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Tunisia, decine di divieti di viaggio all’estero. Del tutto arbitrari

Il 23 agosto il presidente tunisino Kais Saied (nella foto mentre presiede una riunione) ha annunciato l’estensione, “fino a ulteriore notizia”, della sospensione del parlamento e dell’immunità dei parlamentari.

Ma la storia raccontata in questo post è iniziata cinque mesi fa, all’inizio del mandato presidenziale di Saied. Da allora decine e decine di persone – una cinquantina solo ad agosto – sono state raggiunte da un divieto di viaggiare all’estero, senza alcuna autorizzazione giudiziaria, comunicazione scritta, motivazione o durata del provvedimento.

La legge 75-40 del 14 maggio 1975 prevede che l’autorità giudiziaria è la sola autorizzata a emettere un divieto di viaggio all’estero e specifica che la persona destinataria del provvedimento sia informata delle motivazioni e possa fare ricorso.

Invece giudici, alti funzionari dello stato e dell’amministrazione civile, uomini d’affari e un parlamentare sono stati informati a voce, direttamente al check-in in aeroporto o a bordo, che non potevano partire a causa di decisioni prese dal ministero dall’Interno o, in un caso, da “alti funzionari del palazzo presidenziale”.

Il caso più recente riguarda 23 funzionari civili iscritti a una pagina Facebook che aveva preso posizione contro i divieti di viaggio, che insieme a 21 loro familiari sono stati fermati mentre erano in partenza per le ferie in Turchia. Quattordici di loro erano già a bordo.

La polizia di frontiera ha trattenuto 30 di loro in una sala d’attesa dell’aeroporto di Tunisi per cinque ore, senza fornire loro né acqua né cibo, per poi mandarli via senza fornire alcuna spiegazione.

Lo stesso era accaduto, pur con tempi minori di trattenimento all’aeroporto e sempre prima d’imbarcarsi per la Turchia, il 10 agosto all’architetto Zied Aja e, il giorno prima, all’uomo d’affari e attivista politico Skander Rekik – che a fine luglio aveva definito, su Facebook, la decisione di Saied di sospendere il parlamento “un colpo di stato” – nonché, il 6 agosto, alla giudice del tribunale di Grombalia Imen Labidi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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