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Tg1: il maltempo copre pure gli studi Rai. L’Italia vista da Minzolini

Diciotto minuti e trentacinque secondi. Il tempo che hanno aspettato ieri sera, 7 novembre 2011, i telespettatori del Tg1 per arrivare a sapere qualcosa, bazzecola, sulle voci di dimissioni di Berlusconi. E la smentita. E le fluttuazioni della Borsa alla semplice notizia del suo passaggio di mano, con i titoli italiani che, soli in tutta Europa, risultano in attivo a fine giornata. Robetta. Oltre la metà del Tg diretto da Minzolini è stata dedicata all'emergenza maltempo. L'Italia vista dal Tg1 è un posto dove piove sempre, tranne che sul governo (non dico ladro chè è abusato). Come se una nube, mo ci vuole, coprisse Saxa Rubra.

Una manna per il “direttorissimo”, come lo definisce il suo capo: se non ci fosse stato nessun'altra emergenza parallela, come avrebbe fatto ieri sera a sviare l'attenzione del pubblico? Oddio, il Minzo ci ha abituato a ben altre performance, ma il terremoto economico-politico causato dalle sole voci attorno alla fine del Berlusconi Quater era un osso duro anche per le acrobazie mediatiche del Nostro. E allora onore al merito. Dopo aver “annacquato” la prima parte del Tg1, quella di massima audience, affida al mezzobusto Giorgino l'attacco sul fatto del giorno. E Giorgino recita: “Settimana decisiva per il governo, su questo sentiremo un editoriale del direttore..” e lascia, quasi en passant, alla fine del discorso l'accenno alle “smentite”, senza anticipare la causa della smentita, dunque la notizia vera.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f106bcf3-4916-4513-8246-8a8b48888e39-tg1.html#p=0

Certo, il maltempo ha flagellato l'Italia e ha causato ancora un morto. Ma tutti quei pelosi approfondimenti sui funerali delle vittime, sugli angeli del fango, sulla mancata prevenzione erano di così pressante attualità da oscurare una notizia che ha fatto il giro del mondo? Almeno tre prove per confutare tale ipotesi. La prima è che il resto dei Tg, anche quelli meno schierati come il Tg2, hanno dato subito conto subito delle ventilate di dimissioni del Cavaliere. La seconda è che, se quella data dopo metà del giornale non è la prima notizia, a che pro dedicarle un editoriale? La terza è più, direi, tautologica: la stessa notizia, ovvero il giro di voci, il tam tam per intenderci sulla stampa nella mattina avevano causato un'innalzata delle quotazioni dei titoli italiani. Come dire, Minzolini ha ignorato capziosamente lo stesso principio di quello che dovrebbe essere il suo mestiere. La fama, la notiziabilità, la rilevanza di un tema. Questo dettaglio viene ripreso quando sono ormai le otto e trenta e la gente sta per prepararsi ai quiz, tra chi approfitta e va in bagno e chi si infila il pigiama. Un “rumor” che da solo ha destabilizzato l'Europa e le borse, dalla principale agenzia di informazione italiana viene riformattato.

E il titolo dato dalla grafica del tiggì era eloquente: Piazza Affari sale. Già, come mai? Quella che oramai dovrebbe essere rara come una pepita, la notizia della risalita della borsa italiana, viene notificata con una didascalia, mentre il resto del continente va a picco. La sola spiegazione che sembra dare la cronista è “gli alti e bassi dovuti alle voci sulle dimissioni di Berlusconi”, senza specificare che quando Berlusca sembrava fuori gioco i nostri titoli si impennavano, quando ha smentito tornavano giù. Concludendo la giornata comunqque in rialzo, tonificati dalla sola idea che il pagliaccio di Arcore stesse prendendo il largo.

Inutile ribadire, inoltre, il distacco quasi surreale da quello che costituirebbe una prolunga naturale del Tg, la costola “Radio Londra”. Che servirebbe a puntualizzare il fatto del giorno, e ieri Ferrara parlava, come sbagliarsi, appunto del possibile passo indietro del premier. Un po' perché la voce era partita da un suo editoriale online, un po' perché, anche se di punti di vista opinabili, l'Elefantino sempre un giornalista è. Insomma, mentre Mentana (forse anche lui esagerando in senso opposto) fondava un tiggì intero sulle dimissioni, mentre il Tg2 la dava come notizia lancio, mentre i siti dei principali quotidiani di ogni colore, compresi quelli filoberlusconi, ci titolavano in prima, l'ineffabile telegiornale della prima rete Rai rimestava nel fango. Altre volte le censure minzoliniane erano state più vistose, ma ieri è stata più grave. Proprio nelle sfumature si coglie la cattiva fede, come un arbitro che invece di dare rigori ed espulsioni inesistenti si metta ad ammonire o a ignorare i falli. Meno evidente, più subdolo.

Vorrei sapere cosa vedremo al Tg1 quando Berlusconi cadrà davvero: anche perché non avrebbe più senso difenderlo.

 

 

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