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Trans-Iran: la replica dei Ragazzi di Teheran

 

Questo lungo, complesso e approfondito articolo abbisogna di una nota introduttiva. Nell’ottobre del 2012, in occasione dell’uscita del nuovo libro di Antonello Sacchetti, ho intervistato per Agoravox l’autore per la mia profonda curiosità e voglia di conoscenza del Medio Oriente. Sacchetti è un amico, di cui apprezzo l’onestà intellettuale. Questa stima nasce dal fatto che, molto prima di qualsiasi moda editorial-informativa, il suo sito “Il cassetto: l’informazione che rimane” ospitava i miei articoli su temi di criminalità organizzata. Mentre altre redazioni si interrogavano sulla veridicità di quanto scrivevo, Sacchetti pubblicava senza timore alcuno. Erano i tempi in cui la camorra non andava di moda e si moriva in silenzio.

Ciò premesso, due settimane fa mi è giunto un tweet da parte de “I ragazzi di Teheran” giovani e non, che lottano contro il regime iraniano dopo il fallimento della rivoluzione verde e sono riparati in Italia, che contestavano duramente la mia intervista su Trans-Iran...

Il tweet era molto duro, conteneva anche una foto di Antonello Sacchetti ad una conferenza con Ahmadinejad. Sacchetti era evidenziato in rosso sulla foto.

Ho contestato la foto con fermezza. “I ragazzi di Teheran” mi hanno risposto che la foto era stata inviata dagli oppositori in Iran. Serviva a dimostrare quanto affermavano e la cerchiatura era solo per evidenziare la persona, non per renderlo una sorta di target.

Con serietà e responsabilità “I ragazzi di Teheran” mi hanno chiesto scusa per quella foto, non essendo in alcun modo loro intenzione minacciare, mettere all’indice qualcuno. Non ho motivo di non credergli.

Dopo i primi contatti, ho proposto loro una contro replica attraverso una lunga intervista in cui non troverete domande, ma le risposte, poiché le domande sono intrinseche.

Non c’è una persona fisica, ma hanno risposto come collettivo, per motivi di sicurezza, ed anche in questo caso non ho motivi di dubitare delle loro parole. Il confronto serrato lo potete leggere di seguito. Ovviamente Antonello Sacchetti avrà tutto lo spazio per replicare a sua volta. Non è per il gusto della polemica che pubblichiamo questo testo, ma per desiderio di conoscenza di un mondo a noi sconosciuto, anche nelle sue dinamiche di opposizione. Resta imprescindibile, come è avvenuto in questa occasione, che il confronto sia chiaro e civile. Buona lettura.

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In primis grazie per questo spazio così che possiamo chiarire subito un punto importante: sentiamo parlare di minacce e insulti contro Antonello Sacchetti. Per quanto ci riguarda smentiamo categoricamente e se vengono da altre frange dell’opposizione al regime, che se ne parli con loro.

Sia chiaro: per noi, Ragazzi di Teheran, ognuno può scrivere e pensare liberamente ciò che vuole e tesi complottiste di stampo “imperialista” non ci interessano. Detto questo, onestamente, riteniamo che Sacchetti non si può certo definire un osservatore e/o esperto distante dal regime iraniano e lo diciamo chiaro e tondo.

Sacchetti e il Regime:

Per quanto ci riguarda, rileviamo atteggiamenti discutibili da parte del Dott. Sacchetti, partiamo dai mezzi e dalle "amicizie":

1) Se non si sostiene il regime iraniano, è molto difficile che si trovi spazio su media come Irib (IRIB World Service è il servizio ufficiale di trasmissioni internazionali dell'Iran ndr), il cui inviato italiano, ricordiamolo, è stato anche fermato con l’accusa di aver inviato in Iran materiale dual use.

2) Se Sacchetti rilascia fiere interviste sull'Iran con la giornalista Giovanna Canzano, nota per essere vicina ai neofascisti filo Assad di TerraSantaLibera, oltre a non farci una grande figura, non dimostra certo una imparzialità di giudizio.

