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Turatevi il naso quando leggete Il Giornale

In uno degli articoli più celebri della storia del giornalismo, quando si era alla vigilia delle elezioni politiche del ’76, in piena Guerra Fredda, ed era forte il timore di un sorpasso dei comunisti, Indro Montanelli scrisse sul suo Il Giornale: “Turatevi il naso e votate Democrazia Cristiana”. Era in effetti d’obbligo turarsi il naso per non sentire il lezzo di marciume, di immoralità e di corruzione che proveniva dalle schiere della Dc. Che avesse ragione o torto, molti ancora si interrogano. Ma di una cosa si può pur star certi: mai Montanelli immaginò che un giorno sarebbe stato opportuno turarsi il naso per leggere quel Giornale che lui stesso aveva fondato.

Sulla prima pagina del 26 gennaio è stata spiattellata una fotografia del Governatore della Puglia Nichi Vendola tra due uomini, di cui uno intento a leccargli l’orecchio. Di contorno un articolo intriso di subdolo e affettato moralismo, della peggior specie. L’articolo era senza firma dell’autore, ché si presume abbia tenuto fortemente a salvaguardare la sua dignità e la sua reputazione per l’aver scritto un articolo che fatica a trovare un senso logico. Dopo aver riportato le critiche di Vendola per la condotta di Berlusconi, il codardo giornalista continua così: “Eppure Nichi non lo ricordavamo con la tonaca. Lo ricordava­mo piuttosto al Gay Pride, come testimonia questa foto, mentre un gentile fan in paglietta e sorri­sino gli avvicina la soffice e ga­gliarda lingua all’orecchio. In pubblico, mica nella tavernetta di casa sua. Come diceva, governatore? Grottesco? Ridicolo? Chi è senza effusione scagli la prima indignazione. E chi ha orecchie per intendere, non le usi per farsi sol­leticare”.

Secondo questo fantomatico autore, che crede di sedere su un altrettanto fantomatico pulpito, il governatore pugliese non può pronunciarsi in critiche perché si è lasciato leccare l’orecchio da un uomo, in posa per una foto. Senza pronunciarci oltre sulla patetica ottusità della massima “chi è senza effusione scagli la prima indignazione”, in quanto un uso scellerato e delinquenziale del mezzo giornalistico come questo vorrebbe che i lettori venissero risarciti prima ancora di presentare lamentele, è evidente il sottile tentativo di voler porre sullo stesso piano la leccata d’orecchio e lo scandalo Ruby. Se poi quella foto voglia risvegliare gli istinti bigotti e bacchettoni della parte integralista dell’elettorato cattolico, puntando il dito contro una condotta omosessuale nel tentativo di tacciarla subdolamente come negativa, non sta a noi dirlo, non ne abbiamo le facoltà. Ma è evidente che una fotografia del genere non ha valore di notizia, in quanto non ha rilevanza sociale, e non ha quindi le prerogative di essere spiattellata in prima pagina. A meno che non si ritengano di rilevanza sociale gli orientamenti sessuali di una persona. A B., per inciso e a scanso di recriminazioni, non si contesta l’orientamento, ma la possibile integrazione di reati e la sua debolezza che lo rende ricattabile.

Nel suo primo editoriale su Il Giornale del 25 giugno 1974 Montanelli scriveva: “[Chi sarà il nostro lettore] noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la "sensazione" […]. Di scandali purtroppo la vita del nostro Paese è gremita, e noi non mancheremo di denunciarli […] Ma non lo faremo per metterci al rimorchio di quella insensata e cupa frenesia di dissoluzione in cui si sfoga un certo qualunquismo, non importa se di destra o di sinistra […] Vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e di rigore”.

Chiunque abbia avuto per le mani una copia del Giornale in questi giorni, in questi mesi o in questi anni si sarà certamente reso conto di quanto gli obiettivi, gli intenti e le aspirazioni a un’onesta professionalità e un certo tipo di giornalismo siano stati col tempo traditi.

Il Giornale è morto nel 1994, quando Montanelli ne lasciò la direzione. Oggi non è più Il Giornale, ma un giornale qualunque, di partito. Per questo, se vi doveste imbattere in una copia, fate come nel ’76: turatevi il naso.

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