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Topolino alla Panini, anzi no: un brutto esempio di giornalismo

La rivista “Topolino” ha da poco festeggiato i 3000 numeri: un traguardo ammirevole, che solo poche testate a fumetti hanno saputo raggiungere nel mondo. La causa di ciò va ricercata anche nell’importanza della scuola italiana del fumetto nel mondo, e negli autori, di casa Disney e non solo, che esportiamo all’estero.

Ma come un fulmine a ciel sereno, ecco che su un blog gestito da una fumettista compare una grande notizia: "Topolino, la testata, assieme ad altre testate Disney, migra da Disney Italia e la licenza passa a Panini. Di certo serpeggia inquietudine tra i lavoratori, si direbbe che si parli di cassa integrazione quasi fosse una fabbrica... ma non lo è?". L'articolo, accompagnato da alcune immagini di contorno, crea alcune perplessità sulla vicenda. Alcuni collezionisti non si dicono convinti di quanto è scritto nell'articolo, altri sono preoccupati, altri ancora solo molto curiosi.

Ma prima di scrivere ciò, l'autrice aveva premesso che: "Tutte le cose che scriveremo in questo post ci sembrano probabili e alcune certamente probabili. Le nostre fonti segrete e molteplici ci hanno fatto immaginare questo: TOPOLINO SE NE VA!"

Appare allora chiaro che ci si trovi di fronte ad una notizia senza una vera e propria fonte verificabile. Ciò nonostante, forse spinti da uno spirito sensazionalistico che supera ogni umana ragione, alcuni giornali online cominciano a far circolare la notizia, cercando di renderla sempre più reale. Infine, persino "Il Resto del Carlino" titola così: "Alla Panini Comics i diritti Disney: pubblicherà Topolino"


Ma cosa c'è di vero in tutta questa faccenda? A quanto pare, niente di troppo attendibile. Su Twitter Tito Faraci, noto sceneggiatore di fumetti, afferma che: "Nuovi sceneggiatori per Topolino non servono a sostituirne di 'vecchi', e la ricerca non c'entra non possibili cambi di editore".

Sul forum del Papersera, ritrovo di appassionati e collezionisti, due sceneggiatori, Gagnor e Artibani, hanno affermato che sulla vicenda non c'è nulla di ufficiale, ed è inutile fare congetture se non si possiede una fonte verificabile. Inoltre, stando a Gagnor, gli artisti Disney sono freelance, quindi l'articolo apparso sul blog presenta anche degli errori tecnici, che minano la credibilità.

Sebbene questa vicenda possa apparire marginale in questo clima politico e sociale, la ritengo un'ottima dimostrazione di come a volte, il giornalismo, parta da fonti non confermate o, comunque, molto vaghe, e costruisca notizie senza che vi sia una conferma ufficiale: un brutto esempio di giornalismo.

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