3) Sicuramente se una persona va in Iran per la Conferenza sull'Hollywoodismo con Ahmadinejad e altri membri del regime iraniano, e si accompagna con il negazionista Claudio Moffa, i Neturei Karta e partecipa pure a delle foto-op, diciamo - per essere gentili - che questa persona non può millantare alcuna sorta di equidistanza in merito alla questione iraniana. Con persone come Ahmadinejad non si fanno foto-op ed è semplicemente una vergogna pensare ad una cosa del genere.

Se desidera una controprova di quello che diciamo, infine, vada a vedere chi ha espresso solidarietà a Sacchetti per gli attacchi subiti “dei biechi reazionari” oppositori del “santo regime”. Io non mi vanterei molto di vedere la mia onestà intellettuale elogiata da Irib Italia o da blog di regime in italiano. Guardi che il regime non esalta nessuno tanto per gradire.

Sacchetti Autore: l’intervista e la nostra opinione:

Andiamo su alcuni fatti, collegandoci all'intervista a lei rilasciata dal Dott. Sacchetti. Partiamo da un aspetto generale e ci permetta un esempio: l'Italia al tempo del fascismo sarebbe stata bella da visitare e descrivere per un turista straniero? Certamente sì. L’Italia d’altronde, anche sotto il fascismo, aveva le sue ricchezze storiche e la sua bella cultura risorgimentale.

Il problema, però, è che il ”turismo” - anche quello promosso da chi vanta un buono spirito osservatore – in alcuni periodi storici non ha senso. Esistono dei periodi della storia in cui si fanno scelte di campo molto nette e il resto è solo un modo per raccontarsela. Chi ha fatto l'Italia libera? I coraggiosi che seppero non stare nel mezzo, ma andarono sulle montagne a soffrire sulla propria pelle il dolore dell’esilio.

Per l’Iran di oggi vale lo stesso discorso: non esiste il "ma" o il "se". O pro o contro il regime. Poi è ovvio: l’Iran di oggi ha in sé tutta la ricchezza della grande storia della Persia. Ma non è un mistero. L’Iran di oggi, capiamoci bene, si chiama Repubblica Islamica ed è unicamente un regime autoritario, violento, militarista e corrotto. Visioni diverse rappresentano, per noi, solo un modo per mostrare il dito per nascondere la luna. Un soft power (1) perfetto per far felici gli Ayatollah.

Lei crede davvero che se uno come Sacchetti fosse nato e vissuto in Iran avrebbe avuto la libertà di stare nel mezzo? Non direi. Si chieda da solo perché simili pseudo intellettuali sono tanto amati da quelli di IRIB. La stessa gente che in Iran trasmette le “confessioni” dei prigionieri politici, estorte con la violenza, il ricatto e la minaccia. L’Iran è indubbiamente bello e dalla sua bellezza si può rimanere folgorati. Peccato che, oltre alle folgorazioni amorose, esistono poi le folgorazioni che Irib o Press Tv non raccontano: quelle dei tanti prigionieri che oggi sono rinchiusi ad Evin con bruciature su tutto il corpo.

Per quanto concerne la "mistificazione dell'Iran", io lo chiederei ai siriani che vogliono liberarsi di Assad se la minaccia iraniana è una grande mistificazione. Lo chiederei a chi vive sotto il potere di Hamas o di Hezbollah, se l'Iran è una mistificazione. Sacchetti rileva che l'Iran non ha mai scatenato una guerra. Si guarda bene, però, dallo spendere due parole su tutti i morti che gli agenti inviati e pagati dall’Iran hanno lasciato per strada nell'intero globo. Centinaia di occidentali ancora oggi piangono per i loro familiari morti per via di questi terroristi infamiLo stesso Occidente, aggiungiamo, conosce bene molte cose sulla situazione interna dell'Iran grazie ai report internazionali e alle coraggiose denunce degli oppositori interni, eroi disposti a sacrificare la loro vita per denunciare il regime.

