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Commento di

su Trans-Iran: la replica dei Ragazzi di Teheran


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19 aprile 2013 12:58

La cosa incredibile di questa vicenda è che chi mi critica non ha evidentemente mai letto nemmeno un mio libro o un mio articolo.

Tralascio le questioni geopolitiche: su alcune questioni non siamo d’accordo. Io non credo alle sanzioni, non appoggio la linea italiana e credo che su alcuni punti Teheran abbia ragione. Posizione condivisa anche da molti iraniani che non appoggiano il regime.

Su alcuni punti fondamentali credo però doveroso fare delle precisazioni.

I “ragazzi di Teheran” ( tra l’altro, è il titolo del mio primo libro. Sottotitolo: “I giovani in Iran e la crisi del regime”. Può essere scambiato per apologetico un libro così? Bah..) su Twitter mi hanno insultato eccome. E mi hanno anche garantito che con me “faranno i conti quando il regime crollerà”. Le foto col cerchietto rosso non vengono “dall’opposizione in Iran”, ma da alcune persone che vivono in Italia da anni e che hanno semplicemente fatto copia e incolla con foto da me pubblicate su Facebook.

Che grande atto di coraggio!

Sono abituato alla totale trasparenza delle mie azioni. Ho pubblicate le foto delle manifestazioni sotto l’ambasciata iraniana dopo le elezioni del 2009 (eh sì, io c’ero eccome) e ho pubblicato le foto dei miei viaggi in Iran. Tutte, senza censure.

Nel mio ultimo libro parlo del centro di detenzione e di tortura di Kahrizak, degli arresti domiciliari illegali di Mousavi e Karroubi, della assurda condanna di Jafar Panahi. Ma lo avete letto il libro? Certo che no.

Nel 2009 ho pubblicato il libro “Iran. La resa dei conti”, in cui (leggere per avere la controprova) sostengo che le elezioni sono state truccate. Lo sapevate? Ah, già, mi avete già scritto che quando critico il regime “faccio finta, come Trita Parsi”. No comment.

Come giornalista io non ho problemi a parlare con nessuno: è anzi un mio preciso dovere conoscere quello di cui voglio parlare. E soprattutto scrivo e riporto quello che voglio. Io non ho padroni. Sono un giornalista editore di me stesso. E l’Iran – lo ripeto per la milionesima volta – per me non è fonte di guadagno. Per vivere lavoro in tutt’altro ambito.

Se la vostra concezione di democrazia vi proibisce di parlare o rilasciare interviste a chi non gradite, affari vostri. Non è il mio stile, non è la mia linea.

In tutti i miei libri esprimo il mio profondo amore per questo Paese. Difficile, complicato, contraddittorio. Su cui è difficile, in molti casi, esprimere opinioni contro corrente. E su cui si finisce per discutere, anche aspramente. Ma accusare qualcuno che la pensa diversamente da noi di essere al soldo di chicchessia, è tipico di quei regimi autoritari e repressivi che qualcuno dice di combattere.

 

P.S.

Se si ammette lo sbaglio, le scuse per la foto col cerchio rosso, a rigor di logica e buona educazione, andrebbero fatte a me. 


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