia – Debito privato su Pil

Alla fine, il sogno di ogni governo populista (banche pubbliche che prestano al Popolo e bad bank pubbliche che magicamente “fanno sparire” le sofferenze) è sempre quello: far sparire i debiti. Un po’ il tema che per anni ha ammorbato il dibattito pubblico in Italia, con la famosa “bad bank di sistema”, quella col “capitale paziente” e le tasche profondissime, per tutelare i nostri prodotti tipici, le sofferenze bancarie.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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