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Turchia, elezioni in arrivo: motivazioni, regole e candidati

Il 24 giugno in Turchia si svolgeranno le elezioni politiche e quelle per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Oltretutto sarà la prima occasione per attivare totalmente il nuovo sistema presidenziale.

di Murat Cinar

Il 17 aprile, durante il suo intervento nel gruppo parlamentare, il segretario generale del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahçeli, ha proposto di anticipare le elezioni politiche. La proposta del nuovo alleato del partito al governo era che si svolgessero il 26 agosto del 2018.

Il giorno dopo, alle ore 13 locali, Bahçeli ed il leader del Partito dello Sviluppo e della Giustizia (AKP) si sono incontrati ad Ankara e all’uscita dell’incontro il Presidente della Repubblica Erdogan ha ufficializzato le elezioni anticipate, proponendo la data del 24 giugno.

Le motivazioni del nuovo alleato

Devlet Bahçeli nel suo discorso ha specificato che la sua proposta si basava sulle seguenti motivazioni: dinamiche internazionali, questioni economiche interne e volontà di tenere solida l’alleanza con il partito al governo. Secondo Bahçeli presto potrebbero avvenire dei cambiamenti importanti a livello internazionale, soprattutto riguardo alle relazioni con altri paesi in merito ai nuovi flussi migratori e alle scelte politiche nel Medio Oriente. Inoltre il leader nazionalista ha specificato che le elezioni anticipate potrebbero avere un senso anche alla luce di un eventuale risultato negativo della coalizione nelle elezioni locali del 31 marzo 2019. Secondo Bahçeli questo è un dettaglio importante, dato che le elezioni politiche avrebbero dovuto svolgersi regolarmente il 3 novembre del 2019, quindi otto mesi dopo quelle amministrative.

Nel suo intervento, Devlet Bahçeli ha proposto le elezioni anticipate a condizione che si acceleri l’approvazione delle leggi necessarie a rendere effettivo il completo funzionamento dei cambiamenti costituzionali previsti nel referendum del16 aprile 2018. Le leggi in questione riguardano l’elezione del Presidente della Repubblica, dei parlamentari e dei membri del Consiglio Supremo di Giudici e Pubblici Ministeri.

Quali potrebbero essere le vere motivazioni?

La risposta a questa domanda si divide in due macroaree: la situazione nazionale e quella internazionale. Anche se sembrano due aree separate tra loro è inevitabile considerarle insieme.

Una forte crisi economica

In questi ultimi mesi vari esperti si sono espressi a favore dell’idea che sostiene l’arrivo di una forte crisi economica. La motivazione è legata alla costruzione di un’economia non sostenibile, all’aumento del debito pubblico e alla crescente spesa militare.

Infatti, vari parametri dimostrano che l’AKP abbia creato una cultura economica basata sul cemento. Le critiche sulla crescita sproporzionata delle aziende edili e sul consumo del suolo pubblico ovviamente non sono una novità. Le motivazioni iniziali della rivolta popolare più grande della storia della repubblica, Gezi, erano queste. Inoltre le resistenze popolari e giuridiche a numerosi lavori pubblici che danneggiano la natura avevano previsto una conseguenza del genere. Ricordiamo il terzo ponte sul Bosforo, i progetti di gentrificazione a Sulukule e Tarlabasi, oppure le centrali idroelettriche sulla costa del Mar Nero e la speculazione insita nella ricostruzione delle località distrutte dai terremoti oppure dagli scontri tra le forze armate e la guerriglia del PKK a Van, Cizre, Yuksekova, Idil e Sur.

I segni dell’arrivo di una crisi economica si potevano leggere da mesi anche guardando la perdita del valore della Lira turca nei confronti del Dollaro, dell’Euro e della Sterlina. La Lira turca non aveva mai perso così tanto il suo valore nei confronti di queste tre monete straniere. Oggi 1 Euro vale circa 5 Lire, peggio della situazione economica del 2003, l’anno in cui l’AKP arrivò al potere soprattutto “grazie” alla crisi. Inoltre nel 2013 il partito al governo aveva dichiarato che l’obiettivo del valore della moneta locale nei confronti del Dollaro americano era quello di non superare le 2 lire.