Iran e ruolo geopolitico

È bello vedere Sacchetti ricordare come dieci anni fa fu l’Iran a “proporre un grande accordo agli Usa che prevedeva addirittura la fine del sostegno di Teheran ad Hamas ed Hezbollah in cambio di un sostanziale impegno degli Usa a non promuovere alcun regime change” (cit). Partendo dal presupposto che l’Iran non ha mai proposto realmente di abbandonare i suoi proxi, leggendo Sacchetti sembra quasi che il regime faccia bene ad armare due organizzazioni terroriste, al fine di ottenere il riconoscimento regionale che gli spetterebbe!

"Che prevedeva addirittura" scrive Sacchetti. "Addirittura"? Perché c'è una qualche forma di finanziamento del terrorismo considerabile legittima? Basta, per favore, scrivere che l’Iran degli Ayatollah un giorno sarà disposto ad abbandonare i proxi come Hamas o Hezbollah. Si tratta di un regime che può campare solo con un’ideologia improntata “all’esportazione della rivoluzione” e ogni arrendevolezza in questo senso equivarrebbe alla fine del regime stesso. Guardi lei stesso cosa fa oggi Teheran per mantenere in vita Assad… Ma lei lo sa che il Mehdi Taeb, fratello del Direttore dei servizi segreti dei Pasdaran Hossein Taeb, ha dichiarato che “la preservazione del regime di Assad è più importante per l’Iran rispetto alla Provincia iraniana del Khuzestan”?

E ancora, sul regime: Lei ha letto il recente report dell'inviato speciale dell'Onu per i diritti umani in Iran (per il regime ovviamente l'inviato è solo uno "sporco servo degli americani")? Lei ha letto l'ultimo rapporto sulle esecuzioni pubbliche? Lei sa che in Iran si finisce in carcere per una lettera critica inviata al Rahbar? Lei sa che le basi teologiche su cui regge la velayat-e faqih sono inventate di sana pianta da Khomeini? Come pensa che un regime negazionista dell’Olocausto possa avere una qualche empatia per la sofferenza del suo Popolo?

Certo, per molti “analisti” noi siamo solo immondizia del Mek(1), terroristi “spesati da papà”, come qualcuno ha scritto: se piace credere questo, benissimo, prego. Tanto si sa: ogni regime ha i suoi simpatizzanti nel mondo, più o meno fanatici, più o meno espliciti. Si figuri, esiste persino il caso limite di un nobile spagnolo che fa l'ambasciatore nordcoreano nel mondo, però continua a vivere in Spagna.

Occidente-Iran-Italia

Il rapporto dell'Iran con l'Occidente, come lei saprà, è di lungo corso. Parlando solo degli ultimi anni, il programma nucleare iraniano partì proprio grazie all'Occidente (ma poi traviò grazie ad un criminale Pakistano di nome A.Q. Khan) e fino a qualche tempo fa l'Europa era il perno delle esportazioni petrolifere iraniane. Ora diverse cose sono cambiate, anche se molti rapporti commerciali rimangono in piedi. Noi siamo molto netticon la leadership iraniana va rotto ogni rapporto diplomatico ed economico. Adesso, certamente, gli amici della geopolitica ci diranno che è impossibile fare questo e che Teheran è un partner centrale di tante crisi dell'area mediorientale. Come negarlo. Ma al di là dei contatti informali che sempre esistono tra nazioni democratiche e non, se l'Iran vuole stare nei giochi e vedersi riconosciuto il suo ruolo nell’area, deve giocare a carte scoperte: non vale vantarsi di poter aiutare la pacificazione dell'Afghanistan, dell'Iraq o della Siria, per poi mandarci squadre della morte a diffondere terrore.

