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Togo, le attiviste proclamano lo sciopero del sesso in nome della libertà

L’idea non è nuova (ne parla già Aristofane nella “Lisistrata”) e già nello scorso decennio ha dimostrato di funzionare, tant’è che fa parte della biografia politica di una delle tre vincitrici del Nobel per la pace 2011, l’attivista liberiana Leymah Gbowee, che la promosse nel 2003 per favorire la fine della guerra civile.

Un gruppo di attiviste del Togo ha lanciato un appello alle donne: astenersi dai rapporti sessuali con il proprio partner per una settimana in modo da costringere il presidente a lasciare il suo incarico. Lo sciopero inizierà oggi e durerà fino a domenica. “In questo modo – ha detto Isabelle Ameganvi (nella foto), la leader delle donne dell’organizzazione Salviamo il Togo – faremo pressione sugli uomini perché ottengano le dimissioni del presidente Faure Gnassingbe”.

Secondo l’opposizione, le recenti riforme elettorali renderanno più facile la rielezione di Gnassingbe nelle presidenziali del prossimo ottobre. Il paese africano è nelle mani dei Gnassingbe da 45 anni. L’attuale presidente è succeduto al padre Eyadema Gnassingbe nel 2005. La situazione dei diritti umani non è affatto buona. Nel mese di agosto due manifestazioni di protesta sono state represse dalla polizia, con uso dei gas lacrimogeni e 100 arresti. 

Sabato scorso Jean-Pierre Fabre, il leader del partito d’opposizione Alleanza nazionale per il cambiamento, ha chiesto le dimissioni immediate del presidente. Altri politici hanno invocato la disobbedienza civile.

Ma è la notizia della proclamazione dello sciopero del sesso ad aver avuto il maggiore impatto sulla popolazione, sette milioni di persone, suscitando speranze e dubbi: ”E’ una buona idea – ha detto all’Associated Press Abla Tamekloe – così forse finalmente rilasceranno i nostri figli che sono in prigione. Però non so se mio marito sarà tanto d’accordo”. Un’altra donna, Judith Agbetoglo, è perplessa: “Conosco il mio uomo, all’inizio sarà d’accordo ma poi cambierà idea”.

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