Mentre in un intervento pubblico il vice Primo Ministro Mehmet Simsek accettava l’arrivo di una grave crisi economica, il Presidente della Repubblica accusava la Banca Centrale di non seguire i suoi consigli e fare cambiamenti radicali a sua insaputa. Ovviamente le frecciate del Presidente della Repubblica colpivano anche la famosa “lobby degli interessi bancari”. In un suo intervento pubblico a Pendik, il 31 marzo, pronunciava queste parole: “La principale motivazione di una crisi economica è l’aumento degli interessi bancari. Sono le aziende finanziarie e le banche statali a creare un sistema che sabota la stabilità economica”. Esattamente come ha fatto sempre, il governo accusa le “forze straniere” di intervenire negli affari economici e politici della Turchia.

Sarebbe opportuno anche tenere conto delle richieste, da parte di alcune grosse aziende edili come Ulker, Dogus e Unit Investment, di rinegoziare i debiti bancari, e del fallimento del colosso edile Inanlar Insaat. Si tratta di un debito che ammonta a circa 2 miliardi di Euro.

Questa situazione è dovuta soprattutto alla creazione di un sistema economico basato sulla costruzione di grandi opere pubbliche realizzate con enormi debiti bancari presso istituti di credito stranieri.

Il vantaggio dello stato d’emergenza

Ovviamente lo svolgimento delle elezioni in stato d’emergenza è un caso straordinario, che potrebbe diventare un vantaggio per il governo. In meno di due anni, più di centomila persone sono state arrestate: giornalisti, professori, studenti, politici, amministratori locali, imprenditori e soldati.

La Turchia vive in uno stato d’emergenza dal 20 luglio 2016. Dopo il tentato golpe del 15 luglio dello stesso anno, infatti, è stato dichiarato lo stato d’emergenza. Il 16 aprile 2017 si è svolto l’importante referendum costituzionale che ha dato vita al sistema presidenziale. Quindi anche le elezioni che si svolgeranno quest’estate avranno luogo in un momento di coprifuochi, divieti, repressione e tensione. Per dare un esempio, in numerose città sono tuttora in vigore diversi divieti che impediscono lo svolgimento di qualsiasi manifestazione

Novità elettorali

Nelle elezioni del 24 giugno per la prima volta gli elettori voteranno sia il candidato a Presidente della Repubblica, sia il partito politico. Grazie ad un cambiamento legislativo dell’ultima ora, sarà possibile votare anche per le coalizioni. Nel caso in cui nessun candidato ottenesse un voto in più del cinquanta percento del totale dei voti, l’8 luglio si svolgerà il ballottaggio.

Concorrenti

In poco tempo è stata ufficializzata la coalizione “Cumhur” (Repubblica), composta dal partito al governo AKP, il suo nuovo alleato nazionalista MHP ed il terzo alleato ultranazionalista e fondamentalista BBP. Il candidato di quest’alleanza a Presidente della Repubblica è l’attuale presidente, Recep Tayyip Erdogan.

Dall’altra parte è nata l’alleanza di alcuni partiti dell’opposizione. In cima troviamo CHP (Partito Popolare della Repubblica), Iyi Parti (Partito Buono), Saadet Partiti (Partito del Benessere) ed il DP (Demokrat Parti). Questa alleanza si chiama “Millet” (Nazione) e ha più di un candidato. Il CHP corre con il suo parlamentare Muharrem Ince, l’Iyi Parti con la sua segretaria generale Meral Aksener ed il Saadet con il suo presidente Temel Karamollaoglu. Il quarto alleato non propone nessun candidato.

Negli articoli successivi parlerò del periodo elettorale e di ogni singolo candidato.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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