Si ricordi: l'Iran ha un corpo diplomatico assai scaltro (anche se il Vezarat-e Omur-e Khareje (2) va costantemente peggiorando nella qualità dei suoi diplomatici, per colpa di un regime ormai governato dai Pasdaran e dal MOIS) ed è capace di giocare più partite ingannevoli con l'Occidente nello stesso tempo. Alcuni esempi dei bluff del regime: sul negoziato nucleare iraniano, non siamo stati noi ad aver detto che l'Iran ha usato il negoziato solo per guadagnare tempo. Al contrario è stato Hassan Rowhani - ex capo negoziatore nucleare ai tempi di Khatami - a dire chiaro e tondo che il regime sfruttò i negoziati con gli europei per guadagnare tempo e completare la costruzione l’impianto di Isfahan. Ancora: non siamo stati noi ad ammettere pubblicamente di aver mentito all’AIEA sullo stato del programma nucleare, ma Abbasi Davani il Capo dell’Agenzia Atomica Iraniana. In ultimo: non siamo stati noi ad inventare nel 2005 la stupidaggine della "fatwa sulle armi nucleari". La cerchi sul sito del Rahbar questa fantomatica fatwa. Guardi che è stato lo stesso Khamenei, rispondendo ad una domanda precisa, a dire che in merito alle armi nucleari non esiste alcuna decisione giurisprudenziale in merito.

Iran – Italia

L'Italia, come lei sa, ha sostenuto le sanzioni internazionali contro il regime. Noi ci riconosciamo molto nelle parole dell'ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi, quando ha definito il nucleare iraniano e il regime iraniano una minaccia per gli equilibri della regione mediorientale. Al contrario di quello che sostiene Sacchetti nell’intervista a lei rilasciata, noi siamo fieri del comportamento italiano, capace di andare anche i proprio interessi, e ci auguriamo che continui su questa linea.

I Ragazzi di Teheran.

 

NOTE

(1) Soft Power: intendiamo qui una strategia di penetrazione mirata del regime iraniano volta a dare una immagine positiva del regime stesso. come lo fanno: 1- collegando l'Iran di oggi alla Persia di ieri; 2 - parlando di altro dalla realtà interna dell'Iran grazie a chi lo fanno: intellettuali compiacenti nel mondo, pronti a vendersi al regime per soldi, ideologia o semplice ingenuità.

(2) Mojahedin (= combattenti) del popolo iraniano o Esercito di Liberazione Nazionale dell'Iran (spesso indicati con le sigle PMOI, MEK o MKO) o Mojahedin-e Khalq è la denominazione di un partito politico iraniano, tra i più attivi nell'opposizione al regime teocratico che ha preso il potere in Iran successivamente alla rivoluzione del 1979. In Iran è fuori legge. I leader sono Massoud Rajavi e sua moglie Maryam Rajavi.

È stato considerato per molti anni dall'Unione Europea un'organizzazione terroristica, infatti sebbene la Corte di Giustizia Europea abbia rigettato questa definizione esprimendosi per ben tre volte contro la permanenza dell'organizzazione nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, solo nel gennaio 2009 i 27 Paesi, riuniti a Bruxelles, hanno deciso di cancellare i Mujaheddin del popolo, dalla lista. Il 28 settembre 2012 il dipartimento di stato americano ha cancellato il nome del MEK dalla lista nera. (fonte Wikipedia)

(3) Il Vezarat-e Ettela'at va Amniat-e Keshvar (VEVAK), Ministero delle Informazioni e della Sicurezza Nazionale, è la principale organizzazione d'intelligence iraniana e usufruisce di importanti sovvenzioni da parte del regime. E' anche conosciuto come Vevak (Vezarat-e Ettela'at va Amniyat-e Keshvar), VAJA o MOIS. Nel 1999, alcuni oppositori del governo iraniano hanno accusato alcuni elementi riconducibili all'agenzia di omicidi di scrittori ed intellettuali dissidenti, incluso l'omicidio di politici ed intellettuali iraniani dissidenti, sia all'interno che all'esterno del paese. (Fonte Wikipedia) 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.70) 19 aprile 2013 12:58

    La cosa incredibile di questa vicenda è che chi mi critica non ha evidentemente mai letto nemmeno un mio libro o un mio articolo.

    Tralascio le questioni geopolitiche: su alcune questioni non siamo d’accordo. Io non credo alle sanzioni, non appoggio la linea italiana e credo che su alcuni punti Teheran abbia ragione. Posizione condivisa anche da molti iraniani che non appoggiano il regime.

    Su alcuni punti fondamentali credo però doveroso fare delle precisazioni.

    I “ragazzi di Teheran” ( tra l’altro, è il titolo del mio primo libro. Sottotitolo: “I giovani in Iran e la crisi del regime”. Può essere scambiato per apologetico un libro così? Bah..) su Twitter mi hanno insultato eccome. E mi hanno anche garantito che con me “faranno i conti quando il regime crollerà”. Le foto col cerchietto rosso non vengono “dall’opposizione in Iran”, ma da alcune persone che vivono in Italia da anni e che hanno semplicemente fatto copia e incolla con foto da me pubblicate su Facebook.

    Che grande atto di coraggio!

    Sono abituato alla totale trasparenza delle mie azioni. Ho pubblicate le foto delle manifestazioni sotto l’ambasciata iraniana dopo le elezioni del 2009 (eh sì, io c’ero eccome) e ho pubblicato le foto dei miei viaggi in Iran. Tutte, senza censure.

    Nel mio ultimo libro parlo del centro di detenzione e di tortura di Kahrizak, degli arresti domiciliari illegali di Mousavi e Karroubi, della assurda condanna di Jafar Panahi. Ma lo avete letto il libro? Certo che no.

    Nel 2009 ho pubblicato il libro “Iran. La resa dei conti”, in cui (leggere per avere la controprova) sostengo che le elezioni sono state truccate. Lo sapevate? Ah, già, mi avete già scritto che quando critico il regime “faccio finta, come Trita Parsi”. No comment.

    Come giornalista io non ho problemi a parlare con nessuno: è anzi un mio preciso dovere conoscere quello di cui voglio parlare. E soprattutto scrivo e riporto quello che voglio. Io non ho padroni. Sono un giornalista editore di me stesso. E l’Iran – lo ripeto per la milionesima volta – per me non è fonte di guadagno. Per vivere lavoro in tutt’altro ambito.

    Se la vostra concezione di democrazia vi proibisce di parlare o rilasciare interviste a chi non gradite, affari vostri. Non è il mio stile, non è la mia linea.

    In tutti i miei libri esprimo il mio profondo amore per questo Paese. Difficile, complicato, contraddittorio. Su cui è difficile, in molti casi, esprimere opinioni contro corrente. E su cui si finisce per discutere, anche aspramente. Ma accusare qualcuno che la pensa diversamente da noi di essere al soldo di chicchessia, è tipico di quei regimi autoritari e repressivi che qualcuno dice di combattere.

     

    P.S.

    Se si ammette lo sbaglio, le scuse per la foto col cerchio rosso, a rigor di logica e buona educazione, andrebbero fatte a me. 

  • Di (---.---.---.82) 19 aprile 2013 21:28

    Da esterno e (forse anche ingenuamente) convinto della buonafede di entrambe le parti mi chiedo se un incontro chiarificatore non sarebbe più produttivo di accuse e repliche a distanza.


    giuseppe fusco
    • Di (---.---.---.160) 19 aprile 2013 22:22

      Caro Giuseppe, ti ringrazio per questo tentativo di conciliazione. Io sinceramente non accuso nessuno di niente. Io scrivo i miei libri, dico quello che penso, sulle base dei miei viaggi, dei miei studi e dei miei incontri. non pretendo di piacere a tutti, ci mancherebbe. pretendo però rispetto. un incontro? se dall’altra parte i "ragazzi di Tehran" (che non so chi siano e nemmeno quanti siano) mi giudicano un fiancheggiatore del regime (bah..) la vedo dura...Buona serata. 

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